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 martedì 2 aprile 2019

MONDO CATTOLICO

Il giornalista cattolico

di Alfonso Saya


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Tanti anni orsono, in un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud, “Il Cardinale Poletti, i giornalisti e la verità”, ho contestato un articolo di Franco Cangini, in difesa del cardinale, presidente, allora, della CEI, perché si scagliava in una sua dichiarazione, contro i mass-media, la stampa laica, la tv. Il Cangini, nel suo articolo, sosteneva che il giornalista, non può testimoniare la verità e il bene, in quanto non possiede la prima e non incontra, spesso, il secondo, fra le notizie del giorno. Io l’ho contestato, affermando che non bisogna fraintendere e che il cristiano, come tale, possiede la Verità e il Bene (“Io sono la Verità!” dice Cristo) e può, quindi, testimoniarla e comunicarla per essere “il sale e la Luce del mondo!”. Non può, il giornalista cattolico, disinteressarsi, deve essere responsabile della formazione della pubblica opinione; deve essere sensibile al “BENE COMUNE!”. La Verità, sostenevo, è, sì, una conoscenza, una “bella sicurezza, una certezza, rende veramente, liberi, perché basata sul Verbo di Dio fatto uomo! Il giornalista, degno di tal nome, dunque, non può fare a meno, non può prescindere dalla Verità che lo deve illuminare per esplicare, con coscienza e onestà, la sua professione.

Alla domanda del Cangini: “Che c’entra immischiare la Verità col ‘mestiere del Giornalista’”, rispondevo affermando che la Verità c’entra, perché il Giornalismo, per non essere asservito e manipolato, deve servire la Verità e promuovere il BENE COMUNE e che la Fede non è un affare privato, deve rispecchiarsi nella vita, deve tradursi nelle opere.Il Giornalista cristiano deve sfidare la cultura materialista e proporre una cultura ispirata ai Valori cristiani, contribuendo, così, al rinnovamento della società, poiché il mestiere del Giornalista, non consiste soltanto nell’informare, ma nel formare, nel portare il proprio contributo creativo, nella Luce della Verità, nella fedeltà alla coscienza, per risolvere i problemi scottanti della società, per contrastare gli “agenti delle tenebre” che sono, più che mai, all’opera, per sedurre gli uomini e inquinare la pubblica opinione, l’atmosfera che respiriamo. Il giornalista deve ubbidire e servire la VERITÀ e influenzare l’opinione pubblica, alla pace, alla sincerità, a una sana vita familiare, alla corresponsabilità, al BENE COMUNE. Ho riproposto questo mio articolo, poiché penso che sia in perfetta sintonia con la celebrazione della 60° Anniversario dell’UCSI.


 


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