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 sabato 17 febbraio 2018

ECONOMIA SOCIALE

Catania – Incontro dei giornalisti con il prof. Stefano Zamagni

di Redazione


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L’“UCSI” di Catania, “Unione Cattolica Stampa Italiana”, in collaborazione con l’Associazione “FuturLab”, che tende a promuovere una dinamica e operativa coscienza sociale per l’effettiva ricerca del bene comune, hanno promosso un incontro con il prof. Stefano Zamagni, docente di Economia all’Università di Bologna e tenace sostenitore dell’Economia sociale che in Italia è stata soffocata dall’economia politica, lasciando nell’ombra i maestri del vero bene comune: Antonio Genovesi e il suo discepolo Giacinto Dragonetti. L’incontro è stato preceduto dalla presentazione della lodevole testimonianza della cooperativa sociale “Le terre del Tau”, guidata dall’avv. Guido Minà con il positivo coinvolgimento dei ragazzi Down.

Il presidente di “FuturLab”, Antonio La Ferrara, nel messaggio di saluto ha introdotto il tema proposto, quanto mai attuale per un reale progresso e sviluppo della società assegnando all’economia una dimensione sociale che la nobilita a differenza del pervasivo consumismo che provoca sprechi e scompensi sociali. Il presidente dell’“UCSI” di Catania, Giuseppe Adernò, ha evidenziato come la presenza dei giornalisti all’incontro ed il riconoscimento dei crediti formativi contribuiscono a una maggiore consapevolezza nell’uso corretto dei termini e delle prassi del vivere sociale.

Il prof. Zamagni ha presentato l’opera del napoletano Antonio Genovesi (1713-1760), scrittore, filosofo, economista e sacerdote, docente di metafisica all’Università di Napoli, dopo Giambattista Vico e nel 1745 passò all’etica e, quindi, titolare della prima cattedra di Economia “Commercio e meccanica” istituita con fondi privati dal toscano Bartolomeo Intieri. Genovesi divenne un autore fondamentale per la tradizione italiana e non solo; le sue Lezioni di commercio o sia di economia civile, fatte in italiano e non più in latino, pubblicate nel 1765 sono considerate una delle prime opere scientifiche in materia economica tradotte in spagnolo e in francese. Il Genovesi cercò, così, di indicare la via per alcune riforme fondamentali nel settore dell’istruzione, dell’agricoltura, della proprietà fondiaria, del protezionismo governativo su commerci e industrie.

Prendendo coscienza della decadenza culturale, materiale e spirituale, dopo l’illuminismo, si rese conto della necessità di intervenire per riportare le arti, il commercio e l’agricoltura a nuovi splendori, apportando nel nuovo panorama culturale italiano, la voglia di cercare mediante studi ed esperimenti il concetto della pubblica felicità, così da far uscire l’uomo dallo stato di “oscurità”. L’economia doveva servire ai governi non solo per alimentare la ricchezza e la potenza delle nazioni, argomento cardine della filosofia smithiana, ma per favorire il benessere sociale è ancor più necessario promuovere la cultura e la civiltà.

Mentre nelle sue opere filosofiche, Genovesi persegue un compromesso tra idealismo ed empirismo, cercando a ogni costo di salvare gli essenziali valori religiosi della filosofia cristiana, da “economista” sostiene che anche le donne e i contadini abbiano diritti alla cultura, poiché questa è uno strumento fondamentale per realizzare l’ordine e l’economia nelle famiglie, e di conseguenza nella società, è, inoltre, importante anche l’educazione degli uomini e, in particolar modo, lo sviluppo delle arti e delle scienze, contrapponendosi all’idea di Rousseau per il quale il progresso costituisce la fonte di tutti i mali. Nei suoi scritti, affronta tematiche importanti come i problemi di debito pubblico, l’inflazione e la circolazione monetaria, denunciando anche la presenza di molti arricchiti che vivono esclusivamente di rendita.

Eppure, Antonio Genovesi è poco conosciuto e poco studiato in Italia, dove prende il sopravvento e domina incontestata l’economia politica proposta da Adam Smith che promuove la ricchezza delle nazioni nel contesto di una macroeconomia a scapito del cittadino. Inoltre, il prof. Zamagni ha fatto notare come, mentre tutti conoscono il volume “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria, suocero del Manzoni, pochi conoscono che il marchese Giacinto Dragonetti (1738-1818), giurista abruzzese e avvocato fiscalista, laureato alla cattedra di Genovesi a Napoli, e, nel 1792, magistrato della Monarchia di Sicilia, la seconda carica per importanza dopo quella di viceré, scrisse in riposta al Beccaria: “Delle virtù e dei premi”, un pamphlet del 1766, ristampato l’anno seguente in francese e, nel 1769, persino in russo , ma rimasto sconosciuto in Italia.

La ricerca della felicità, la valorizzazione delle virtù, premiando anche l’impegno profuso nel conseguire il benessere dei cittadini, costituiscono i nuovi filoni da seguire per assicurare all’economia sociale una garanzia di successo e di sviluppo. Nella lectio magistralis, il prof. Zamagni ha dettato le linee guida per una possibile risposta e “soluzione alla crisi” di oggi e si è soffermato a distinguere “dono” e “donazione”, reciprocità e gratuità, crescita e sviluppo, termini che ben adoperati rivelano un significato sociale differente nel costruire la cornice di un’economia sociale che ha per oggetto l’uomo “amico della natura” e, come tale, capace di apprezzare e valorizzare i beni materiali facendone buon uso secondo i principi dell’umanesimo civile che sostiene l’equità e la giustizia sociale. Il paradigma dell’uguaglianza costituisce la base della vera democrazia che rispetta e valorizza tutti e ciascuno. Un vivace dibattito, moderato da Orazio Maltese, magistrato della Misericordia di Acireale, oltre agli interventi di diversi giornalisti, ha raccolto i contributi del presidente della Comunità di Sant’Egidio, Emiliano Abramo, e dell’assessore comunale ai servizi sociali, Fortunato Parisi.


 


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