MALTA
Storie non raccontate a Palazzo de Piro a Mdina
di Fra Mario Attard
La
prima mostra personale di Johanna Barthet presenta una serie di dipinti che
ritraggono figure, principalmente femminili, come soggetto centrale. Collettivamente,
intitolato Stories Untold (Storie non raccontate), la mostra si svolge per
tutto il mese di marzo a Palazzo de Piro a Mdina. Le figure enigmatiche
raffigurate in questa collezione sembrano emanare un’aura di mistero quasi
ipnotica, invitando lo spettatore a scavare più a fondo in ogni singolo
dipinto. Le femmine raffigurate potrebbero essere interpretate come
autoritratti camuffati dell’artista stessa. Mentre le figure sono al centro
della scena, è il loro stato psicologico che porta ogni opera in una dimensione,
sorprendentemente, diversa. Barthet realizza questo effetto inventando storie
secondarie per ognuna dei suoi personaggi carichi di emozioni. Eseguita in gran
parte in oli su tavola, questa collezione artistica è il culmine di diversi
anni di sperimentazione, soprattutto circa nell’ultimo decennio.
Tuttavia,
fin dall’infanzia, i primi schizzi di Barthet raffiguravano spesso una ragazza
con i capelli lisci e una frangia che portavano una strana somiglianza con se
stessa. Sebbene abbia frequentato diversi corsi brevi e abbia ricevuto una
formazione artistica formale in passato, Barthet è in gran parte autodidatta. Questa
mostra interessante mi fa apprezzare quello che ha scritto Federica Timeto nel
suo saggio intitolato L’arte al femminile Percorsi e strategie del femminismo
nelle arti visive: “L’arte femminista ha adoperato la pratica della
performance: la performance è un’attività legata alla messa in scena, alla personificazione di un ruolo e
all’azione incarnata dell’artista che usa il suo stesso corpo come materiale di un happening. Il
corpo non è né auto-evidente, né ottusamente materiale, ma è fatto di una
materialità la cui significazione è, fondamentalmente, drammatica, in quanto è
un’incessante materializzazione di
possibilità”.
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