mercoledì 24 gennaio 2018
ROMA
Roma celebra Luigi Pirandello
di Tiziana Santoro
Si
è conclusa col plauso di un ampio pubblico la mostra-evento “Il caso Pirandello”,
dedicata al drammaturgo siciliano. Il Centro Studi Pirandelliano, in occasione
dei 150 anni della nascita dell’artista, ha aperto al pubblico la sua dimora
romana sita in Via Bosio. I fortunati visitatori, che si sono addentrati nello
stabile, hanno potuto ammirare la camera da letto del premio Nobel, corredata
da oggetti personali, abiti d’epoca, orpelli d’alta uniforme della Reale
Accademia d’Italia e le fotografie della amante Marta Abba. In fondo al
corridoio, invece, è possibile soffermarsi sullo studio in cui l’autore si
dedicava alla scrittura: qui oltre alla scrivania, spiccano i volumi e le
letture preferite dall’illustre letterato. Dal soffitto, pende il prezioso
lampadario di Murano, che illumina la scatola portasigarette realizzata da
Buccellati e donata da Gabriele d’Annunzio. A destra, appena sotto il ritratto
della figlia, in una teca spiccano i manoscritti “‘A birrittà cu ‘i sonagli”,
autografato dall’autore, “Enrico IV, l’indice dettagliato di tutte le sue opere
e il diploma originale del premio Nobel.
Gli
arredi presenti sono quelli originali in stile fiorentino, collocati nel 1933,
ma datati 1910 e provenienti dalle altre dimore dello scrittore. Per la
celebrazione, è stata realizzata l’installazione multimediale “Pirandello
fantasmatico”, incentrata sulla lettura di alcuni passaggi dello scenario “Sei
personaggi in cerca d’autore”, novella cinematografica che l’autore avrebbe
voluto realizzare in collaborazione con il regista tedesco Murnau. Attraverso
la scrittura per il cinema, l’autore siciliano assisteva all’attuazione dell’atto
creativo che è possibile solo attraverso persone vive; il mezzo
cinematografico, infatti, rappresentava il processo di formazione dei
personaggi, così come erano stati concepiti nella mente dell’autore. Il secondo
polo espositivo, Villa Torlonia, è stato impreziosito dall’allestimento di
pannelli esplicativi e teche che hanno scandito le tappe più significative
della vita personale e professionale dell’autore. Hanno destato la curiosità
dei visitatori: la macchina da scrivere di Pirandello e la sua postazione di
lavoro, il cappello e le scarpe, i costumi di scena di alcune tra le sue più
celebri rappresentazioni teatrali e le lettere autografe indirizzate ai
familiari e all’amante e musa ispiratrice.
Inoltre,
sono stati esposti i dipinti dell’autore, raramente visibili, perché di
proprietà di collezionisti privati. Le opere figurative, realizzate secondo i
canoni del movimento dei macchiaioli toscani, ritraggono paesaggi dai colori
impastati; nei ritratti, invece, Pirandello esprime la sua indole lirica e
meditativa. Sono stati apprezzati, soprattutto, i ritratti del figlio Fausto,
celebre pittore le cui opere appaiono connesse con le mode letterarie del
secolo. Nelle teche, sono stati custoditi alcuni manoscritti dell’autore che
mettono in evidenza la tecnica compositiva di Pirandello e il suo modus operandi: lo scrittore usava scrivere su foglietti che realizzava
egli stesso, dividendo in 4 un foglio protocollo a righe o a quadretti,
riempito sino ai margini e con segni di paragrafo per scandire la pagina e i
titoli. Nel manoscritto dell’Enrico IV, è visibile l’alternanza dell’inchiostro
rosso per le didascalie e quello nero per i testi. Il racconto biografico di
Pirandello è accompagnato da fotografie che ritraggono l’autore sia in momenti
ufficiali, sia intimi con la famiglia. Non mancano fotografie in cui il
drammaturgo è sorpreso a dialogare con i massimi esponenti della cultura del
suo tempo tra cui i fratelli De Filippo, Albert Einstein e con gli affetti più
cari: il padre, la moglie e i figli. Tra i momenti più toccanti, spicca quello
della prigionia del figlio Stefano a Mauthausen e la costante preoccupazione
dell’autore per l’amata figlia Lietta.
I
curatori della mostra hanno dedicato un’attenzione particolare all’attribuzione
del Nobel allo scrittore, proponendo articoli di testate giornalistiche di fama
internazionale, da cui emerge l’ampia risonanza del drammaturgo. A seguire, è
riportato il discorso del vincitore, da cui si evince la predisposizione d’animo
dello stesso nell’accostarsi alla produzione letteraria: “Mi piacerebbe credere che
questo premio sia stato conferito non tanto alla perizia dello scrittore, che è
sempre irrilevante, quanto alla
sincera umanità del mio lavoro”. Il culmine della mostra è da riscontrarsi
in quella costante inquietudine e incessante curiosità che spinse il drammaturgo
a viaggiare per l’Italia e l’Europa, ma che trova un freno nel desiderio sempre
vivo di poter fare ritorno nei luoghi d’infanzia, che furono per lui fonte di
umana ispirazione e tratto distintivo della sua prorompente personalità. Si
legge nel testamento del letterato: “Bruciatemi.
Il mio corpo, appena arso, sia lasciato disperdere, perché niente, neppure
cenere vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna
cineraria portata in Sicilia, murata in qualche rozza pietra della campagna di Girgenti,
dove nacqui”.
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