Mentre
lavoravo all’Ospedale Mater Dei, ho incontrato la mamma di don Joshua Muscat.
Ma chi era precisamente don Joshua? Don Joshua proveniva dalla cittadina di
Nadur sita nell’isola di Gozo, l’Isola della gioia. È nato il 7 febbraio del
1982 da genitori cattolici praticanti, laboriosi e assai intelligenti. Da
bambino, Joshua frequentò la scuola materna statale e la primaria nel Villaggio
di Nadur. Poi, come adoloscente, nell’anno 1982 si iscrisse alla secondaria
presso il seminario del Sacro Cuore di Gesù a Rabat-Victoria, Città capitale
dell’Isola di Gozo. Passò, quindi, al liceo classico e al quinquennio teologico
totalizzando sempre una collocazione scolastica di prim’ordine fino alla
Consacrazione Sacerdotale che avvenne il 30 giugno 2007 nella parrocchia del
suo Paese parato a festa.
Don
Joshua aveva un forte legame con l’Italia. Don Joe Galea conobbe Joshua quand’era
liceale, nell’estate del 2000, a Gozo. Qualche anno dopo, gli parlò del suo
Centro Sportivo e della Parrocchia della quale sognava di diventare Pastore, perché
si era aperto il discorso con l’arcivescovo di Torino in vista dell’età
canonica che incombeva sul parroco sottoscritto. A Joshua, parlò così bene
della sua futura collocazione pastorale e con un entusiasmo così toccante che
lo studente di teologia non tardò di infiammarsi e fare la richiesta all’anziano
vescovo Nicola Cauchi di essere inviato a Torino per l’anno di stage che subito
gli profetizzò: “Mi sa tanto che tu
finirai col fermarti lassù come don Joe … Figliolo, preparati bene per fare il
bravo, perché a Torino la vita del prete non è rose e fiori … come da noi!”.
Joshua
venne davvero nella diocesi torinese. La prima volta da studente, per vivere un
anno intero e intense dal settembre 2005 a metà settembre 2006. A Torino,
Joshua svolse una grandissima attività. Catechismo ai fanciulli, catechesi e
assistenza agli sportivi, campi della gioventù, esercizi spirituali, incontri
con gli anziani e poi tre mesi nella Comunità di recupero dei tossicodipendenti
Nikodemo per affezionarsi alla pastorale degli ultimi. La partenza per Malta a
fine stage aveva accresciuto nel giovane la voglia matta di essere mandato, una
volta prete, proprio dal don Joe che nel frattempo era stato ufficialmente
nominato a succedere don Paolo Gariglio come parroco. Nei due anni di studio e
di attesa, Joshua pregò tanto il Signore e anche il suo vescovo per poter
coronare il sogno.
Ma
l’uomo propone e Dio dispone. L’8 febbraio 2007 accade l’impensabile. Don Joe,
causa un carcinoma fulminante, cessa di vivere in questo mondo! Era il giorno
quattordici, martedì, quando una folla di 164 parrocchiani accompagnava la
salma del sacerdote a Gozo per la sua sepoltura. Giornate tremende per la
Comunità Parrocchiale dove don Joe era assurto a Pastore. E anche per la
Diocesi di Gozo! Quella folla in lacrime, ma senza parole, invocava pure dal vescovo
Mario Grech l’invio a Nichelino dell’amato giovane Joshua, ormai diacono,
affinché l’opera di don Joe potesse continuare … Consegnava, intanto, la salma
di don Joe ucciso dal cancro. Il vescovo lo capì e Joshua, una volta prete, fu
inviato anche lui a Torino. Giunse dopo un viaggio-pellegrinaggio ai piedi
della Vergine di Lourdes; il 16 settembre 2007 fu, nuovamente, don Paulo
Gariglio a essere ritornato come titolare della Parrocchia dopo la morte di don
Joe a presentarlo al popolo della Comunità.
A
Nichelino, don Joshua stupì subito piccoli, grandi e anziani per la bontà, la
capacità di ascoltare e, soprattutto, per la sua profondità spirituale. Il
confessionale gli si assiepò immediatamente non solo di fanciulli e adolescenti,
cosa ovvia quando arriva un prete giovane, ma anche di gente matura e anziana,
cosa, invece, più rara, perché le persone mature d’età o anziane in genere
preferiscono un sacerdote pari negli anni. Era uno spettacolo straordinario
quello, anche tenendo conto del vento che spira attorno al sacramento della
Misericordia! Don Muscat è, immediatamente, apparso a tutti dotato della saggezza
del giovane profeta Daniele (Dn 13,50). La gente lo riconobbe: è il profeta
atteso!Purtroppo,
anche don Joshua, un sacerdote zelante per Gesù e la sua chiesa, si ammalò gravemente.
Si può morire a 27 anni lasciando come ricordo il proprio sorriso? Sì, proprio
sì. Don Joshua Muscat, prete maltese scomparso alla fine di agosto 2009, dopo
una breve ma tremenda malattia, ci ha fatto ricordare che la santità non ha
anni. Se uno si collabora con la grazia divina, in ogni situazione della vita,
si può volare nell’amore di Dio.
In
questa bellissima preghiera, che s’intitola Preghiera del Sacerdote ai piedi
della Croce, composta da don Joshua stesso nei suoi ultimi giorni terreni,
dimostra veramente che il sacerdote può raggiungere di sicuro la santità sacerdotale
in soli 26 mesi di ministero sacerdotale! Questa è, in breve, la storia di don
Joshua, il pretino santo Gozitano, che ha data tantissimo agli italiani, ai
torinesi! Carissimo don Joshua, dalla tua dimora del cielo, prega per tutti
noi, specialmente noi, sacerdoti e persone consacrate, per servire ottimamente
Cristo e la sua santa chiesa come gli hai serviti benissimo tu! Amen.
Eterno
Padre,
Tu
hai mandato tuo Figlio sulla terra
Per
portare la croce sulle proprie spalle,
Accendi
in me lo Spirito.
Che
mi hai dato come dono il giorno dell’Ordinazione,
Così
che di fronte alla mia croce
Non
si attenui la mia fede,
Non
si spenga la mia speranza
E
sia l’amore a guidarmi.
Certe
volte non capisco perché
Non
trovo risposte alle mie tante domande ...
Ma
so che mi ami
Come
hai amato tuo Figlio.
Questo
tuo Amore verso di me
Riempi
il mio cuore con la pace e il coraggio,
Per
proseguire dentro di me
Le
sofferenze che mancavano a tuo Figlio.
O
Dio misericordioso, fai, ti prego,
Che
quando celebro l’Eucaristia sull’Altare,
Io
non sia solo il Sacerdote che offre,
Ma,
soprattutto, una vittima che si dà
Perché
sono certo che le sofferenze odierne
Non
sono niente in confronto. Alla Gloria che ci si mostrerà. Amen.