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 sabato 17 febbraio 2018

MALTA

La Quaresima... il riscaldamento dei nostri cuori

di Fra Mario Attard


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Più leggo il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima di questo anno, più mi viene nel mio cuore questa relazione assai intima fra la Quaresima e il riscaldamento del cuore. Sfortunatamente, i nostri cuori si sono raffreddati. Intorno ai noi e nelle nostre rispettive società, troviamo quel senso triste “dell’amore soffocato”. Quando la carità scarseggia, allora si rischia il raffreddamento umano e spirituale. Quante persone, come dice il Papa nel suo messaggio, sono vittime della loro morbosa “avidità per il denaro”? Quando saremo disposti e, soprattutto, umili, ad ammettere che il denaro è la maledetta “radice di tutti i mali” (1 Tm 6,10)? E quando dio Mammona diventa il mio signore non è ovvio che la mia vita diventa una desolazione intera? Non diventa poi una battaglia feroce e inumana contro chi osa disturbare il mio conforto? Specialmente, il “bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non corrisponde alle nostre attese”? Come posso pretendere di vivere nella felicità quando mando via, a quel paese, il nostro Signore Gesù Cristo stesso che incontro nei poveri che mi stanno attorno?

Il pauroso effetto del “trono di ghiaccio”, secondo la descrizione dantesca dell’inferno, è anche visibile dal trattamento barbaro dell’ambiente. Se, come dice il Pontefice, “la terra è avvelenata da rifiuti gettati per incuria e interesse; i mari, anch’essi inquinati, devono, purtroppo, ricoprire i resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate; i cieli… che sono solcati da macchine che fanno piovere strumenti di morte”, come possiamo pretendere che la benedizione di Dio resta su di noi? E, al di sopra di tutto, se la comunità cristiana stessa si raffredda come il nostro mondo sofferente possa mai godere della speranza che vince il male? Non è vero, come dice Francesco, che nelle nostre comunità ecclesiali c’è il malessere della “mancanza di amore”? Cioè quel malore “dell’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce a occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario”?

Il Papa, nella vicinanza alla gente, ci dà i suoi semplici ed efficaci suggerimenti. Per far sì che prevalga l’amore su questo cancro spirituale ed esistenziale che si chiama raffreddamento del cuore, occorre dedicare tempo alla preghiera, l’elemosina e il digiuno. Per Papa Francesco, nella preghiera “permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita”. Poi, ci insegna il Papa, l’esercizio dell’elemosina “ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio”. Ed ecco il grido del Papa vicino ai poveri: “Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa”.

Infine, il riscaldamento dei nostri cuori avviene anche tramite il digiuno. Difatti, ci dice il Papa, “il digiuno, … toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame”. Questo bellissimo messaggio di Papa Francesco mi fa ricordare la splendida riflessione per la Quaresima intitolata Il bene della carità, tratta dai “discorsi” del Papa San Leone Magno.

Nel vangelo di Giovanni il Signore dice:Da questo, tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35). E nelle lettere del medesimo apostolo si legge: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio; chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama, non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1 Gv 4, 7-8). Si scuotano, perciò, le anime dei fedeli, e con sincero esame giudichino gli intimi affetti del proprio cuore. E se nelle loro coscienze troveranno qualche frutto di carità, non dubitino della presenza di Dio in loro. Se poi vogliono trovarsi maggiormente disposti a ricevere un ospite così illustre, dilatino sempre più l’ambito del loro spirito con le opere di misericordia. Se, infatti, Dio è amore, la carità non deve avere confini, perché la divinità non può essere rinchiusa entro alcun limite.

Carissimi, è vero che per esercitare il bene della carità ogni tempo è appropriato. Questi giorni, tuttavia, lo sono in modo speciale. Quanti desiderano di arrivare alla Pasqua del Signore con la santità dell’anima e del corpo si sforzino al massimo di acquistare quella virtù nella quale sono incluse tutte le altre in sommo grado, e dalla quale è coperta la moltitudine dei peccati. Dobbiamo prepararci a celebrare il mistero più alto di tutti, il mistero del sangue di Gesù Cristo che ha cancellato le nostre iniquità, facciamolo con i sacrifici della misericordia. Ciò che la bontà divina ha elargito a noi, diamolo anche noi a coloro che ci hanno offeso. La nostra generosità sia più larga verso i poveri e i sofferenti perché siano rese grazie a Dio dalle voci di molti. Il nutrimento di chi ha bisogno sia sostenuto dai nostri digiuni. Al Signore, infatti, nessun’altra devozione dei fedeli piace più di quella rivolta ai suoi poveri, e dove trova una misericordia premurosa là riconosce il segno della sua bontà.

Non si abbia timore, in queste donazioni, di diminuire i propri beni, perché la benevolenza stessa è già un gran bene, né può mancare lo spazio alla generosità, dove Cristo sfama ed è sfamato. In tutte queste opere, interviene quella mano che spezzando il pane lo fa crescere e distribuendolo agli altri lo moltiplica. Colui che fa l’elemosina la faccia con gioia. Sia certo che avrà il massimo guadagno, quando avrà tenuto per sé il minimo, come dice il beato apostolo Paolo: “Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente, e farà crescere i frutti della vostra giustizia” (2 Cor 9, 10), in Cristo Gesù nostro Signore, che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

Come ci dice San Giovanni Paolo II, nella sua lettera apostolica sul santo Rosario, Rosarium Virginis Mariae, il Rosario ci conduce alla carità.È poi preghiera di pace anche per i frutti di carità che produce. Se ben recitato come vera preghiera meditativa, il Rosario, favorendo l’incontro con Cristo nei suoi misteri, non può non additare anche il volto di Cristo nei fratelli, specie in quelli più sofferenti” (nro. 40). Poi Papa Francesco, nell’udienza del 26 ottobre 2016, ci ha insegnati che il Rosario “è una sintesi della Divina misericordia. Nei misteri del Rosario, con Maria, contempliamo la vita di Gesù che irradia la misericordia del Padre stesso. Rallegriamoci del Suo amore e del perdono, accogliamolo negli stranieri e nei bisognosi, viviamo ogni giorno del Suo Vangelo”. Completamente incoraggiati da questi forti insegnamenti di due giganti Pontefici sul santo Rosario, perché non riscaldare i nostri cuori e partecipare, a partire da domenica 18 febbraio, al santo Rosario recitato da Papa Francesco su Radio Vaticana tutti i giorni alle ore 20.00? Non dimentichiamoci che il Rosario ci riaccende il fuoco della carità nei nostri cuori!


 


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