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 venerdì 25 gennaio 2019

ECONOMIA LEGATA AL MARE

Italia – Pesca e porti. L’economia e il mare

di Redazione


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L’Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi di poco inferiori alle 250mila tonnellate (il 15% del totale) e un valore di 754 milioni di euro (il 29% del totale), mentre per i porti del Mediterraneo transita un quinto dei trasporti marittimi mondiali e il 25-30% dei traffici petroliferi, e il solo sistema portuale italiano contribuisce al 2,6% del Pil nazionale con 11mila imprese e 93mila addetti, pur essendo negli ultimi 10 anni sceso dal primo al terzo posto in Europa per import-export. Sono alcuni dei dati che emergono dal Libro bianco italiano Bluemed, presentato al Cnr nel corso del convegno “L’Italia della ricerca per la crescita blu nel Mediterraneo”. L’Europa detiene il 6% della cantieristica navale e il 40% della flotta mondiale; la sua industria marittima nel complesso conta su 300 cantieri e 22 mila produttori, si legge nel libro bianco elaborato insieme agli Enti di ricerca Miur, Università, Enea e tutti i Ministeri con competenze marine. In Italia, si contano 40 mila aziende in 15 regioni, con un fatturato di 15 miliardi di euro e oltre 230mila posti di lavoro.

Nel computo dell’economia legata al Mediterraneo, rientra anche il settore turistico in continua ascesa in Italia, dove vale circa il 10% del Pil e il 13% dell’occupazione, con il turismo balneare come prima voce. Analizzando i driver economici per la crescita del Mediterraneo, il turismo costiero ha un valore di 16,1 miliardi di euro, ed è seguito dai trasporti marittimi e dalla cantieristica navale con 8 miliardi. L’estrazione di petrolio e gas in mare vale 4,4 miliardi, la pesca e l’acquacoltura 3,2 miliardi, le biotecnologie 500 milioni. L’obiettivo – si evidenzia nel libro bianco – è coniugare la crescita economica con la sostenibilità e la compatibilità ambientale. “Tra le soluzioni proposte dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica – spiega Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr – c’è un approccio eco-sistemico della gestione della pesca per ovviare al problema dell’attuale sovrasfruttamento dell’85% degli stock ittici, e lo sviluppo di sistemi di allevamento sostenibili, salubri e innovativi, poiché da questo settore giunge il 25% del pesce consumato”. Per i porti, prosegue Trincardi, “è necessario promuovere la digitalizzazione della catena logistica e innovare la produzione e lo stoccaggio di energia”, mentre “il turismo può creare ulteriori pressioni sul sistema ambientale costiero del Mediterraneo, la cui popolazione in estate raddoppia, e richiede l’integrazione delle vie navigabili e la gestione dell’impatto previsto per i prossimi anni”. (Ansa)


 


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