UN GIORNO DA RICORDARE
A CACCIA PUÒ ACCADERE DI TUTTO
di Armando Russo
Ogni cacciatore, con 15 o 20
anni, di caccia sulle spalle, potrebbe scrivere un grande libro. Molti
preferiscono, conservare le loro storie, nel ripostiglio della mente, tra i
ricordi più belli, che a volte tornano, nei sogni del cacciatore anziano.
Anch’io, nella mia trentennale attività venatoria, ne ho vissute tante. Ogni
tanto, ne racconto qualcuna, al mio nipotino Adriano, che l’ascolta volentieri,
perché, ama il nonno, e le sue storie. Quello che è successo al mio amico
Mimmo, compagno di caccia a conigli, è un caso più unico che raro. Domenica 18 ottobre 2011 avevo, appena, finito di fare
colazione e mi ero seduto nella mia poltrona preferita per gustarmi qualche
articolo dell’ultimo numero de “L’Espresso”. Dopo alcuni minuti
squilla il telefono, ho un sussulto, penso.. chi sarà mai? Di malavoglia mi alzo dalla
poltrona e afferro con disappunto la cornetta del telefono. “Ciao Turi, sono Cecilia. Mi devi
fare una cortesia. Devi
portare il doppione delle chiavi della macchina a Mimmo, che si trova a caccia
a Monte Venere (sopra Taormina, 900 mt. slm.), perché si sono bloccate le
portiere con le chiavi dentro la macchina”. Tiro un sospiro di
sollievo, perché, sul momento,
avevo pensato che gli fosse successo qualcosa di grave (Cecilia è sua moglie). Faccio, appena, in tempo a cambiarmi
le scarpe e a prendere le chiavi della macchina, che Cecilia è, già, dietro la porta di casa
mia.. con le chiavi.
In meno di mezz’ora sono sul luogo
dove il mio amico è solito lasciare la macchina quando va a caccia. Quando
sbuco dall’ultima curva, me lo
trovo di fronte. Lui, che è di bassa statura, in quel momento, mi sembra ancora
più piccolo, ha l’aria dimessa e mi appare quasi mortificato. In un lampo balza ai miei
occhi l’immagine di quel
cacciatore e il suo cane, le cui gesta venatorie venivano istoriate sulle copertine dei quaderni di
scuola di un tempo che fu. Ricordo, ancora, la prima filastrocca: Pizzonero va in campagna, Codaritta l’accompagna..
Scendo dalla macchina e cerco di resistere,
ma non ce
la faccio ed esplodo in un’affettuosa e cordiale risata, al povero Mimmo
non gli resta che consentire. Era successo che Mimmo era sceso dalla macchina per vedere com’era
meglio parcheggiarla. “Fragolina”, una stupenda
cirneca, vistasi chiusa in macchina, presa dalla frenesia di scendere per dar
sfogo al suo istinto di scovare ed inseguire conigli, comincia a zampettare sul
vetro e sulla portiera della macchina, finché, con un colpo maldestro di una
zampetta, colpisce il pomello della sicura. È fatta! “Fragolina” rimane bloccata in
macchina assieme a cartucce, fucile e chiavi. All’amico Mimmo,
sconsolato, non resta che telefonare da una casa nelle vicinanze per chiedere
aiuto alla moglie.
È una splendida giornata, piena di luce e di
tepore, dopo il temporale di due giorni prima. Nel cielo brandelli di nuvole
residue scivolano via verso oriente. L’aria è profumata: sa di origano e nipitella.
Ai miei piedi l’istmo di Naxos s’insinua, come un
aculeo, nel ventre molle dello Jonio. Alla mia destra l’Etna che, con il suo
nuovo cappellino bianco di neve fresca, troneggia, incurante, di tutto e di tutti.
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