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 martedì 11 dicembre 2012

MUSICA

NUOVI BRIGANTI, LA VOCE DEI SICILIANI

di Barbara Cortimiglia


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I Nuovi Briganti, il primo gruppo hip hop Ragamuffin siciliano che fece impazzire milioni di conterranei, e non solo, nasce nell’estate del 1991 ad opera di Giuseppe Paterniti, alias Lupo, insieme a Raffaele Riberti, alias Vulcano, dando vita sui banchi del liceo ad un progetto che diverrà, ben presto, un successo enorme. I testi cantati e rappati, in dialetto siciliano, ottennero l’approvazione da un vasto pubblico di fan in un periodo in cui prendevano piede orientamenti politici che alimentavano gli spiriti del Nord.

Grazie ad un fortunato demo-tape “Spezza le catene” trasmesso, incessantemente, da Rai Stereo Notte, e alla partecipazione del varietà televisivo “Avanzi” (trasmesso da Raitre), il gruppo si fa, subito, notare come nuova realtà nazionale. I componenti del gruppo, di allora: Giuseppe Paterniti (Lupo); Raffaele Riberti (Vulcano) e Dj Mistero (Fabio Cacia), quest’ultimo verrà, in seguito, sostituito da Dj Nex (Nello Nicita).

Nel 1992 arrivano, subito, le prime prove discografiche in un mini-album “Nuovi Briganti” ed un disco mix “U cchiù bellu suli”. Le aspettative di vendita superano, di gran lunga, ogni orizzonte musicale.

Nel 1993 esce il loro primo lavoro musicale completo “Fottuto terrone”, da cui viene estratto il pezzo “Sono siciliano”, che divenne la colonna sonora della “Piovra 7”, e fu un successo enorme.

Noi di FiloDirettonews abbiamo rivolto alcune domande al leader dei Nuovi Briganti, Giuseppe Paterniti.


Giuseppe Paterniti, alias Lupo, come inizia l’avventura dei Nuovi Briganti?

“Inizia sui banchi di scuola. Io e Raffaele Riberti (Vulcano), frequentavamo il Liceo Classico ed eravamo compagni di banco. Invece, di seguire le lezioni con dovuta attenzione e dedizione, ci dilettavamo a scrivere (e poi a rappare!) canzoni in pieno stile rap-hip hop americano, (ovviamente, oldschool!). I nostri idoli, allora, erano Run DMC, Beasty Boys, Public Enemy, in seguito, con questi ultimi due supergruppi ci trovammo a condividere lo stesso palco.

Io avevo, già, un po’ di esperienza in campo musicale grazie alla band che avevo formato in precedenza, “I Sovversione”.

Forte di questa esperienza improvvisai un rudimentale studio di registrazione a casa mia e lì registrammo il primo demo autoprodotto “Spezza le catene”. Era, sempre, il 1990.

Per puro gioco inviai la cassetta a qualche radio, anche, alle Radio Rai; i conduttori del programma “Stereo Rai Notte” s’innamorarono, letteralmente, dei nostri brani e cominciarono a diffonderli, incessantemente, fino a quando qualcuno incominciò a scoprirci e ad interessarsi di noi. È, così, che comincia la nostra storia! È, così, che parte!”.


Il gruppo agli inizi degli anni ‘90 ha fatto tante tournee, portando il cuore siciliano in tutta Europa, ma non solo. Siete stati ospiti di famose trasmissioni come “Avanzi”, condotto da Serena Dandini. Quali erano i vostri progetti a lungo termine di allora?

“All’inizio, in realtà, non avevamo alcun progetto e non era chiaro, neanche, che cosa ci stesse accadendo. Eravamo, soltanto, dei ragazzi che amavano ciò che facevano e che si divertivano, parecchio, sui palchi suonando, quasi, ogni sera. In seguito, visti i nostri successi, abbiamo incominciato ad immaginare il nostro futuro. Ci piaceva pensare di essere la dimostrazione del fatto che era possibile inventarsi un futuro al di fuori di qualsiasi schema o modello culturale dominante. Volevamo essere un esempio per i giovani siciliani.

Inoltre, volevamo salvare la nostra nobile e sacra terra da tutto il sudiciume e lo sfruttamento che la caratterizza.

Se le cose fossero andate, diversamente, avremmo potuto sviluppare un progetto più delineato e consapevole, ma non è stato così”.



Tra i vostri successi il brano “Sono siciliano”, inserito nella colonna sonora della “ Piovra 7”, suonato in tutte le radio, fu un clamoroso trionfo e, a tutt’oggi, è l’icona musicale della sicilianità.

“Ancora oggi, ricevo tantissime e-mail scritte da fans e da sicilianisti di ogni genere (semplici appassionati della Sicilia e della sua cultura, oppure, militanti separatisti) che mi raccontano quanto i brani dei Nuovi Briganti fossero stati la colonna sonora e la bandiera della loro vita. Siamo stati la voce di una Sicilia diversa, libera e creativa. Rappresentavamo il nuovo e la speranza di tutta una generazione fuori dall’ordinario. Abbiamo sposato la tradizione più antica alle sonorità più moderne e all’avanguardia. I nostri testi fotografavano la realtà di quel periodo (la Lega Nord muoveva i primi passi scandalizzando le anime più pure) ed infuocavano gli spiriti liberi ed incazzati!”.


Il gruppo vanta collaborazioni con Carmen Consoli, Franco Battiato.

“Carmen Consoli collaborò con noi come corista nell’album “Camico”. Era all’inizio della sua carriera e la ricordo come una ragazza semplice e disponibile. È stato divertente lavorare con lei.

Ho frequentato Franco Battiato per qualche tempo tra il 1999 ed il 2000 (anche, se, già, ci eravamo conosciuti nel 1995). All’epoca Franco fece da supervisore ad un progetto creato da me e da un musicista genovese, Alessandro Attura: il progetto denominato “Nur” (luce in arabo), miscelava un Rap introspettivo ed intimista ad una musicalità ricercata (per certi versi “battiatiana”), che faceva largo utilizzo dell’elettronica, ma, anche, di strumenti classici (un quartetto d’archi).

È stato un bel periodo, anche, quello, soprattutto, per i dialoghi e le atmosfere che si vivevano a casa di Franco. La produzione di quel periodo rimane fra le cose che preferisco”.


Purtroppo, nel 1996, i Nuovi Briganti si sciolgono, lasciando una moltitudine di fan senza parole i quali, ancora, oggi si aspettano il ritorno della band. Cosa successe?

“È vero, ancora, oggi tantissimi sperano in una nostra re-union e, in verità, qualcuno dei vecchi fan è stato, in parte, accontentato l’estate scorsa, quando io e Lucky L. (deejay dei Nuovi Briganti dal 1994 al 1997, abbiamo fatto un’apparizione nell’ambito di una convention hip hop a Catania, ovviamente, è stato un successo).

Ci sono state delle incomprensioni con il nostro manager, chem a nostro avviso, nell’ultimo periodo della nostra attività, ci trascurava un po’. In particolare, secondo noi il nostro lavoro non veniva promosso, adeguatamente, in una fase in cui erano, invece, necessari grandi impegno ed attenzione: eravamo pronti per il grande salto. Queste incomprensioni hanno portato alla “paralisi” di tutte le attività del gruppo precludendoci, di fatto, ogni possibilità di sopravvivere. Detto questo, al di là di certe divergenze professionali, ci tengo a sottolineare che Francesco Virlinzi, il nostro manager, è stato per me un amico ed uomo speciale sotto ogni aspetto e manca a tutti noi”.


Di cosa ti occupi, attualmente. Suoni ancora?

“Adesso, mi occupo, a tempo pieno, di discipline psicofisiche orientali e tecniche bioenergetiche per il benessere del corpo, della mente e dello spirito. Dirigo una Scuola di TaijiQuan (arte marziale cinese); Qi Gong (ginnastica cinese per il riequilibrio bioenergetico) e Reyki Tradizionale Giappone.

Purtroppo non suono più!

Un saluto affettuoso a tutti coloro che ci hanno sostenuto, e che, malgrado, il corso del tempo e delle cose, continuano a farlo”.


Giuseppe “Lupo” Paterniti


 


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