OSSERVATORIO NAZIONALE PER IL MONITORAGGIO
Settimana mondiale della tiroide, il report dell’Osservatorio Nazionale
di Redazione
Un’adeguata
quantità di iodio è necessaria a prevenire le patologie tiroidee. I bambini di
Liguria, Toscana, Marche, Lazio e di alcune aree della Sicilia hanno raggiunto
la condizione di iodosufficienza, grazie all’utilizzo diffuso del sale iodato.
Anche la frequenza di gozzo in età scolare si è notevolmente ridotta nel nostro
Paese e oggi questa patologia può dirsi sconfitta in Liguria, Emilia Romagna,
Toscana, Lazio e Sicilia. Inoltre, il TSH neonatale, ossia il marcatore che
viene utilizzato nello screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito e che
indica lo stato nutrizionale iodico della popolazione dei neonati e,
indirettamente, delle loro madri, mostra un trend in netta discesa: 6.4% nel
2004, 5.9% nel 2015, 5.3% nel 2017. Sono questi i dati presentati al Ministero
della Salute, dall’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della
Iodoprofilassi in Italia-OSNAMI dell’ISS, nel corso della conferenza stampa di
presentazione della Settimana Mondiale della Tiroide.
“In tutte le fasi della vita la causa più
frequente di patologia tiroidea – spiega Antonella Olivieri, responsabile
dell’OSNAMI – è la carenza nutrizionale
di iodio. Poiché lo iodio non è prodotto dal nostro organismo, ma lo assumiamo
attraverso l’alimentazione, è facile comprendere che la prevenzione di molte
patologie tiroidee può essere realizzata con successo se viene garantito alla
popolazione un adeguato apporto nutrizionale di iodio. Con l’approvazione nel
2005 della legge n. 55, che prevede la vendita obbligatoria del sale iodato in
tutti i punti vendita, nonché l’utilizzo del sale iodato nella ristorazione
collettiva e nell’industria alimentare, è stato di fatto attivato un programma
nazionale di iodoprofilassi. Inoltre, il nuovo Piano Nazionale della
Prevenzione 2014-2018, che intende affermare con forza il ruolo centrale della
promozione della salute e delle azioni di prevenzione con l’obiettivo di
conseguire il più alto livello di salute raggiungibile nella popolazione, ha
incluso la ‘riduzione dei disordini da carenza iodica’ tra gli obiettivi di
interesse strategico per il Paese”.
Grazie
a questi provvedimenti presi a livello nazionale e grazie al lavoro dei medici
del territorio, delle Società Scientifiche e delle Associazioni dei pazienti,
che congiuntamente hanno promosso lo slogan “poco sale ma iodato”, oggi lo
stato nutrizionale iodico della popolazione è molto migliorato rispetto al
passato. I dati più recenti raccolti dall’OSNAMI, ottenuti grazie al lavoro sul
campo degli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo, indicano
chiaramente che la condizione di iodosufficienza, valutata attraverso la
misurazione della concentrazione di iodio nelle urine di campioni
rappresentativi di bambini in età scolare, è stata ormai raggiunta in molte
Regioni italiane.
Ma
i dati più incoraggianti riguardano il TSH neonatale. In accordo con quanto
stabilito dal WHO, solo se valori elevati di TSH neonatale (> 5.0 mU/L) sono
presenti in meno del 3% della popolazione neonatale residente in una certa area
si può parlare di iodosufficienza. “Grazie
alla collaborazione dei Centri di
screening neonatale regionali e interregionali attivi sul territorio – va
avanti l’esperta – sappiamo che, sebbene
la percentuale di valori elevati superi la soglia del 3%, il trend è in
significativa diminuzione: 6.4% nel 2004, 5.9% nel 2015, 5.3% nel 2017.
Tuttavia, non vi è dubbio che ulteriori sforzi devono essere fatti per
garantire la corretta assunzione di iodio in gravidanza, al fine di scongiurare
gli effetti negativi sullo sviluppo neuropsichico che possono essere causati
anche da un’esposizione a carenza iodica lieve”.
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