LETTERA APERTA
Ponte sullo Stretto, CittadinanzAttiva propone l'indizione di un referendum
di Redazione
Magnifici
rettori, le vicende che hanno riguardato la realizzazione del Ponte sullo
Stretto di Messina ci hanno ulteriormente convinto che le decisioni che
riguardano la Sicilia e i siciliani vengono prese in altre sedi e passano sulla
nostra testa, da sempre buoni ascari di giolittiana memoria. Qualche breve
ricordo per dimostrare tale assunto. La possibilità di poter realizzare il
ponte sullo Stretto di Messina cominciò ad assumere concretezza quando un
illustre messinese, l’on. Pancrazio De Pasquale, allora presidente della
Commissione per la politica regionale e l’assetto del territorio del primo
Parlamento Europeo, presentò, in data 23 febbraio 1983, e fece approvare da
quella istituzione la risoluzione che aveva come oggetto “progettazione di un
collegamento stabile sullo stretto di Messina”.
II
Parlamento europeo lo approvò, come suggeriva De Pasquale, con queste
motivazioni “A) conscio dell’importanza che riveste per le zone periferiche e
insulari un collegamento rapido ed efficiente con le aree centrali della
Comunità; B) sottolineando le conseguenze positive di una moderna struttura di
trasporto quale fattore di sviluppo regionale, economico e sociale, cosi come
peraltro previsto nell’ambito della stessa politica regionale comunitaria; C)
convinto che una adeguata soluzione al problema del collegamento fra la Sicilia
e il continente sia nell’interesse di tutta la Comunità, affinché vengano
superate al suo interno quelle strozzature che incidono gravemente su un’effettiva
integrazione dei mercati”. L’approvazione di tale risoluzione consentì di
completare il Corridoio 1, Berlino-Palermo, con la necessaria realizzazione del
ponte sullo Stretto.
Sostanzialmente,
da allora, tutti i Governi nazionali si dichiararono favorevoli alla
realizzazione dell’opera. Poi venne Prodi, presidente del Consiglio, che,
pesantemente condizionato dall’estrema sinistra della sua maggioranza, dichiarò
che l’opera non era prioritaria, dopo aver sostenuto, come presidente dell’IRI,
esattamente il contrario, cioè che era prioritaria, mettendo addirittura a
disposizione i fondi ex Fintecna per la sua realizzazione. Il prof. Monti,
allora presidente del Consiglio dei Ministri, ha avuto modo di dichiarare: “Con
la Tav si genera lavoro e occupazione sul territorio e non solo. Molte
manifestazioni di disagio sociale sparse in Italia troverebbero altre
motivazioni in una penisola e in un’economia senza l`aggancio all’Europa, che
deve essere anche fisico attraverso le infrastrutture di collegamento”.
Ovviamente,
sono affermazioni pienamente condivisibili, ma, al contempo, non possiamo non
sottolineare la plateale incoerenza del professor Monti quando si smentisce
decidendo di impedire la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. La
conclusione è che per lui, e purtroppo anche per molti nostri conterranei più o
meno illustri, le infrastrutture di collegamento con l’Europa sono necessarie e
utili soltanto quando riguardano il Nord del Paese, edallora si possono
attivare finanziamenti a fondo perduto, fondi pubblici dello Stato e dell’Europa,
e quant’altro necessario, ma non lo sono assolutamente quando queste opere
riguardano il Sud.
A
questo punto, abbiamo l’obbligo di domandarci perché nessun siciliano ha preso
posizione quando Tajani-Vendola-Fitto-Emiliano hanno imposto di realizzare l’innaturale
asse Berlino-Napoli-Bari-Malta-Oriente, bloccando a Napoli l’alta velocità e
tagliando fuori dagli itinerari europei le regioni del Sud? Pertanto, sulla realizzazione
del Ponte sullo Stretto è necessario finalmente dare la parola ai siciliani,
dopo averli informati il più oggettivamente possibile, indicendo il conseguente
referendum popolare. A formulare tale proposta, ci convincono due
considerazioni. La prima che solo le grandissime opere possono cambiare il
destino dei popoli. Così è stato per l’Inghilterra vittoriana con le ferrovie e
per gli Stati Uniti di Lincoln con la transcontinentale.
La
seconda quanto sostenuto da un altro illustre messinese, il prof. Gaetano
Silvestri, allora rettore dell’Università di Messina, e che poi sarà presidente
della Corte Costituzionale. “... Le
grandi opere infrastrutturali e il
loro rapporto col territorio costituiscono un tema spesso oggetto di
appassionati dibattiti che non
riescono a sfuggire alle secche delle ideologie di questo o di quell’altro
segno. Della ideologia che in qualche
caso chiamerei ‘post futurista’, ossia di quella che vede nel nuovo, nella tecnica, necessariamente il buono, e
della ideologia che io chiamerei ‘post medievalista’, che invece, vede in qualsiasi incisione sul
territorio un male assoluto e non bilanciabile. In verità, una opinione pubblica ragionevole e informata,
in questo senso coadiuvata da soggetti istituzionali dell’Università, dovrebbe potere valutare con estrema attenzione il
rapporto costi-benefici di una infrastruttura,
chiedendo che tale criterio di valutazione sia esteso a tutto il territorio
interessato dall’infrastruttura
stessa […]”. Siamo convinti che le vostre Università abbiano gli strumenti
adeguati per dare risposte a quanto auspicato dal prof. Silvestri. Poi, la
parola dovrebbe passare ai siciliani, ma il futuro presidente della Regione
indirà il Referendum che auspichiamo? Questo lo vorremmo sapere ora dai
candidati.
Franco Providenti e Pippo
Pracanica di “CittadinanzAttiva”
|