TAORMINA – MESSINA
“SCUOLA DI PACE” DELLA FRATERNITÀ FRANCESCANA FRATE JACOPA DI ROMA
di Redazione
Si è conclusa a Taormina la sezione
siciliana della “Scuola di pace” della Fraternità
francescana Frate Jacopa di Roma che, dopo aver toccato Adrano, Vicari,
Campobello di Licata ha raccolto, con la collaborazione della sezione di
Messina dell’UCSI (Unione cattolica della
stampa italiana), l’adesione di
un numeroso pubblico nella biblioteca delle suore francescane missionarie di
Maria.
Nella “perla dello Ionio” Maria Rosaria Restivo,
vice presidente della “Fraternità francescana Frate Jacopa” di Sicilia; padre
Josè Antonio Merino, già, rettore della “Pontificia università antoniana”;
Argia Passoni, presidente nazionale della “Fffj”; e Crisostomo Lo Presti, presidente
della sezione peloritana dell’“Ucsi”, guidati da Antonino Lo Monaco, presidente
della “Fffj” di Sicilia, hanno parlato sul tema Nuovi stili di vita. In particolare, padre Josè Antonio Merino ha
ricordato come il “poverello d’Assisi” avesse, nel suo stile di vita, incarnato
i principi rivoluzionari di un modello innovativo e salvifico illustrato nel
tema Un’etica della frugalità: proposta
per l’oggi nello spirito di San Francesco. Così, la “Speranza” e il “Limite”
contengono la filosofia della nuova era: non più la “speranza” dell’Antico
Testamento, ma reale svolta, sconvolgente, per l’umanità con l’avvento del
Cristo. Delusa l’attesa per alcuni, raggiunto il “Limite” per gli altri che,
nella figura dell’Unto, trovano il nuovo messaggio.
In precedenza Maria Rosaria Restivo aveva
focalizzato un tema molto sentito dai francescani come la difesa dell’ambiente,
in un’ottica di possibile sviluppo nel rispetto della natura e del Creato che,
subendo la violenza dell’uomo, è divenuta una “mostruosità senza confini”.
Argia Passoni, parlando di “Sobrietà: uno
stile di vita solidale” ha, chiaramente, impostato il suo dire sulle conoscenze
della filosofia della nuova vita nata ad Assisi per un gruppo di “pazzi”
guidati dal più “pazzo” di tutti che ebbe il coraggio di rompere con il
concetto di “proprietà” e di “avere” per dedicarsi a quella che deve essere il
percorso dell’evangelizzazione pura e comprensibile di tutte le anime. Così, la
“Sobrietà”, che non significa rottura con il mercato, detta modelli di
comportamento, assolutamente, rivoluzionari: l’accumulo dei beni, fine a se
stesso, è anticristiano; l’arricchimento selvaggio è ottusa illusione della
felicità; la rapina del bene comune è peccato contro la giustizia sociale. È
nella misura che si trovano gli elementi di un giusto equilibrio delle risorse
e del consumo; della proprietà e del servizio per codici di vita e realtà
lucenti nella logica del messaggio evangelico.
Ha concluso gli interventi Crisostomo Lo
Presti che ha parlato dei Nuovi stili di
comunicazione, ricordando come le tecnologie aperte dall’elettronica
abbiano rivoluzionato il modo di comunicare, ma, anche, come l’esigenza di
aprirsi alla comunicazione spirituale può rapportarsi al silenzio (ricordato
nel messaggio di Papa Benedetto XVI) e al sogno: attività ed espressioni dell’essere,
nate con l’uomo, che, parlando alla propria psiche, ne difendono il dinamismo e
la natura divina di soggetto e di attore. Anche, le stelle comunicano con il
suono siderale, anche Dio comunica con l’uomo (Abramo, Giuseppe, Giacobbe hanno
trovato nel sogno la “parola divina”). E Francesco è stato un grande
comunicatore che ha parlato con la voce, l’esempio, la sofferenza; con l’abbraccio
al lebbroso e, quindi, con l’amore.
Nel corso del dibattito Giuseppe Vecchio, presidente
regionale dell’UCSI – Sicilia, ha sottolineato come l’esempio
francescano debba rappresentare, per tutti i comunicatori-operatori dell’informazione,
un modello e un monito, affinché, l’etica e la morale cristiane vincano la
volgarità e la bassezza di certi messaggi. Marisa Grasso ha portato la sua
testimonianza di vedova della violenza (il marito Filippo Raciti, ispettore
capo di Polizia, venne ucciso cinque anni fa da un gruppo di teppisti-tifosi
nei disordini successivi al derby Catania-Palermo) augurando che la vita di Francesco
sia un modello per tutti, affinché, la violenza e la barbarie vengano bandite
dalla società civile.
Ha concluso Antonio Cacopardo, ministro
della Fraternità francescana Frate Jacopa
di Taormina, che ha ricordato l’azione della fraternità per un’azione
sapiente e positiva nell’ottica della più alta maturazione delle coscienze.
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