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 domenica 11 marzo 2012

TEATRO STABILE “ZANCLE”

COMPAGNIA TEATRALE “LUNA GIALLA” – MATRIMONIO COMBINATO.. SEMPRE ROVINATO

di Lally Famà


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Commedia, davvero, esilarante quella che si è tenuta al teatro stabile “Zancle”, presso l’Istituto Sordomuti di Cristo Re, di Messina, sabato 10 marzo, alle ore 21,00.

L’Associazione culturale teatrale “Ledimigi” ha presentato, nell’ambito della V edizione della rassegna teatrale “Zancle”, premio Adolfo Celi, la commedia dialettale comico brillante Matrimonio combinato.. sempre rovinato, in due atti, di Calogero e Rosanna Maurici, messa in scena dalla compagnia teatrale “Luna Gialla”, di Pellaro (RC), con la regia di Bruno Latella, ospite della serata la nipote del compianto Adolfo Celi (nella foto), indimenticato attore messinese e maestro di teatro.

Il pubblico ha preso parte alla commedia votando insieme alla giuria di qualità, composta dal presidente Lillo Alessandro; Anna Chiofalo; Titty Mazza Grassi; Pippo Augliera; Pippo Crea e Filippo Scolareci, per l’assegnazione del premio “Adolfo Celi 2012”.

I protagonisti della pièce hanno saputo richiamare l’attenzione del loro pubblico con un tema di grande attualità: “Può il matrimonio tenere unita una coppia che con l’amore non ha proprio nulla a che vedere?”. O, per meglio intenderci, possono due esseri convivere solo per interesse economico, senza provare amore uno per l’altra?”. Ed ecco messe sulla scena due generazioni. La prima è quella composta da Mario e Regina Paternostro che, con l’aiuto del sensale Gregorio Raffinato (Iorio), trent’anni prima, giungeva all’altare per un matrimonio ‘combinato’ (il loro), come, spesso, accadeva nelle generazioni passate. I due davano alla luce il loro unico figlio, Salvatore, da sempre ‘nullafacente’, convinto di poter intraprendere, forse, un giorno, la carriera cinematografica. ‘Nato per fare l’attore’, come solo egli sosteneva, si crogiolava a tal pensiero, e viveva in casa con i genitori, ritenendosi ‘sprecato’ per perdersi dietro alla ricerca di un mestiere. Amato e viziato, all’inverosimile, solo, dalla madre Regina, che lo appoggiava e sosteneva in tutto e per tutto, Salvatore ha, di contro, un padre che non vede l’ora che se ne vada per i fatti propri.

I tre personaggi richiamano molto alla memoria un altro gruppo familiare, a molti noto, quello di Natale in casa Cupiello, commedia in tre atti di Edoardo De Filippo, dove l’indimenticabile scena della ‘zuppa di latte’ mattutina, apriva la commedia teatrale e dove quell’amorevole (ma esagerato) rapporto madre-figlio sembrava non volesse, mai, spezzare quel ‘saldo’, e impenetrabile da altri, cordone ombelicale.

Ma il desiderio del nostro Mario, affinché il figlio possa prender moglie per andarsene da casa, sembra avverarsi quando un giorno, all’improvviso (proprio mentre lo stesso sta rivolgendo al cielo una preghiera), si ripresenta lo stesso Iorio che un dì l’aveva maritato. Il sensale spera di farsi perdonare per quel matrimonio, mal riuscito e sopportato per trent’anni, sposandone, adesso, il figlio con una ragazza che cerca marito. La cosa è fatta! Catena, (questo è il nome della fanciulla destinata), ha un lavoro e questo permetterebbe a Salvatore di continuare la sua vita di eterno ‘nullafacente’. Unico neo di Catena è quello di essere, ‘oltremodo’, voluminosa: il suo peso si aggira attorno ai 150 kg. Ma questo non è un problema per Salvatore, perché lei lavora ed è questa la cosa più importante!

Ironia della sorte, però, anche per la seconda volta a Mario non rimane che la beffa!

Iorio, il sensale, riesce con due matrimoni a ‘ingabbiarlo’ con i fiocchi, perché la ragazza non appena contrae matrimonio perde il lavoro e, a questo punto, sulla famiglia Paternostro grava, anche, la nuora, perennemente.. ‘affamata’.

La commedia è un viavai di battute tra i genitori dei due neo sposi, che si contendono ognuno le virtù del proprio ‘frutto’, mentre rientrano sulla scena, anche, i mal riusciti neo sposi che si spiattellano, finalmente, in faccia tutto ciò, che fino a quel momento, non si erano mai detti, il tutto tra le risa del pubblico in teatro che fanno da corona all’intera serata, dove primeggia la figura di Regina, sostenuta e temperata da un Mario imperturbabile (dall’humour, quasi, inglese) e rassegnato a quella dura e ‘sopportata’ vita.

Ma qual è la vera morale e il senso della nostra commedia?

Proprio quello di mettere a confronto due generazioni, nelle quali non è stato il vero ‘Amore’ a far incontrare le due coppie, ma, mentre nella prima ha avuto voce un grande spirito di sopportazione e sacrificio, per il bene della famiglia e di un figlio, nella seconda storia, quella di Salvatore e Catena primeggiano un imperante egoismo insieme ad una perenne voglia di sognare, quindi, una conseguente rottura della storia, perché ad amarsi col cuore, ancora oggi, si fa grande fatica.

E questo è lo sfondo incontrastato dei giorni nostri.


 


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