mercoledì 7 novembre 2018
NUOVE NORME ETICHE
L’intelligenza artificiale potrà essere una minaccia?
di Redazione
Dai
replicanti di Blade Runner fino alle diaboliche macchine di Matrix, la
fantascienza ha sempre dipinto l’intelligenza artificiale come una minaccia per
il genere umano pronta a prendere il sopravvento. Un rischio che ormai non
appare poi così irreale, se pure i pionieri come Bill Gates, Elon Musk e
Stephen Hawking si sono più volte pronunciati sui possibili rischi derivanti
dallo sviluppo delle macchine. Pericoli da cui possiamo ancora difenderci
usando l’intelligenza umana, come spiega Marcello Restelli, docente di machine
learning del Politecnico di Milano, nella nuova puntata della rubrica video
#IlPOLIMIrisponde. Il pericolo legato all’intelligenza artificiale sarà tanto
più grande quante più decisioni importanti demanderemo alle macchine, spiega
Restelli: “non ci dobbiamo preoccupare tanto dell’intelligenza
artificiale, quanto della mancanza di intelligenza naturale” dell’uomo.
Per
far sì che le macchine non si trasformino in un boomerang, dovremo stabilire “nuove
norme etiche”. L’intelligenza artificiale, del resto, non è un’entità sovrumana
e incontrollabile, ma solo “un insieme di
codici software che permettono a una macchina di prendere decisioni in modo
autonomo”, ricorda l’esperto. La più innocua è la cosiddetta “intelligenza artificiale debole, che si
occupa di risolvere problemi
specifici come giocare una partita a scacchi, tradurre un testo o guidare un’auto:
sono compiti precisi e formalizzati per
cui le tecniche disponibili sono già molto sviluppate e permettono di ottenere performance
paragonabili a quelle degli umani se non addirittura superiori”. Maggiore
attenzione va, invece, prestata alla “intelligenza artificiale forte, che
richiede di sviluppare capacità più complesse come la creatività, il pensiero
astratto e l’inventiva. “Questa –
ammonisce Restelli – potrebbe portare a
una intelligenza artificiale superiore a quella umana: il timore è che possa
manipolare il nostro comportamento”.
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