MALTA
Malta. Le statuette che rappresentano la Passione di Cristo
di Fra Mario Attard
Per
l’ennesima volta, Mater Dei sta assistendo a una bellissima mostra della
Passione di Cristo in statuette fatte magistralmente dal sig. John Axisa. In
questa mostra, sono esposte 13 statuette lavorate con grande maestria. Esse
rappresentano Gesù nell’orto dei Gestemani, il tradimento di Giuda, la
flagellazione, l’incoronazione di spine, la condanna a morte, l’incontro di
Gesù con la Sua Madre Maria, la prima caduta sotto la croce, il Cirineo che
aiuta Gesù a portare la sua croce, la Veronica, la crocifissione, Gesù nel
sepolcro, Maria Addolorata e, infine, la Resurrezione di Cristo. Alcune
iscrizioni in Latino sono molto interessanti. Tutte le iscrizioni derivano
dalla Santa Scrittura. Sono, principalmente, le sette frasi che Gesù esclamò
sulla croce. “Pater dimitte illis non
enim sciunt quid faciunt”, ossia:
“Padre, perdonali. Non sanno quel che fanno” (Lc 23, 34); “Amen dico tibi, hodie mecum
eris in Paradiso”, ossia: “Oggi sarai con me nel Paradiso” (Lc 23, 43); “Ecce Mater Tua”, ossia: “Donna ecco tuo
figlio” (Gv 19, 26); “Deus meus, deus
meus, ut quid dereliquisti me?”, ossia: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?” (Mc 15,34); “Sitio”,
ossia: “Ho sete” (Gv 19, 28); “Consumatum
Est”, ossia: “È compiuto” (Gv 19, 30) e “Pater in Manus Tua Commendo Spiritum Meum”, ossia: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc
23, 46). Un’altra iscrizione è Passio
Domini Nostri Jesu Christi, cioè “La
Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”. Finalmente, un acronimo Latino è SPQR,
vale a dire Senatus Populusque Romanus, cioè, il Senato e il Popolo Romano.
Queste
statuette, accompagnate in questa chiesetta con il sepolcro o l’altare dell’adorazione,
gli angeli, la raffigurazione del pesce che rappresenta il profeta Giona, le
stazioni della Via Crucis, e, oltre tutto, il damasco nero, mi aiutano riflettere
sul Mistero pasquale di Cristo. Ecco la bellissima riflessione di San Giovanni
Crisostomo sulla Santa Croce:“Nessuno, dunque, si vergogni dei segni sacri
e venerabili della nostra salvezza, della croce che è la somma e il vertice dei nostri beni, per la
quale noi viviamo e siamo ciò che siamo. Portiamo ovunque la croce di Cristo, come una corona. Tutto
ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso di essa. Quando noi dobbiamo essere rigenerati
dal battesimo, la croce è presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che
è il corpo di Cristo, se ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e qualsiasi altra cosa
facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo
conserviamo nelle nostre case, lo dipingiamo
sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo imprimiamo sulla nostra
fronte e nella nostra mente, lo
portiamo sempre nel cuore.
La croce è, infatti, il
segno della nostra salvezza e della comune libertà del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor
nostro si è lasciato condurre come pecora al macello (Is. 53,7; cf. Atti,
8, 32). Quando, dunque, ti fai questo
segno, ricorda tutto il mistero della croce e spegni in te l’ira e tutte le altre passioni. E ancora, quando ti segni
in fronte, riempiti di grande ardimento
e rida’ alla tua anima la sua libertà. Conosci bene infatti quali sono i mezzi
che ci procurano la libertà. Anche Paolo per elevarci alla libertà che ci
conviene ricorda la croce e il sangue del Signore: A caro prezzo siete stati
comprati. Non fatevi schiavi degli uomini (1 Cor. 7, 23). Considerate, egli sembra dire, quale prezzo
è stato pagato per il vostro riscatto e non sarete più schiavi di nessun uomo;
e chiama la croce ‘prezzo’ del riscatto.
Non devi, quindi,
tracciare semplicemente il segno della croce con la punta delle dita, ma prima
devi inciderlo nel tuo cuore con fede ardente. Se lo imprimerai in questo modo
sulla tua fronte, nessuno dei demoni impuri potrà restare accanto a te, in
quanto vedrà l’arma con cui è stato ferito, la spada da cui ha ricevuto il
colpo mortale. Se la sola vista del luogo dove avviene l’esecuzione dei
criminali fa fremere; d’orrore, immagina che cosa proveranno il diavolo e i
suoi demoni vedendo l’arma con cui Cristo sgominò completamente il loro potere
e tagliò la testa del dragone (cf. Ap. 12, 1 ss.; 20,
1 ss.).
Non vergognarti, dunque,
di così grande bene se non vuoi che anche Cristo si vergogni di te quando verrà nella sua gloria e il segno della
croce apparirà più luminoso dei raggi stessi del sole. La croce avanzerà allora e il suo apparire sarà come
una voce che difenderà la causa del Signore di fronte a tutti gli uomini e dimostrerà che nulla egli
tralasciò di fare – di quanto era necessario da parte sua – per assicurare la
nostra salvezza. Questo segno, sia ai tempi dei nostri padri come oggi, apre le
porte che erano chiuse, neutralizza l’effetto mortale dei veleni, annulla il
potere letale della cicuta, cura i
morsi dei serpenti velenosi. Infatti, se questa croce ha dischiuso le porte
dell’oltretomba, ha disteso
nuovamente le volte del cielo, ha rinnovato l’ingresso del paradiso, ha
distrutto il dominio del diavolo, c’è da stupirsi se essa ha anche vinto la
forza dei veleni, delle belve e di altri simili mortali pericoli?
Imprimi, dunque, questo
segno nel tuo cuore e abbraccia questa croce, cui dobbiamo la salvezza delle
nostre anime. t la croce infatti che ha salvato e convertito tutto il mondo, ha
bandito l’errore, ha ristabilito la verità, ha fatto della terra cielo, e degli
uomini angeli. Grazie a lei i demoni hanno cessato di essere temibili e sono divenuti
disprezzabili; la morte non è più morte, ma sonno (Giovanni Crisostomo,
Commento al Vangelo di san Matteo, 54, 4-5)”. Quando si entra in questa
graziosa chiesetta naturalmente escono dalle labbra le dolcissime parole della
preghiera di San Francesco davanti al crocifisso: “O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una
fede retta, speranza certa, carità
perfetta e umiltà profonda. Dammi, Signore, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà. Amen”.
|