RICERCA SCIENTIFICA
Tumori, nel 2020 si vivrà il 37% in più rispetto al 2010
di Redazione
Nel
2020, gli italiani che vivranno dopo aver affrontato una diagnosi di tumore,
recente o lontana nel tempo, saranno 3,6 milioni, il 37% in più rispetto al
2010. Il dato è contenuto nello studio coordinato dall’Istituto Nazionale
Tumori CRO di Aviano in collaborazione con Regione Veneto, Istituto Superiore
di Sanità, Airtum e finanziato da AIRC che è parte del progetto Prevalenza e
Guarigione dei Tumori in Italia. La ricerca, di grande interesse
socio-epidemiologico, è stata pubblicata sull’ultimo numero della rivista
internazionale “BMC Cancer”. “Le persone
con precedente diagnosi di tumore
erano il 4,6% di tutta la popolazione, nel 2010, e saranno il 5,7%, nel 2020
(un italiano su 17) – precisa Stefano Guzzinati, epidemiologo del Registro
Tumori del Veneto e primo autore dello studio –, 1,9 milioni saranno donne,
tra queste oltre 800 mila avranno affrontato una diagnosi di tumore della
mammella, 230 mila un tumore del colon retto e 170 mila uno della tiroide. Un
milione e 700 mila saranno gli uomini, un terzo avrà una diagnosi di tumori
della prostata, 280 mila un tumore del colon retto e 255 mila uno della vescica”.
L’incremento
di persone vive dopo una diagnosi tumorale è di circa il 3% l’anno, dovuto in
gran parte all’invecchiamento della popolazione e al miglioramento della
sopravvivenza dei pazienti oncologici. Come evidenzia Luigino Dal Maso,
epidemiologo del CRO di Aviano e coordinatore dello studio, “notiamo che non cambia molto il numero di
diagnosi recenti (da meno di 2 anni), mentre l’aumento è molto forte per il numero di quanti hanno affrontato la malattia da
lungo tempo: saranno quasi raddoppiati
nel 2020 rispetto al 2010 le persone cui è stato diagnosticato un tumore da
oltre 20 anni e saranno un quarto del
totale quelli con diagnosi da oltre 15 anni. Consideriamo, infine –
conclude Dal Maso –, che nel 2020, quasi
2/3 (il 64%) di queste persone, avrà avuto la diagnosi da oltre cinque anni,
circa il 40% da oltre 10 anni e 24% da oltre 15 anni. Tra questi ultimi, che
potremmo definire ex-pazienti, quasi tutti avranno raggiunto un’attesa di vita
simile a chi non ha affrontato una diagnosi neoplastica”.
Dallo
studio, è, altresì, emerso che gli ultra 75enni sono particolarmente
interessati da questo aumento: il 22% di tutti gli italiani in quella fascia di
età sono pazienti o ex-pazienti. Lo studio si avvale di metodi statistici
sviluppati dall’Istituto Superiore Sanità che sono diventati uno standard di
riferimento nel panorama internazionale. “Stimare
in modo accurato il carico sanitario oncologico nella sua interezza e
complessità – sottolinea Roberta De Angelis, coautore e ricercatrice del
Dipartimento di oncologia dell’Istituto Superiore di Sanità – è essenziale per rispondere alle sfide di
equità, appropriatezza e sostenibilità cui è sottoposto il sistema sanitario
nazionale”.
“L’oncologia assorbe circa il 50% del budget
della Sanità in tutti i Paesi industrializzati – commenta Diego Serraino,
direttore della struttura di Epidemiologia Oncologica del CRO –. Questo
studio fornisce un ulteriore tassello
utile agli epidemiologi e agli operatori di Sanità pubblica italiani. Ci auguriamo fornisca anche un contributo,
basato su solide evidenze empiriche, al ripensamento in atto delle linee-guida
per le visite di controllo e prevenzione da proporre molti anni dopo la
malattia. Questo sarà funzionale all’organizzazione
più efficiente dei servizi assistenziali indirizzati a molti pazienti e ai molti ormai ex-pazienti”.
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