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 giovedì 4 aprile 2019

PRESENTAZIONE DEL MANIFESTO

Catania. “SÌ ALL’EUROPA, PER FARLA”: Il manifesto europeista di MCL ed Esserci

di Redazione


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Sabato 6 aprile, dalle ore 10.00 alle 12.00, al Castello Leucatia di Catania, MCL ed Esserci presentano anche in Sicilia il Manifesto “pro Europa” che in queste settimane sta facendo tappa nelle principali città Italiane. Un chiaro invito al protagonismo in chiave europeista, al Popolarismo in luogo del populismo dilagante, alla tutela dei principi fondatori e una riflessione sull’irrinunciabilità di un’adesione fattiva e consapevole soprattutto per le opportunità di crescita, benessere e libertà che l’Europa ha promosso e dovrà promuovere. Le due organizzazioni, che anche in Sicilia hanno presenza diffusa, vogliono, a poche settimane delle elezioni europee, stimolare la partecipazione al voto e soprattutto indicare a candidati e formazioni politiche e i temi prioritari per i cittadini e per il Paese. Il manifesto ha già ricevuto l’adesione di moltissimi amministratori siciliani che prenderanno parte all’incontro.

A introdurre, Fortunato Romano, presidente di MCL Sicilia, e Salvo Pogliese, sindaco di Catania; a seguire, gli approfondimenti di Piergiorgio Sciacqua co-presidente di EZA che in Europa raccoglie 73 organizzazioni di lavoratori, Dario Caroniti, docente di Storia delle Dottrine Politiche dell’Università di Messina, e Giovanni La Via, eurodeputato. Le conclusioni sono affidate a Piergiuseppe de Luca, presidente MCL Catania.

IL MANIFESTO

Le elezioni europee del maggio 2019 rivestono un’importanza decisiva per il nostro futuro. All’Europa, infatti, sono legate speranze e preoccupazioni: speranze per un progetto che ha garantito oltre 70 anni di pace e di sviluppo; preoccupazioni per un’unità incompiuta e burocratizzata, dimentica delle sue radici. Come cristiani, l’ideale europeo lo sentiamo totalmente consono alla nostra natura e alla nostra storia e non vogliamo rinunciarvi soprattutto per le opportunità di crescita, benessere e libertà che ha promosso e dovrà promuovere: diciamo sì all’Europa, nella consapevolezza che si deve continuare a farla e farla meglio. La storia recente dell’integrazione europea è iniziata con i padri fondatori, De Gasperi, Schuman e Adenauer, basata su un’idea popolare e condivisa di unità culturale e politica, da cui far discendere gli aspetti economici e organizzativi; questo modello voleva, soprattutto, armonizzare la politica estera e di difesa, far crescere la solidarietà e l’integrazione tra le nazioni e le persone con un sistema libero di mercati ed economie differenziate. Purtroppo, l’idea di un’Europa dei popoli è stata presto abbandonata, con l’adozione dei principi del politicamente corretto nella cultura e nel costume, il dettaglio delle regole del “mercato unico” e la conseguente enfasi burocratica nei rapporti tra gli Stati.

Il rifiuto di menzionare le “radici ebraico-cristiane” nel progetto di costituzione europea (trattato di Nizza) ha sancito una rottura con l’idea originaria di Europa; la conseguente spaccatura fra élites divenute tecnocratiche e il sentimento popolare, insieme all’affrettato processo di adesione di molti Stati, hanno acuito lo scetticismo verso Bruxelles e la richiesta di ritornare alle “identità nazionali”. Più di recente, la Brexit ha ulteriormente complicato il quadro. La crisi economica del 2008, il deficit demografico, con la prevista conseguente insostenibilità dell’attuale sistema di welfare, stanno peggiorando la situazione; ma è, soprattutto, la pressione migratoria (prima sottovalutata e poi non adeguatamente affrontata da alcuni fra i maggiori Stati europei e dalla stessa Unione) a provocare una profonda sfiducia verso l’Europa. Da un punto di vista politico, l’alleanza strategica fra popolari e socialisti è, oggi, in crisi perché il modello socialista, a cui troppo spesso anche i popolari hanno ceduto, ha dimostrato di deprimere la libertà economica e sociale delle persone e dei gruppi, mortificando, talvolta, anche le specifiche eredità e tradizioni popolari in nome di un’artificiosa omogeneità culturale. Hanno, così, preso piede forze conservatrici, più che identitarie, le quali raccolgono il diffuso malcontento dei cittadini, cadendo però in nazionalismi. Vista l’interconnessione degli Stati europei, in particolare l’Italia, da sola non riuscirebbe a sostenere la competizione globale e si metterebbe fortemente a rischio il suo raggiunto livello di benessere.

Noi continuiamo a guardare con speranza all’Europa, confidando che la sua radice fatta di democrazia, promozione della pace, dello sviluppo e della solidarietà possa essere recuperata e che l’Europa unita possa così rispondere alle giuste esigenze di libertà, identità e sicurezza sociale. Siamo per un PPE attento alle nuove esigenze di riforma a favore del rispetto delle culture nazionali e popolari e per un’economia sociale di mercato, capace di equilibrare il liberismo e la finanza senza regole; siamo lontani, invece, da proposte che mettono paradossalmente insieme collettivismo ed estremismo identitario, egualitario e giustizialista.

Alle forze politiche in vista delle elezioni europee chiediamo di promuovere: - una concezione della cosa pubblica sussidiaria, capace di valorizzare il protagonismo della persona e il suo potenziamento attraverso le associazioni e gli altri corpi intermedi; - un’attenzione alla famiglia come fondamentale fattore di stabilità personale e sociale; - una politica che metta al centro il lavoro e il suo significato, con investimenti speciali per i giovani; - una libertà di educare a partire dalle convinzioni e dai valori che sono consegnati da una ricchissima tradizione popolare; - il rispetto dell’identità anche religiosa dei popoli, certi che questa è in grado di accogliere e ospitare, con equilibrio e realismo; - una ripresa del ruolo centrale dell’Europa nel mondo, attraverso una politica estera e di difesa comune; - il rafforzamento delle competenze del Parlamento europeo. Apriamo una discussione su questi temi, fino ad individuare, nelle liste a noi più vicine, candidati a cui attribuire le nostre preferenze.

Carlo Costalli e Giancarlo Cesana


 


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