FRANCOFONTE
Il giornalista Paolo Borrometi: “Siamo noi che dobbiamo decidere da che parte stare”
di Redazione
 “Un
giornalista che smette di raccontare ciò che vede con i propri occhi non solo
non farà bene il proprio dovere, ma
avrà la responsabilità di non informare. Sono tante le persone libere che vorrebbero realmente liberarsi dalla mafia.
Siamo noi che dobbiamo decidere da che parte stare”. Lo ha detto Paolo
Borrometi, giornalista di Tv2000 e direttore de “La Spia” e autore del libro “Un
morto ogni tanto”, giovedì sera, a Francofonte, dove ha incontrato, nella
Chiesa Madre, i cittadini e i rappresentanti delle associazioni culturali, di
volontariato e i club service. La conversazione con Paolo Borrometi è stata
promossa e organizzata dall’UCSI di Siracusa e dalla Parrocchia Sant’Antonio
Abate, in collaborazione con l’UCSI Sicilia e Assostampa Siracusa, e inserita
in preparazione alla 53 Giornata Mondiale delle Comunicazionii sociali. Paolo
Borrometi, poco prima di iniziare la conversazione con il giornalista Salvatore
Di Salvo, ha sostato in preghiera davanti all’immagine della Madonna della
Neve, esposta in modo solenne.
L’incontro è stato aperto dal
giornalista Salvatore Di Salvo, componente della giunta Nazionale UCSI e
presidente dell’UCSI Siracusa, che ha rievocato i recenti fatti di cronaca che
hanno visto coinvolti molti colleghi giornalisti che sono stati minacciati
citando Gaetano Scariolo del Giornale di Sicilia e Lorenzo Gugliara de “La
Sicilia”. Il componente della Giunta nazionale UCSI ha ricordato anche Antonella
Frazzetto, giornalista de “La Sicilia” e dirigente dell’Istituto Comprensivo “Dante
Alighieri” di Francofonte, scomparsa prematuramente lo scorso mese di aprile e
ha voluto dedicare a lei l’incontro, alla presenza del marito Angelo Lopresti,
giornalista de “Il Giornale di Sicilia” lì presente, alle figlie della coppia e
ai genitori. Poi, è intervento il segretario provinciale dell’Assostampa di
Siracusa, Prospero Dente, che ha sottolineato quanto “la libertà di stampa serva a noi per continuare a scrivere e a voi per
continuare a leggere tutto ciò che accade nel nostro Paese”. Don Luca
Gallina, parroco della Chiesa di Sant’Antonio Abate, ha ribadito l’importanza
degli uomini della scorta e ha ringraziato gli organizzatori per questo incontro
di speranza in un territorio difficile. “Non
c’è luogo più bello e indicato di una chiesa per parlare di comunicazione –
ha commentato, invece, il giornalista Angelo Lopresti –. Parlare significa
comunicare, significa stare insieme, avere fiducia e dare fiducia al prossimo.
Tra l’altro, l’evento si svolge in una data come questa, molto importante, la
giornata della legalità”.
Una testimonianza, quella del
giornalista di TV 2000 e direttore de “La Spia” e autore del libro “Un morto
ogni tanto” che sa tanto di speranza. “Perché
bisogna continuare a lottare contro chi cerca di mettere a tacere la verità – ha detto Paolo Borrometi – senza mai arrendersi, nonostante tutto. Nonostante gli atti intimidatori. Nonostante la minaccia, reale, di
dover diventare ‘un murticeddu’, un
morto. La lotta alle mafie deve partire dai cittadini, da ognuno di noi. Troppo
spesso, citiamo le forze dell’ordine
solo per le brillanti operazioni. Dovremmo ringraziarli ogni giorno, perché è
grazie a loro se noi possiamo vivere
in un Paese dove le regole vengono fatte rispettare”. “Il giornalista a volte ci
racconta cose che a noi non piacciono – ha detto Paolo Borrometi –. Vedere
quello che è lo stato delle nostre
amministrazioni locali, delle persone che ci rappresentano, a volte mi fa
veramente male. Ma facendo finta di
nulla a poco a poco ci abitueremo alle peggiori cose. Scrivere questo libro
è stata una liberazione. Io non sono un
eroe, ma cerco di fare il mio dovere che è quello di raccontare. In questo libro, ho tentato di raccontare
ciò che ho visto con i miei occhi e ciò che ho sentito con le mie orecchie. L’ho verificato e ho tentato
di metterlo nero su bianco, affinché voi possiate essere coscienti di ciò che accade. Solo con la
presa di coscienza possiamo decidere da che parte stare. Dobbiamo smettere di fare finta di nulla. La
mia più grande paura è il silenzio di ognuno di noi. La mia più grande paura è che il sacrificio di
chi è morto possa essere vano. Non esiste il forse nella lotta alle mafie. Ci
vuole il cambiamento in ogni persona. Sono assolutamente convinto che la vera
differenza la fate ognuno di voi se
decidete di fare camminare con le vostre gambe le idee che erano di Falcone e Borsellino”. “Lo Stato alla fine vince sempre –
conclude il giornalista Paolo Borrometi –.
Ci vuole tempo, ma alla fine chi sbaglia
paga. Solo con l’informazione si può decidere da che parte stare”.
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