MESSINA
La Badiazza tra mistero e conoscenza
di Redazione
Talora,
l’opinione dei sottoposti di un’organizzazione viene accantonata o sopraffatta
dagli elogi generali, troppo vaghi e scontati, che dicono tutto e niente,
quando, invece, la singola esperienza può essere utile per comprendere alcuni
risvolti di una manifestazione. Il vessillo dell’Alternanza Scuola Lavoro viene
sostenuto dall’amore per la propria Città, i monumenti e, soprattutto, lo
spirito di iniziativa, così da far apparire immediata la costituzione di eventi
culturali di grosso calibro, come il caso delle: “Vie dei tesori”. Le piccole
realtà, specialmente nel momento in cui sono gestite da privati, fanno
compagnia all’insignificante Davide dinanzi al Golia dello statalismo pubblico;
tuttavia, così come l’ingegno dell’uomo colpisce il gigante con furbizia, la
pertinacia di gente meccanica (avrebbe osato Manzoni) fa breccia nel cuore del
più illustre tra i letterati.
Volere
e potere, mitigato dal pensiero critico, è stato il filo conduttore della
nostra permanenza tra le colline, inizialmente un esilio forzato, rivelatosi in
seguito una tra le attività più performanti della nostra ancora giovane età. La
scelta di aderire al partito della Chiesa di Santa Maria della Scala,
contrariamente dalla ritenzione dei nostri compagni di viaggio, era stata
ponderata da una certa sicurezza innata che, incredibilmente, ci aveva
destinato alla stessa sorte. Parafrasando le parole del nostro fugace mentore e
padrone di casa, dott. Matteo Allone, proprio noi, ragazzi senza nome nell’immensità
della terra, abbiamo scritto la storia contemporanea della Badiazza, dando
nuova luce alla sua malandata parvenza. Ogni singolo visitatore, messinese e
non, ignorava l’esistenza stessa del sito o ne aveva una cattiva opinione, come
se quel soprannome fosse maledetto e perpetrato nell’immaginario comune.
Non
c’è sensazione più bella che suscitare la curiosità di chi ti sta intorno,
vedere che i suoi occhi seguono lucidi il movimento delle tue labbra,
esprimendo una tacita gratitudine nel canale degli impulsi emotivi. Il luogo,
spelonca di misteri e drammi, riluceva una strana vitalità e, dalle pareti,
trasmigrava l’opera immensa dei predecessori, demiurghi d’altro tempo e
pensatori arditi di una molteplicità d’elementi contrastanti, ora solo pietra
unta dalle macchie indelebili della storia. All’imbrunire, una luce paonazza
penetrava dalle finestre in altezza, dando forma a uomini dormienti ed eruditi
d’ogni sorta, ricercatori d’una verità celata dall’incuria del tempo. Tutto è
finito, il nostro passo è concluso, facendo luogo al solco del passato: si
prospetta un’aridità perpetrata, se non fosse per la volontà comune di sapere e
far conoscere, bisogno istintivo del giovane reazionario dinanzi all’immobilismo
sociale. Ricordiamo, pertanto, il nostro obiettivo, dacché fa parte della
nostra indole: “fatti non foste per
vivere come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Scritto da: I ciceroni dell'evento
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