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 sabato 22 dicembre 2018

A RICORDO

Messina – 34° Anniversario della repentina dipartita del grande poeta Nino Ferraù

di Alfonso Saya


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È doveroso ricordare, in occasione del 34° Anniversario della repentina dipartita del grande poeta Nino Ferraù, due giorni dopo il “Canto del Cigno” cioè il primo e ultimo incontro con i docenti del Circolo didattico di Rometta (ME), doveva seguire l’incontro con gli alunni (due incontri si erano già svolti a Messina, nelle Scuole Elementari del Rione “Aldisio”), dopo l’approvazione della proposta “Il poeta a Scuola”, presentata dal sottoscritto, e pubblicata dalla “Gazzetta del Sud”. Deceduto il 23 dicembre 1984, è doveroso ricordarlo, dicevo, perché un grande poeta, una “gloria di Messina, non apprezzato in vita, ‘Nemo propheta in Patria’. Nino Ferraù, si può definire “uomo poeta”, poiché la sua poesia sgorgava, come ampolla d’acqua sorgiva, dalla sua vita e dalle sue azioni, sicché vita e poesia erano un binomio inscindibile o meglio, un tutt’uno. Non vi era, in lui, incoerenza tra la vita e la poesia, perché in lui non si riscontrava carenza di umanità e di azione poetica, spirava, anzi, umanità da tutti i pori, aleggiava il soffio della poesia che, come la sua vita, era sentimento, slancio, altruismo, dedizione, amore.

La poesia, come diceva lui, bisogna personificarla, farla circolare nella vita, come il sangue, farla vivere nelle azioni. Se la vita non è poesia non vi è poesia nei versi, come da un terreno arido, senza la linfa vitale dell’humus, non può nascere un fiore. La poesia, ribadiva, sempre, Nino Ferraù, non è soltanto un modo di scrivere ma un modo di vivere e raccontava, a proposito, l’aneddoto di quella donnetta che si era presentata alla Radio dove lui, ogni giovedì, declamava le sue poesie, dicendogli: “So che la Radio ha aperto una sottoscrizione per la Banca degli occhi, ebbene sa, io ho due occhi, uno mi basta per guardare il mondo...l’altro lo potrò cedere!”. A queste parole, diceva l’indimenticabile Nino, mi son sentito piccolo, piccolo ed ho considerato quella donnetta, una poetessa, poiché ha portato il Vangelo nella vita! Amo diceva, ancora, la poesia delle parole, ma amo e apprezzo di più la poesia delle azioni, e la Poesia deve essere la vera rigeneratrice della vita perché, oggi, l’inquinamento non è soltanto nell’atmosfera, l’inquinamento è nei pensieri, nelle coscienze e la poesia, quindi, deve essere ‘il Depuratore spirituale’.

I giovani sono stati immessi nei viali del tramonto di tutte le idealità, sono stati diseducati ed inalberano la dissacrazione di tutto e trovano sfogo nella violenza e nella droga e frequentano le “discoteche “assassine”, appunto perché si spaccia la droga e i giovani amano lo “sballo” e i “paradisi arificiali”. Nino Ferraù ha combattuto, soprattutto, per i giovani, per accendere, mediante la poesia, le idealità e i Valori imperituri, dello Spirito, i senza dei quali, la vita diventa un “deserto”, arida e vuota. Preferiva morire che vivere senza Ideali, senza passioni, senza slanci, senza dedizioni, senza ribellioni. Temeva l’aridità, la vecchiaia del cuore che è peggiore di quella degli anni. È nostra legge, questo era il suo Motto, far della vita una “sublime Musica” o un “sublime Silenzio”. AMARE o NON ESISTERE, CECARE LA PACE E NON TEMERE LA GUERRA, INGRANDIRSI O SPARIRE, O TUTTO O NULLA, O IN ALTO O SOTTOTERRA! Per il grande poeta Nino Ferraù, la Poesia era vita, anima, comprensione, sensibilità, fraternità, Amore per cui, diceva, che GESU’ CRISTO è il PRIMO POETA. Fu il fondatore dell’ASCENDENTISMO per difendere la Poesia dalla cieca forza del materialismo invadente che vuole seppellirla, soffocarla nelle sue spire, ma non ci riuscirà, poiché la Poesia non può perire... rinasce sempre, come la ginestra sulla lava.


 


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