POLITICA
Onestà, onestà. Ma la corruzione dilaga
di Redazione
Con
questi improvvisi mutamenti di clima anche dalle nostre parti sperimentiamo
piccoli e grandi sbalzi di temperatura e/o improvvisi acquazzoni e temporali
seguiti da un rapido riaprirsi del cielo e da grossi buchi tra la nuvolaglia
fino a poco tempo prima minacciosa e perturbatrice. Questo lo si può
sperimentare anche nella politica. La mancanza di competenza e di studio dei
problemi fa percepire la politica non solo incapace e ingiusta, ma in fondo il
contrario dell’invito ripetuto: onestà, onestà fino a romperci i timpani,
mentre malaffare e corruzione continuano a dilagare anche nelle pubbliche
amministrazioni centrali e locali. L’unica “emergenza” che sembra agitare il
sonno dei governanti, specie del più avventuroso onorevole Salvini, è l’invasione
degli immigrati, l’odio verso le Ong che dovrebbero naturalmente operare nella
legalità e non essere, gratuitamente, accusate di intrallazzi con scafisti
corrotti, facendo il gioco di non meno corrotti e venali trafficanti di vite
umane.
Il
tema emerge anche durante un dibattito in occasione della presentazione del
libro dedicato ad Andreotti, che si svolge in un bel palazzo di Spoleto. Vi
partecipano l’autore del libro Massimo Franco, del Corriere della Sera, e Giuseppe
De Rita, fondatore del Censis, centro di ricerche sociali che opera da 70 anni
a mettere in luce di volta in volta le questioni più delicate all’ordine del
giorno del Paese. Anche in questo caso, l’intelligenza dello studioso viene
scarsamente utilizzata dalla politica che preferisce, in genere, l’urlo e la
confusione derivante da prevalenti preoccupazioni elettorali e da propaganda
rivolta soprattutto ai propri elettori.Grazie
a radio radicale riesco a sentire l’intervento di Zingaretti sul nuovo Pd. Mi
pare dica cose interessanti, molto nuove rispetto allo spirito di Renzi e alla
stessa concezione del partito e al modo in cui affrontare la difficile stagione
di primatisti e leghisti, anche per l’irrompere delle elezioni europee che
potrebbero ancora di più causare diroccamenti e confusione. Ma il voto per l’Europa
riguarda anche una cornice più ampia che mette in luce la tentazione del
governo giallo-verde di aprire, cautamente, alla Cina con il tentativo dei
leghisti di mettere in campo una forte riduzione delle tasse. Giusta e
meritevole esigenza, ma facilmente riconducibile all’abusato sistema di fare i
conti senza l’oste. In questo caso, rappresentato dallo stato della finanza
pubblica e di questo gioco a rimpiattino tra Di Maio e Lega, che sembrano
confrontarsi a chi la spara irresponsabilmente più grossa sempre sulla pelle
del Paese.Del
resto, irrompe nuovamente la questione migranti e il conflitto con la piccola Isola
di Lampedusa e il ministro Salvini che sospetta rischi e pericoli addirittura
di incombenti condizionamenti mafiosi e intese fraudolente con milizie corrotte
libiche e schiavisti trafficanti di carne umana. Nessun timore viene accampato
per l’invadenza cinese prossima ventura quando già oggi la presenza della Cina
è avvertibile nei nostri mercati. Non bisogna naturalmente criticare
aprioristicamente i rapporti con la Cina che, peraltro, Papa Francesco ha
voluto accelerarne gli sviluppi sempre con ogni cautela, superando la ben più
complessa vicenda della nomina dei vescovi e dei cardinali sostenendo
simpaticamente il più giovane della delegazione cinese: soprattutto i cristiani
devono essere sempre fiduciosi anche perché godono della paternità di un leader
straordinario come nostro Signore. Ma anche la Chiesa opera nella storia e deve
sapere uscire sapientemente sulle strade del mondo e farle convergere verso
obbiettivi di giustizia e di pace.
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