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 giovedì 11 gennaio 2018

CONFERMA SCIENTIFICA

Il culto religioso aiuta a vivere più a lungo

di Redazione


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Frequentare i luoghi di culto aiuta a vivere più a lungo. Una ricerca su Plos mostra che le persone che partecipano a funzioni religiose sono più protette dal rischio di morte per qualsiasi causa. Le condizioni sociali ed economiche hanno un impatto sulla salute. I ricercatori della Emory Rollins School of Public Health, hanno condotto uno studio per capire se anche la religione potesse avere un impatto positivo sulla salute. Reclutati 18.370 statunitensi di età pari o superiore ai 50 anni e intervistati dal 2004 fino al 2014, si è scoperto che chi aveva frequentato funzioni religiose almeno una volta a settimana aveva un rischio di mortalità inferiore del 40% rispetto a chi non aveva mai partecipato. I frequentatori più assidui avevano, infatti, meno probabilità di fumare o bere alcolici, erano più propensi a effettuare screening sanitari e a fare attività fisica. Non c’erano, invece, differenze per il tipo di religione seguita.

I dati sono stati depurati da fattori ‘confondenti’, in quanto anch’essi associati a un miglior livello di salute, come il reddito elevato e il genere femminile. La religiosità attiva è un marker che caratterizza una popolazione che ha minor rischio di morte, in virtù di un insieme di fattori protettivi, come migliori stili di vita e maggiore propensione alle relazioni sociali”, spiega all’ANSA Raffaele Antonelli, professore di Medicina interna e geriatria presso l’Università Campus Biomedico di Roma e, dal primo gennaio 2018, presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg). “Lo spirito religioso – prosegue – si associa in genere ad un’attitudine mentale positiva, che ‘protegge’ da malattie che si associano a personalità poco duttili, come ictus o colite ulcerosa. Ed è, infine, documentato che la religiosità protegge dalla depressione, notoriamente a sua volta associata a malattia e morte”.


 


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