FARE CHIAREZZA
È sensato scegliere il tipo di dieta in base al proprio gruppo sanguigno?
di Redazione
No,
non ci sono a oggi prove scientifiche che confermino benefici per la salute
legati alla cosiddetta “dieta dei gruppi sanguigni”. Secondo la “dieta dei
gruppi sanguigni”, proposta per la prima volta ormai oltre 20 anni fa, ciascuna
persona dovrebbe scegliere cosa portare in tavola in base al proprio gruppo
sanguigno: A, B, 0 o AB. Conoscere il proprio gruppo sanguigno è importante dal
punto di vista medico, ma non è mai stato dimostrato un legame tra uno
specifico gruppo ed effetti dei cibi sulla salute. Né studi specifici, né
revisioni sistematiche della letteratura hanno finora dimostrato benefici della
dieta dei gruppi sanguigni sulla salute. In certi casi chi segue questo regime
alimentare dichiara di sentirsi meglio, verosimilmente perché modifica la
propria alimentazione quotidiana, rendendola più simile a quella che gli
esperti considerano una dieta salutare (indipendentemente dal tipo di gruppo
sanguigno).
Una storia lunga più di 20 anni
L’idea
di seguire una dieta specifica a seconda del proprio gruppo sanguigno nasce nel
1996 con la pubblicazione del libro Eat Right 4 Your Type (La vera dieta dei
gruppi sanguigni. Come scegliere gli alimenti per raggiungere il peso ideale,
vivere più sani e più a lungo, Sperling e Kupfer 2016). L’autore è il
naturopata statunitense, Peter D’Adamo. Il libro, tradotto in decine di lingue,
ha venduto oltre 7 milioni di copie nel mondo ed è arrivato anche in Italia,
dove il regime alimentare dei gruppi sanguigni è noto soprattutto nella
versione proposta da Piero Mozzi, medico e autore, a sua volta, di libri
popolari.Le
premesse della dieta – che prende in considerazione il sistema di
classificazione del sangue chiamato AB0 – mescolano biologia ed evoluzione e
partono dalla considerazione che i diversi gruppi sanguigni sono comparsi nella
storia evolutiva umana in momenti differenti. L’autore ne deduce che tali
comparse successive riflettano il tipo di dieta che i nostri antenati seguivano
in quel periodo. Così, per esempio il gruppo 0 è indicato da D’Adamo come il
più antico, prevalente negli esseri umani che vivevano come
cacciatori-raccoglitori e si sarebbero cibati soprattutto di carne e meno di
vegetali, mentre il gruppo A sarebbe arrivato più tardi, quando l’alimentazione
sarebbe stata soprattutto a base di frutta e verdura coltivati. Infine, il
gruppo B sarebbe stato diffuso nelle popolazioni di nomadi allevatori che
avrebbero consumato in abbondanza latte e latticini. E il gruppo AB? Una
mescolanza tra gli altri prima descritti.
Secondo
quanto sostengono i fautori della dieta lanciata da D’Adamo, i diversi antigeni
presenti sulla superficie dei globuli rossi del sangue, e scoperti anche nell’intestino,
sarebbero espressione dell’evoluzione umana e responsabili della diversa
capacità di digerire i vari alimenti da parte di un individuo. Ciascuno di noi
dovrebbe quindi mangiare tenendo conto di questo fattore, per poter ottenere
più benefici dal cibo e vivere in salute e più a lungo. Tanta carne e
pochissimi cereali per il gruppo 0, via libera ai vegetali per il gruppo A e a
latte e derivati per il gruppo B, mentre le persone di gruppo AB potrebbero
scegliere una dieta “intermedia” tra quelle degli altri gruppi. Dal punto di
vista scientifico, però, non vi sono prove che i diversi gruppi sanguigni siano
stati una conseguenza dei diversi stili alimentari, né che i diversi antigeni
possano influire sulle proprietà nutrizionali degli alimenti.
L’importanza dei gruppi sanguigni per
la salute
Sull’importanza
dei gruppi sanguigni per la salute non ci sono dubbi, ma in un altro campo
rispetto all’alimentazione. Le trasfusioni di sangue salvano tante vite, a
patto che il sangue di donatore e ricevente siano compatibili: in caso
contrario l’organismo può avere reazioni gravi e anche fatali. Conoscere il
proprio gruppo sanguigno è importante anche quando si diventa genitori, per
essere certi che il gruppo della madre e quello del bambino siano compatibili
(in caso contrario i medici possono prendere le dovute precauzioni per evitare
che insorgano problemi alla nascita). Ci sono anche studi che associano un particolare
gruppo sanguigno a determinate caratteristiche fisio-patologiche o al rischio
di sviluppare alcune malattie. Non vi sono, invece, studi sul ruolo del gruppo
sanguigno nella dieta. Peraltro, il sistema di classificazione del sangue AB0,
che identifica appunto 4 gruppi sanguigni differenti in base alle specifiche
molecole presenti sulla superficie delle cellule del sangue, è il più
conosciuto, ma non è l’unico. Esiste anche il fattore Rh, caratterizzato
inizialmente in una scimmia chiamata Rhesus (da cui la sigla Rh), che può
essere espresso (Rh+) o non espresso (Rh-) sul globulo rosso e che può anch’esso
dare problemi di compatibilità. (AIRC)
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