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 venerdì 29 marzo 2019

FESTA RELIGIOSA

I Babbaluti di San Marco D’Alunzio

di Graziella Lo Vano


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A San Marco D’Alunzio, l’ultimo venerdì del mese di marzo, si svolge ormai da lungo tempo, l’intensa festa religiosa legata ai riti della crocifissione di Cristo; una delle più suggestive del genere. Non si conoscono le origini di questa cerimonia religiosa che pare si perdano probabilmente nel medioevo. Lo studioso siciliano Giovanni Meli, la inserisce agli inizi del 1600. Ma siccome testimonia anche dell’esistenza di un libretto religioso: “officio solito recitarsi” in tutti i venerdì di marzo e risalente al 1400, tutto ciò fa presupporre l’esistenza del culto già nel 1400. Si effettua ogni anno, proprio l’ultimo venerdì di marzo, a meno che la Pasqua non cada in questo stesso mese, in tal caso la cerimonia viene anticipata al venerdì prima della domenica delle Palme. Già a metà mattina, un’enorme folla composta da devoti, turisti e studiosi del settore, si avvia per assistere alla solenne messa verso la chiesa dell’Aracoeli, fondata dai Normanni, una delle più ricche di opere d’arte della zona.

La banda con le sue marce festose accompagna la funzione religiosa aspettando l’uscita del SS. Sacramento dalla “porta fausa” (una porta laterale della chiesa), per una breve processione che percorrerà parte della via Aluntina, e fare rientro subito dopo questa volta dalla porta principale. Questi “passaggi” hanno un particolare impatto emotivo, in quanto racchiudono una forte simbologia, rappresentando un transito da un’atmosfera festosa a quella che immetterà a pratiche penitenziali e funeree, in ricordo della Passione di Cristo. Infatti, la banda che poco prima aveva suonato melodie festose, da questo momento intonerà marce funebri. Intanto il Crocifisso – mirabile opera dell’artista Scipione Li Volsi del milleseicento –, viene prelevato dalla sua cappella e sul sagrato della chiesa issato sul fercolo insieme alla prestigiosa immagine dell’Addolorata trafitta da sette spade.

Nel frattempo trentatré uomini, quanti gli anni di Cristo – per voto o che hanno ricevuto le sospirate grazie dal Divino – si sono diretti verso la Chiesa di Santa Maria dei poveri o in qualche abitazione privata adiacente (in ogni caso lontano dallo sguardo curioso degli altri fedeli), per indossare una particolare tunica blu e un cappuccio dello stesso colore di forma conica che nasconde tutto il corpo, lasciando liberi solo occhi e mani. Accade, però, che sotto quel saio, alcune volte si nascondano anche delle donne anch’esse desiderose di partecipare per devozione, per ringraziare o per chiedere qualche grazia. Può succedere che i babbaluti per non farsi riconoscere, indossino dei guanti. Infatti, c’è un riserbo estremo sull’identità di queste figure chiamate anche “penitenti” (Sulla presenza e il perché dei penitenti negli annali storici non si evidenzia però nulla. Alcuni ricercatori però, ritengono che la loro presenza in seno alla cerimonia religiosa, sia un residuo derivante da un’antica rappresentazione, probabilmente celebrata da una setta religiosa nel Medioevo).

I babbaluti, dopo questa vestizione, con i piedi coperti soltanto da piruna (pesanti calze di lana lavorate a mano), si avviano in corteo verso la chiesa dell’Aracoeli ed entrano anch’essi dalla porta fausa, si genuflettono baciando il sacro suolo, ottenendo con il pentimento una sorta di purificazione e rinascita, dopo di che si posizionano alle quattro stanghe di legno che sosterranno il pesante fercolo e il quadro della Madonna. Saranno, quindi, proprio loro a portare in processione il fercolo del prestigioso Crocifisso. Uno solo però, procederà posizionato all’indietro per rivolgere lo sguardo verso la Madre e il figlio sulla Croce. Apre la processione la Confraternita dei SS. Quaranta Martiri, poi il Fercolo del Cristo in Croce sostenuto dai Babbaluti che mentre avanzano con una andatura particolare vanno ripetendo incessantemente l’invocazione “Signuri, misericordia e pietà”, producendo da sotto il cappuccio un tono doloroso e compunto.

Il silenzio contrito che si crea attorno al lamento dei Babbaluti viene interrotto dalle intonazioni funeree della banda, creando un forte momento di meditazione tra la moltitudine che segue la processione. In ogni caso, anche la processione del Crocifisso e dei suoi penitenti, si incastona, mirabilmente, tra le feste più suggestive del meridione d’Italia, particolarmente ricco di queste mirabili ricorrenze rituali della quaresima, con San Marco D’Alunzio (dall’antico nome greco, Alontion), che si affaccia sul Tirreno e sulle isole Eolie a mostrare non solo i suoi incantevoli paesaggi, ma anche le sue innumerevoli bellezze architettoniche iniziando dal tempio di Ercole che accoglie entusiasti turisti che lo visitano. Alla fine, dopo aver attraversato gli storici vicoli del paese e aver fatto ritorno in chiesa, i babbaluti restituiranno i sai, che saranno utilizzati l’anno successivo, come avviene già da anni, costituendo un legame speciale formato da sacro e profano tra generazioni passate e future.


 


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