STORIA
90° Anniversario dei Patti Lateranensi
di Giuseppe Adernò
A
novanta anni dalla firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1919), documento
storico che definisce i confini di diritti e doveri tra lo Stato e la Chiesa
nel territorio italiano, la parola “chiave” che resta sempre valida è la “fattiva
collaborazione” che consente “sia alla Santa Sede, sia alla Chiesa italiana di
intervenire sul piano economico, sociale, culturale e caritativo per far fronte
a tutte quelle forme di povertà che, purtroppo, oggi ancora affliggono il mondo”,
come la crisi dei migranti. Come ha dichiarato mons. Bernard Ardura, presidente
del Pontificio Comitato di Scienze Storiche: “Novant’anni dopo la cooperazione fattiva tra la Santa Sede e lo Stato
italiano ancora oggi, soprattutto in questi anni di precarietà economica e
sociale e più recentemente di crisi umanitaria, dimostra la bontà dei Patti
Lateranensi”. Con la stipula dei Patti Lateranensi, si pose fine,
giuridicamente, a cinquantanove anni di relazioni tese, tra lo Stato italiano e
la Città del Vaticano dopo la “presa di Roma”, con la “breccia di Porta Pia”
(20 settembre 1870) che decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità
storico-politica e segnò un momento di profonda rivoluzione nella gestione del
potere temporale dei papi.
L’anno
successivo la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3
febbraio 1871, n. 33) e l’anniversario del 20 settembre è stato festività
nazionale fino al 1930, festività sostituita dalla data dell’11 febbraio, a
seguito della firma dei Patti Lateranensi. Nel corso degli anni, con la guida
di Pio XI, s’instaurò una conciliazione de
facto tra Stato e Chiesa e i Patti Lateranensi segnarono la conciliazione de iure ed è anche un punto di partenza
giuridico per un nuovo corso storico di collaborazione e di cooperazione tra
Stati sovrani: “Libera Chiesa in libero Stato”. La definizione dei confini
dello Stato della Città del Vaticano, con la sua indipendenza e autonomia di
Stato extraterritoriale, ha consentito al Vaticano, durante la seconda guerra
mondiale, di poter accogliere numerosi ebrei e, ancorché piccolo dal punto
vista territoriale, lo Stato della Città del Vaticano svolge un’attività a
livello internazionale di grande importanza.
Il
Concordato tra Stato e Chiesa anche se firmato da Benito Mussolini non era
legato al regime fascista, ma come Trattato di Stati sovrani è stato inserito
nella Costituzione italiana del 1948, quando l’Italia scelse di passare dalla
monarchia alla Repubblica. L’insegnamento della Religione nelle scuole, la
tutela del patrimonio storico e culturale della Chiesa, la pratica religiosa
cattolica in questi anni hanno subito profondi cambiamenti. Si è passati, ad
esempio, dal concetto di religione di Stato a quello di religione maggioritaria
all’interno di uno Stato. Si è inverata una diffusa cultura di “laicità” alla
quale il Concilio ha dato ampia spinta, ma si constata che a volte la “laicità”
viene utilizzata in modo distorto e poco rispettoso dei valori della dignità
della persona umana e del vivere civile. Anche la presenza dei cattolici nella
politica ha subito notevoli cambiamenti come dimostra l’evoluzione e la
trasformazione dei partiti nel panorama parlamentare.
Oggi,
si richiede, in maniera forte e pressante, la presenza dei cattolici che s’impegnino
nel servizio del bene comune. Lo slogan ricorrente: “Non abbiamo bisogno di politici cristiani, ma di cristiani impegnati in politica” è un monito che
sollecita una politica vera a servizio del bene comune e la salvaguardia dei
diritti e dei doveri della Religione e della Morale impegna ciascuno ad agire,
responsabilmente, nella società civile nell’esercizio della cittadinanza attiva.
|