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 martedì 3 aprile 2018

SOLENNI CELEBRAZIONI

Triduo Pasquale nella Cattedrale di Messina

di Rosa Maria Lucifora


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Il Triduo Pasquale ha offerto occasione alla comunità dei fedeli messinesi di ascoltare in Cattedrale, alla presenza delle più alte autorità civili, due voci autorevoli: quelle dell’arcivescovo metropolitano, mons. Giovanni Accolla, e dell’arcivescovo Santo Gangemi, nunzio apostolico in Guinea e Mali, che si sono alternati nelle celebrazioni, affiancati dai componenti del Capitolo arcivescovile e da una schiera di giovani seminaristi. Non sono mancati il presidio delle Forze dell’Ordine, il generoso apporto dei volontari della Misericordia e della Protezione Civile, né le rappresentanze delle storiche confraternite: in particolare (come sempre nelle funzioni pasquali) i “Catalani”, i “Verdi”, i “Cavalieri del Santo Sepolcro”.

La mattina di giovedì 29 marzo, l’arcivescovo metropolita ha inaugurato solennemente il Triduo con la Santa Messa Crismale, con la quale la Chiesa Cattolica commemora l’unzione sacerdotale del Signore, con il rito suggestivo della benedizione degli olii (crismi) destinati ai sette Sacramenti. “Festa” del sacerdozio, è usualmente officiata dal metropolita e concelebrata da tutti i sacerdoti presenti che, simultaneamente, stendono la mano durante i momenti della consacrazione. Venerdì 30, mons. Accolla ha celebrato la funzione che, rievocando la passione e morte di Gesù, culmina nell’adorazione della Croce: al termine della funzione, l’arcivescovo Accolla, con l’arcivescovo Gangemi, un gruppo di sacerdoti e i seminaristi, si è unita alla Via Crucis delle veneratissime “Barette”. Infine, nella notte tra sabato 31 e domenica 1 aprile, ha guidato la veglia e la Messa della Resurrezione.

Domenica mattina, la Messa pontificale è stata celebrata dall’arcivescovo Santo Gangemi che aveva celebrato anche giovedì sera la cosiddetta Coena Domini, cioè la Santa Messa che commemora l’Ultima Cena: notoriamente, essa comprende il ‘lavacro dei piedi’, ripetendo il gesto di umile dedizione con il quale il Signore chiama gli Apostoli e, in effetti, per ogni Cristiano, è un ‘servizio’ d’amore senza il quale non v’è salvezza eterna. Al termine della funzione, con la reposizione del Santissimo si è aperta quell’attesa di lutto e contrizione che sfocia nella gioia, certa eppure ‘sconvolgente’, della Pasqua. La lunga ‘giornata’ liturgica, intensa per il ‘gregge’ e faticosa per i ‘pastori’ chiamati a un elevatissimo impegno omiletico, è stata sottolineata da raffinate esecuzioni musicali e corali, a cura di padre Giovanni Lombardo, il bravissimo maestro organista della Basilica; la ‘normale’ bellezza dell’edificio è stata accresciuta dalle artistiche decorazioni floreali degli altari, curate personalmente dal rettore, mons. Giuseppe La Speme.

In tanta e tale continuità di tradizioni, va segnalata una novità: la sosta in Piazza Duomo, qualche minuto prima della Messa di Pasqua, della famosa processione della ‘incontrata’, che quest’anno ha variato il percorso usuale per recuperarne – a quanto pare – uno antico: i simulacri di Gesù Risorto e Maria SS. della Mercede sono stati accolti sulla soglia della Chiesa da mons. Gangemi e da mons. La Speme, e onorati con un momento di preghiera mariana.


 


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