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 domenica 20 maggio 2012

ASSOCIAZIONI

“SENZA BARRIERE” A FIANCO DEI DIVERSAMENTE ABILI

di Giovanni Tomasello


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L’Associazione di volontariato “Senza Barriere” nasce, ufficialmente, per atto costitutivo nel lontano 1995, ma alle spalle ha una lunga storia d’impegno nel mondo del volontariato a fianco delle opere benefiche compiute dalla “Caritas” diocesana. Volontariato che, in questo caso, si è incarnato nella condivisione di un unico obiettivo: “superare tutte le barriere che impediscono la piena partecipazione della persona disabile alla vita sociale!”. Barriere che, non solo sono architettoniche e che troviamo dappertutto nella nostra città, sia negli edifici pubblici che privati, lungo le strade, e oltre, ma anche barriere mentali che frenano, nei cosiddetti “normodotati”, come disse in un’intervista il presidente Nino Morabito: “Il rispetto verso gli altri, mancando l’educazione civica delle persone. Portiamo l’esempio dei posteggi riservati ai disabili, occupati da auto senza autorizzazione. Non si pensa che la persona disabile abbia difficoltà di movimento per cercarsi il posto. Dopo si rendono conto loro stessi quando gli capita qualcosa”.


A livello istituzionale vede un’attenzione verso questa problematica?


Abbiamo, sempre, cercato di sollecitare il comune a intervenire. Ma, a parte incontri, parole e promesse, di risultati concreti ce ne sono stati ben pochi. Abbiamo fatto una manifestazione pubblica due anni fa sulla presenza in città di barriere architettoniche, con partecipazione di assessori e altri, promettendo che la città si sarebbe messa in regola in quest’ambito. Però, ci troviamo punto e a capo”.


Come vedrebbe un assessorato, o altro organismo, che si occupasse, prettamente, di disabilità?


Abbiamo, anche, chiesto di aprire uno ‘Sportello sulla disabilità’. E, qui, vorrei ricordare che, fino a qualche mese fa, i servizi sociali erano ubicati in un locale in via Felice Bisazza, dove, per entrare, c’erano, almeno, dodici gradini. Quindi, come si può vedere, un ufficio che si interessa, anche, a loro, proibito ai disabili. E questo ci dà l’idea della sensibilità da parte delle istituzioni verso queste persone. Noi continuiamo la nostra battaglia, ma, purtroppo, a Messina i diritti delle persone con disabilità sono, completamente, calpestati, sia a proposito, come abbiamo detto, delle barriere architettoniche, ma, anche, dei parcheggi riservati e non rispettati, di assistenza domiciliare, sanitaria, di assistenza alle famiglie. Per non parlare delle insegnanti di sostegno che, ogni anno, vengono ridotte di numero. E, poi, altra cosa che ci preoccupa è la fine che questi ragazzi faranno una volta che i genitori non ci saranno più. Chi si occuperà di loro? Eppure, sono cittadini come tutti gli altri, con uguali diritti”.


L’integrazione, aggiungiamo noi, è, ancora, molto lontana. Eppure, basterebbero, e questo trapela dalle parole del presidente Morabito, una maggiore sensibilità, sia da parte della cittadinanza che da parte delle istituzioni.


A proposito di questo vorrei citare le parole pronunciate da un nostro associato, il vice presidente Nino Fiannacca diventato disabile dopo un incidente automobilistico, durante la “Terza Giornata Internazionale” dei diritti delle persone con disabilità, che si è svolta a Messina lo scorso 3 dicembre: “Se cambiamo prospettiva e guardiamo il disabile da un’ottica di rispetto per i parcheggi, per le barriere architettoniche, ad esempio, rispetto per ogni cosa, e lo guardiamo in una prospettiva di uguaglianza, allora, il percorso verso l’integrazione nella società, nella scuola e nel lavoro sarà molto più semplice. La mancanza di questo rispetto, quasi sempre, poggia su un pregiudizio di fondo: giudicare il disabile come non utile alla società, solo perché è in carrozzina, solo perché è diverso dal “normale”. Ma chi e che cosa è “normale”? Non credo che essere normale sia camminare bene. Non abbiamo bisogno di assistenzialismo fine a se stesso, però, a volte un aiuto da parte dell’amministrazione comunale e di tutti i cittadini è necessario, specialmente, per quelle famiglie che hanno figli disabili molto gravi, cui devono badare ogni giorno”.


Le associazioni che sono state presenti il 3 dicembre 2011, a Piazza Cairoli, in quell’occasione solenne, stilarono un documento dove chiedevano e chiedono cose molto semplici e precise: efficienti servizi sociali; buona assistenza ai disabili e alle loro famiglie; attività fisioterapica; maggiori insegnanti di sostegno; centri diurni; una città senza barriere architettoniche; posteggi riservati; assistenza quando rimarranno soli senza più genitori.


 


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