UNIVERSITÀ DI MESSINA
“L’Italia è campione di accoglienza”, Bartolo emoziona il pubblico in Aula Magna
di Redazione
Si
è svolto, nell’Aula Magna d’Ateneo, l’incontro intitolato “Lampedusa porta d’Europa”,
in cui è intervenuto il dott. Pietro Bartolo, direttore del Presidio Sanitario
e Poliambulatorio di Lampedusa e protagonista del celebrato docufilm “Fuocoammare”
(premiato con l’Orso d’oro di Berlino), che testimonia la tragedia del
Mediterraneo e la realtà dell’isola di frontiera.
“Ho accettato l’invito dell’Università di
Messina, che ringrazio enormemente – ha detto il dott. Bartolo con voce
rotta dall’emozione – soprattutto grazie
all’assicurata presenza dei giovani che sono il presente, ma, in particolare,
il nostro futuro. Saranno loro che dovranno dare le risposte per un mondo più
umano, rispettoso del diritto alla vita. Il Mediterraneo è un mare ricco e
florido che ci permette di continuare a crescere e prosperare, non possiamo e
non dobbiamo permettere che continui a essere un luogo di morte. Spesso sento
fare distinzioni, fra rifugiati, richiedenti asilo, migranti economici, ma che
differenza fa morire di guerra o di fame. Chi decide di abbandonare il proprio Paese, lo fa perché vive dalla parte
più sfortunata dell’orizzonte. Il motivo siamo noi tutti, che abbiamo la fortuna di vivere dall’altro
lato e adesso abbiamo il dovere di accettarli, accoglierli e integrarli. Il mio
primo sbarco avvenne 27 anni fa, giunsero tre persone di colore e per me era
una novità assoluta. Lampedusa è una piccola zattera sulla rotta migratoria e,
oggi, ho il record di visite mediche
ed ispezioni cadaveriche nel mondo. Mi vergogno di tutto questo e ne farei a
meno. I loro viaggi possono durare
anche anni e tutte le donne vengono violentate. È una mattanza, che definisco ‘nuovo olocausto’, che ogni anno
provoca moltissime vittime. In questi anni, sono cambiate le etnie, le modalità di sbarco, i mezzi di trasporto, le cure
e le patologie. Dal 3 ottobre 2013,
la data della grande strage di Lampedusa che ha causato 368 vittime, è emersa
una nuova patologia, la cosiddetta ‘malattia
dei gommoni’ che colpisce principalmente le donne. Si tratta di ustioni chimiche da contatto di rilevante
entità. Da quel fatidico giorno, l’Italia ha detto basta e ha messo in campo il Progetto Mare Nostrum,
inviando le proprie navi in mare aperto. Questa operazione di grande civiltà ha consentito, però, agli scafisti di fare
bingo. Hanno smesso di utilizzare i
pescherecci che, in realtà, sono tutto tranne che carrette del mare,
affidandosi a canotti mono-stadio
senza chiglia, riempiti fino all’orlo. Fino a due anni fa, nessuno o quasi si
occupava di queste vicende: le tv
hanno poco tempo e, forse, io stesso non comunicavo nel modo giusto. Poi, finalmente, ho trovato la voce, grazie a
Gianfranco Rosi e a ‘Fuocoammare’. Quando lui arrivò sull’Isola, il centro era da poco andato a fuoco e dunque non vi erano
migranti. L’ho pregato di restare
dandogli una pendrive arancione contenente tutti gli orrori che i miei occhi
hanno visto. Decise di fare il film e
fu un successo. A me, non importa dei premi e ne sono felice esclusivamente
per lui, ma il mio desiderio è quello di
far conoscere ciò che accade. Dopo ‘Fuocoammare’ ho capito che la cultura era il giusto metodo e ho proseguito con mostre e
libri come ‘Lacrime di sale’. Molti
personaggi con responsabilità e molte nazioni voltano le spalle a questa cruda
realtà, ma non l’Italia che è
campione di accoglienza”.
Al
dibattito, introdotto e moderato dal prof. Mario Bolognari, direttore del
Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne (DiCAM), hanno partecipato il prof.
Emanuele Scribano, prorettore vicario, il dott. Carmelo Marino, già presidente
della Corte d’Appello di Ancona, l’avv. Vincenzo Ciraolo, presidente del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina, e la dott.ssa Caterina
Mangano, presidente della Sezione Distrettuale dell’Associazione Nazionale
Magistrati. Contestualmente a Messina, nell’anno appena trascorso, sono state 1.068
le istanze per le richieste di tutela dei minori non accompagnati; l’84% dei
giovani sbarcati in Città ha una età pari o maggiore ai 16 anni; sono stati 218
coloro i quali sono stati accolti nella rete Sprar e 18 sono stati i
procedimenti avviati nei confronti di scafisti per un totale di 36 indagati. L’avvocatura
messinese ha avviato il ‘Progetto Lampedusa’ inviando giovani avvocati sull’Isola
per offrire sostegno legale e difendere l’etica pubblica. L’Ateneo si è dotato
del CEMI (Centro per la migrazione, l’integrazione sociale e la comunicazione
interculturale) attraendo alcuni finanziamenti di bandi europei nell’ottica di
un rafforzamento dell’impegno dell’Università finalizzato all’integrazione ed
al progresso del sistema sociale.
|