RIFLESSIONE
Che significato dare alla cultura popolare evangelizzata
di Giovanni Prestopino
Una
cultura popolare evangelizzata contiene valori di fede e di solidarietà che
possono provocare lo sviluppo di una società più giusta e credente. Non
possiamo ignorare che, negli ultimi decenni, si è prodotta una rottura nella
trasmissione generazionale della fede cristiana nel popolo cattolico. È innegabile
che molti si sentono delusi e cessano di identificarsi con la tradizione
cattolica, che aumentano i genitori che non battezzano i figli e non insegnano
loro a pregare, e che c’è un certo esodo verso altre comunità di fede. Le cause
di questa rottura sono la mancanza di spazi di dialogo in famiglia, l’influsso
dei mezzi di comunicazione, il consumo sfrenato che stimola il mercato, la
mancanza o per meglio dire l’assenza di una vera accoglienza cordiale verso i
più poveri da parte delle nostre istituzioni. È per questo che abbiamo bisogno
di riconoscere la Città, a partire da uno sguardo di fede che scopra quel Dio
che abita nelle case, nelle strade e nelle piazze. Promuovere la solidarietà,
la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia che nella Città
risulta, purtroppo, manchevole. Lo dobbiamo ammettere.
La
Chiesa ovvero tutti noi siamo chiamati a metterci al servizio di un dialogo
difficile. La Città produce una sorta di permanente ambivalenza, perché, mentre
offre ai suoi cittadini delle possibilità, appaiono anche numerose difficoltà
per il pieno sviluppo della vita di molti e noi qui, nella nostra Città, lo
notiamo, quotidianamente. Consapevoli di tutto ciò, dobbiamo immaginare e
promuovere spazi di preghiera con caratteristiche innovative, più attraenti e
significative per le popolazioni urbane, facendo comprendere che il senso
unitario e completo della vita umana che il Vangelo ci propone, è il miglior
rimedio ai mali della Città.
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