SOLENNI CELEBRAZIONI
Triduo Pasquale nella Cattedrale di Messina
di Rosa Maria Lucifora
Il
Triduo Pasquale ha offerto occasione alla comunità dei fedeli messinesi di
ascoltare in Cattedrale, alla presenza delle più alte autorità civili, due voci
autorevoli: quelle dell’arcivescovo metropolitano, mons. Giovanni Accolla, e
dell’arcivescovo Santo Gangemi, nunzio apostolico in Guinea e Mali, che si sono
alternati nelle celebrazioni, affiancati dai componenti del Capitolo
arcivescovile e da una schiera di giovani seminaristi. Non sono mancati il
presidio delle Forze dell’Ordine, il generoso apporto dei volontari della
Misericordia e della Protezione Civile, né le rappresentanze delle storiche
confraternite: in particolare (come sempre nelle funzioni pasquali) i “Catalani”,
i “Verdi”, i “Cavalieri del Santo Sepolcro”.
La
mattina di giovedì 29 marzo, l’arcivescovo metropolita ha inaugurato
solennemente il Triduo con la Santa Messa Crismale, con la quale la Chiesa
Cattolica commemora l’unzione sacerdotale del Signore, con il rito suggestivo
della benedizione degli olii (crismi) destinati ai sette Sacramenti. “Festa”
del sacerdozio, è usualmente officiata dal metropolita e concelebrata da tutti
i sacerdoti presenti che, simultaneamente, stendono la mano durante i momenti
della consacrazione. Venerdì 30, mons. Accolla ha celebrato la funzione che,
rievocando la passione e morte di Gesù, culmina nell’adorazione della Croce: al
termine della funzione, l’arcivescovo Accolla, con l’arcivescovo Gangemi, un
gruppo di sacerdoti e i seminaristi, si è unita alla Via Crucis delle
veneratissime “Barette”. Infine, nella notte tra sabato 31 e domenica 1 aprile,
ha guidato la veglia e la Messa della Resurrezione.
Domenica
mattina, la Messa pontificale è stata celebrata dall’arcivescovo Santo Gangemi
che aveva celebrato anche giovedì sera la cosiddetta Coena Domini, cioè la Santa
Messa che commemora l’Ultima Cena: notoriamente, essa comprende il ‘lavacro dei
piedi’, ripetendo il gesto di umile dedizione con il quale il Signore chiama
gli Apostoli e, in effetti, per ogni Cristiano, è un ‘servizio’ d’amore senza
il quale non v’è salvezza eterna. Al termine della funzione, con la reposizione
del Santissimo si è aperta quell’attesa di lutto e contrizione che sfocia nella
gioia, certa eppure ‘sconvolgente’, della Pasqua. La lunga ‘giornata’
liturgica, intensa per il ‘gregge’ e faticosa per i ‘pastori’ chiamati a un
elevatissimo impegno omiletico, è stata sottolineata da raffinate esecuzioni
musicali e corali, a cura di padre Giovanni Lombardo, il bravissimo maestro
organista della Basilica; la ‘normale’ bellezza dell’edificio è stata
accresciuta dalle artistiche decorazioni floreali degli altari, curate
personalmente dal rettore, mons. Giuseppe La Speme.
In
tanta e tale continuità di tradizioni, va segnalata una novità: la sosta in
Piazza Duomo, qualche minuto prima della Messa di Pasqua, della famosa
processione della ‘incontrata’, che quest’anno ha variato il percorso usuale
per recuperarne – a quanto pare – uno antico: i simulacri di Gesù Risorto e
Maria SS. della Mercede sono stati accolti sulla soglia della Chiesa da mons.
Gangemi e da mons. La Speme, e onorati con un momento di preghiera mariana.
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