MALTA
Malta – Una conferenza sul monasticismo e l’ascetismo nei primi secoli della Chiesa
di Fra Mario Attard
Giovedì
6 dicembre, rev. padre prof. Salvino Caruana OSA, ha dato un’interessante
conferenza sul monasticismo e l’ascetismo nei primi secoli della chiesa. La
conferenza fa parte del corso sulla patristica che si sta svolgendo presso l’Istituto
della Formazione Pastorale dell’Arcidiocesi di Malta. Padre Caruana ha iniziato
la sua esposizione sull’argomento riferendosi agli asceti illustri pagani come
Socrate, La Platonopoli di Platone, Cicero, Plotino, alcuni movimenti ascetici
pagano o misitici come i Pitagorici, i Terapeutae, gli Esseni e le loro
controparti cristiane, Giovanni Battista, Cristo e il deserto fino ai tempi di
Agostino d’Ippona che si ritirò a Cassiciacum, vicino a Milano. Padre Salvino ha
esposto gli aspetti e contenuti principali del movimento ascetico e monastico.
Inoltre, ha fatto riferimento sulla terminologia monastica e ascetica come
askesis, monachus e anacoreta. In questa prospettiva, ha parlato anche sia sui
Padri del Deserto e anche, intorno al XVII secolo, sulle Madri del Deserto. Nella sua lettera a una ragazza, che s’intitola “A Eustochio”, San Girolamo
scrive: “Mi accorgo a questo punto che,
in uno scritto sulle vergini, ho finito col fare un’esposizione pressoché superflua della vita dei monaci. Passo, quindi,
a parlare della terza categoria,
coloro che son chiamati anacoreti: essi abbandonano i cenobi e vanno nel
deserto portando con sé unicamente
pane e sale. Il fondatore di questo genere di vita è Paolo, ma chi lo rese celebre è Antonio (Lettera 22,36). A quest’ultimo, si è riferito il nome L’Abba,
dal termine Greco abbas, che
significa Padre”.
Come
in ogni cosa sotto i raggi del sole, uno trova l’aspetto positivo e il negativo
nella fuga del deserto del IV secolo. Alcune evacuazioni positive rilevano una
ricerca di conoscenza, la fuga da una tassazione pesante in Città, il rifugio
dalla legge, una nuova forma di martirio, la rinascita di un movimento ascetico
ebraico precedente, il rifiuto della cultura classica, l’espressione del
dualismo manicheo, una nuova forma di Gnosi e la risposta alla chiamata
evangelica che troviamo nel vangelo di Matteo. Nel trattare seriamente il
monachesimo, si trovano anche delle valutazioni negative. Infatti, secondo
alcune di queste considerazioni, questa forma di vita è non biblica, ignorante,
anti-sociale, anti-culturale ed eterodossa. Su questo aspetto, basta dare un’occhiata
alla famosa opera del noto storico inglese Edward Gibbon, pubblicata in sei
volumi e considerata come la maggiore opera letteraria inglese del XVIII
secolo, Storia del declino e della caduta dell’Impero romano, specialmente al
capitolo 37.
Nel
proseguimento della sua esposizione, Padre Salvino commentò sul movimento
ascetico-monastico quando trattò l’argomento il deserto verso la Città.
Successivamente, diede una spiegazione sui centri maggiori cristiani e pagani
del movimento ascetico-monastico. Il fronte occidentale è rappresentato in
questi secoli antichi dallo stile della vita monastica istituita da Agostino d’Ippona
a Cassiciacum intorno all’anno 386. Sull’altro fronte, quello orientale, con i
vari centri di Costantinopoli, Alessandria ed Antiochia, si trovano tutti gli
elementi che comprendono la tradizione monastica orientale. La Vita Antonii (La
Vita di Antonio Abate) del grande Atanasio di Alessandria (292-373) rimane la
pietra miliare per la vita consacrata. Infatti, Antonio, avendo ascoltato il
passo del Vangelo: “Se vuoi essere
perfetto, va’, vendi tutto quello che possiedi, dallo ai poveri e vieni, seguimi, e avrai un tesoro
nei cieli (Mt 19,21)”. Il giovane Antonio distribuì alla gente del suo
villaggio i campi che aveva ereditato dai genitori, e riservò una somma per sua
sorella. Ascoltò poi la frase “Non
preoccupatevi del domani (Mt 6,34)” e allora donò il denaro che gli restava
ai poveri e iniziò a praticare la vita ascetica nel deserto egiziano.
Questa
bellissima esposizione dell’amico padre e professore Salvino mi ha fatto
rivivere e capire bene la splendida introduzione che San Giovanni Paolo II da
sulla vita consacrata, esattamente nella sua esortazione post-sinodale sulla
vita consacrata e la sua missione nella chiesa e nel mondo, Vita consacrata: “La vita consacrata, profondamente radicata
negli esempi e negli insegnamenti di Cristo Signore, è un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello
Spirito. Con la professione dei
consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù – vergine, povero e
obbediente – acquistano una tipica e permanente ‘visibilità’ in mezzo al mondo,
e lo sguardo dei fedeli è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio che
già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli. Lungo i
secoli non sono mai mancati uomini e donne che, docili alla chiamata del Padre
e alla mozione dello Spirito, hanno scelto questa via di speciale sequela di
Cristo, per dedicarsi a Lui con cuore ‘indiviso’ (cfr 1 Cor 7, 34). Anch’essi hanno lasciato ogni cosa, come
gli Apostoli, per stare con Lui e mettersi, come Lui, al servizio di Dio e dei
fratelli. In questo modo, essi hanno contribuito a manifestare il mistero e la
missione della Chiesa con i molteplici carismi di vita spirituale e apostolica
che loro distribuiva lo Spirito Santo, e di conseguenza hanno pure concorso a
rinnovare la società (nro. 1)”.
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