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 mercoledì 12 giugno 2019

MALTA

I cattolici dovrebbero prendere iniziativa e costruire ponti, dicono i vescovi maltesi

di Fra Mario Attard


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I maltesi non possono adottare gli atteggiamenti indifesi che erano stati usati contro di loro quando attacchi frequenti dall’esterno significavano schiavitù e distruzione”, hanno detto l’arcivescovo Charles Scicluna e il vescovo ausiliare Joseph Galea-Curmi in una lettera pastorale a Pentecoste. Nella lettera, che è stata letta durante le messe domenicali di Pentecoste, entrambi i vescovi affermano che, “come comunità di fede, i maltesi vivevano in una società che, pur apprezzandone le antiche radici, abbracciava una diversità di culture, lingue, razze e religioni”. “Questa è un’occasione d’oro per tutti noi per testimoniare l’amore, che è il linguaggio universale che tutti possono capire. Se i pregiudizi e l’odio conducono all’esclusione, alla distruzione e all’omicidio, l’amore conduce all’edificazione di nuovo della famiglia dell’uomo. L’uomo è stato creato per entrare in un rapporto d’amore con Dio e con gli uomini, chiunque essi siano, di qualunque razza o colore”.

Questo amore – hanno detto i vescovi – è stato il fondamento di una società inclusiva in cui i diritti fondamentali di ogni essere umano sono stati rispettati e protetti. Invece di puntare le dita verso gli altri, noi cattolici dobbiamo prendere l’iniziativa e continuare a costruire ponti che vanno dal nostro cuore e si estendono oltre e al di sopra dell’abisso del razzismo, di tutti i tipi di pregiudizi e di paura di tutto ciò che è straniero, cioè di tutte le forme di xenofobia. Nella nostra storia come Nazione, abbiamo attraversato tempi cattivi quando attacchi frequenti dall’esterno significava schiavitù e distruzione. Oggi, dopo tanti secoli, non possiamo adottare gli stessi atteggiamenti difensivi”.Nella loro lettera pastorale i pastori maltesi hanno accentuato il fatto che le persone che vengono a vivere a Malta, alla ricerca di una vita migliore, non erano nemici, ma soci di prosperità che arricchivano il patrimonio culturale del paese nostro. Queste persone erano degli esseri umani che avevano la stessa dignità umana e gli stessi diritti fondamentali come ogni maltese.


 


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