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 giovedì 16 maggio 2019

FARE CHIAREZZA

È sensato scegliere il tipo di dieta in base al proprio gruppo sanguigno?

di Redazione


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No, non ci sono a oggi prove scientifiche che confermino benefici per la salute legati alla cosiddetta “dieta dei gruppi sanguigni”. Secondo la “dieta dei gruppi sanguigni”, proposta per la prima volta ormai oltre 20 anni fa, ciascuna persona dovrebbe scegliere cosa portare in tavola in base al proprio gruppo sanguigno: A, B, 0 o AB. Conoscere il proprio gruppo sanguigno è importante dal punto di vista medico, ma non è mai stato dimostrato un legame tra uno specifico gruppo ed effetti dei cibi sulla salute. Né studi specifici, né revisioni sistematiche della letteratura hanno finora dimostrato benefici della dieta dei gruppi sanguigni sulla salute. In certi casi chi segue questo regime alimentare dichiara di sentirsi meglio, verosimilmente perché modifica la propria alimentazione quotidiana, rendendola più simile a quella che gli esperti considerano una dieta salutare (indipendentemente dal tipo di gruppo sanguigno).

Una storia lunga più di 20 anni

L’idea di seguire una dieta specifica a seconda del proprio gruppo sanguigno nasce nel 1996 con la pubblicazione del libro Eat Right 4 Your Type (La vera dieta dei gruppi sanguigni. Come scegliere gli alimenti per raggiungere il peso ideale, vivere più sani e più a lungo, Sperling e Kupfer 2016). L’autore è il naturopata statunitense, Peter D’Adamo. Il libro, tradotto in decine di lingue, ha venduto oltre 7 milioni di copie nel mondo ed è arrivato anche in Italia, dove il regime alimentare dei gruppi sanguigni è noto soprattutto nella versione proposta da Piero Mozzi, medico e autore, a sua volta, di libri popolari.Le premesse della dieta – che prende in considerazione il sistema di classificazione del sangue chiamato AB0 – mescolano biologia ed evoluzione e partono dalla considerazione che i diversi gruppi sanguigni sono comparsi nella storia evolutiva umana in momenti differenti. L’autore ne deduce che tali comparse successive riflettano il tipo di dieta che i nostri antenati seguivano in quel periodo. Così, per esempio il gruppo 0 è indicato da D’Adamo come il più antico, prevalente negli esseri umani che vivevano come cacciatori-raccoglitori e si sarebbero cibati soprattutto di carne e meno di vegetali, mentre il gruppo A sarebbe arrivato più tardi, quando l’alimentazione sarebbe stata soprattutto a base di frutta e verdura coltivati. Infine, il gruppo B sarebbe stato diffuso nelle popolazioni di nomadi allevatori che avrebbero consumato in abbondanza latte e latticini. E il gruppo AB? Una mescolanza tra gli altri prima descritti.

Secondo quanto sostengono i fautori della dieta lanciata da D’Adamo, i diversi antigeni presenti sulla superficie dei globuli rossi del sangue, e scoperti anche nell’intestino, sarebbero espressione dell’evoluzione umana e responsabili della diversa capacità di digerire i vari alimenti da parte di un individuo. Ciascuno di noi dovrebbe quindi mangiare tenendo conto di questo fattore, per poter ottenere più benefici dal cibo e vivere in salute e più a lungo. Tanta carne e pochissimi cereali per il gruppo 0, via libera ai vegetali per il gruppo A e a latte e derivati per il gruppo B, mentre le persone di gruppo AB potrebbero scegliere una dieta “intermedia” tra quelle degli altri gruppi. Dal punto di vista scientifico, però, non vi sono prove che i diversi gruppi sanguigni siano stati una conseguenza dei diversi stili alimentari, né che i diversi antigeni possano influire sulle proprietà nutrizionali degli alimenti.

L’importanza dei gruppi sanguigni per la salute

Sull’importanza dei gruppi sanguigni per la salute non ci sono dubbi, ma in un altro campo rispetto all’alimentazione. Le trasfusioni di sangue salvano tante vite, a patto che il sangue di donatore e ricevente siano compatibili: in caso contrario l’organismo può avere reazioni gravi e anche fatali. Conoscere il proprio gruppo sanguigno è importante anche quando si diventa genitori, per essere certi che il gruppo della madre e quello del bambino siano compatibili (in caso contrario i medici possono prendere le dovute precauzioni per evitare che insorgano problemi alla nascita). Ci sono anche studi che associano un particolare gruppo sanguigno a determinate caratteristiche fisio-patologiche o al rischio di sviluppare alcune malattie. Non vi sono, invece, studi sul ruolo del gruppo sanguigno nella dieta. Peraltro, il sistema di classificazione del sangue AB0, che identifica appunto 4 gruppi sanguigni differenti in base alle specifiche molecole presenti sulla superficie delle cellule del sangue, è il più conosciuto, ma non è l’unico. Esiste anche il fattore Rh, caratterizzato inizialmente in una scimmia chiamata Rhesus (da cui la sigla Rh), che può essere espresso (Rh+) o non espresso (Rh-) sul globulo rosso e che può anch’esso dare problemi di compatibilità. (AIRC)


 


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