SICUREZZA ALIMENTARE
NAS: Controlli su cibi etnici: metà dei ristoranti presenta irregolarità
di Redazione
“Cibi
scaduti, scongelati e ricongelati, mancato rispetto delle norme igieniche,
etichette incomprensibili,
importazioni vietate. Ben vengano le cucine etniche, a tutti piace il sushi, ma
‘all you can eat’ non può fare rima
con rischio di intossicazione alimentare: le regole valgono per tutti. Non si mette a rischio la salute dei
cittadini con pratiche illegali per mantenere i prezzi stracciati. Spesso, manca la conoscenza del nostro sistema
di regole che è tra i più avanzati a livello mondiale e su questo bisogna lavorare. Grazie ai nostri Carabinieri del Nas che
fanno luce su un settore in grande
espansione e di grande richiamo soprattutto per le generazioni più giovani. A
tutela di tutti, sia ben chiaro che
etnico non deve far rima con fuorilegge” dichiara il ministro della Salute,
Giulia Grillo.
Nell’ambito di una consolidata
strategia dei controlli volti a garantire la sicurezza alimentare a tutela
della salute del consumatore, principale compito istituzionale, di concerto con
il Ministero della Salute, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute,
nel mese di maggio, ha eseguito mirate verifiche in campo nazionale presso
strutture appartenenti alla filiera della commercializzazione e
somministrazione di prodotti alimentari etnici, ovvero di produzione e
preparazione enogastronomiche essenzialmente riconducibili a culture di Paesi
extra europei. Nel solo mese di maggio 2019, periodo nel quale è stato
rafforzato il dispositivo di controllo allo specifico settore, i NAS hanno
effettuato 515 ispezioni che hanno determinato l’accertamento di irregolarità
in 242 strutture (pari al 47% circa degli obiettivi controllati). L’incidenza
delle non conformità è sicuramente maggiore nel settore della ristorazione,
dove il 48% dei locali controllati ha presentato delle irregolarità, mentre
tale valore si riduce al 41% nei controlli a grossisti e depositi di alimenti
etnici.
Tra le criticità riscontrate, sono
stati rilevati alimenti in cattivo stato di conservazione, procedure preventive
di autocontrollo aziendali inosservate o addirittura mai predisposte, utilizzo
di alimenti con etichettature non in lingua italiana o prive di informazioni
utili per ricostruirne la rintracciabilità, in alcuni casi materie prime di
origine animale provenienti da Stati asiatici importate in violazione ai
divieti esistenti. Complessivamente, sono state contestate 477 violazioni
penali e amministrative, deferendo all’Autorità Giudiziaria 23 operatori del
settore alimentare, mentre ulteriori 281 sono stati sanzionati per infrazioni
amministrative, per un ammontare di 411mila euro. In ambito penale i reati
maggiormente riscontrati, in totale 27, sono stati la frode in commercio e la
cattiva conservazione degli alimenti. Molti, infatti, i casi accertati dai NAS
in cui la somministrazione degli alimenti era, per qualità, diversa da quella
dichiarata al consumatore a cui, spesso, veniva celato l’originario stato
fisico “congelato” dei prodotti ittici serviti nei ristoranti e tavole calde.
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