PALERMO
Presentazione del libro “Paolo Borsellino. L’uomo giusto”
di Redazione
Appuntamento
sabato 24 giugno, alle ore 17.30, nei locali della Biblioteca comunale di
Palermo, sita in Piazza Casa Professa, per la presentazione del libro “Paolo
Borsellino. L’uomo giusto”, edito da San Paolo e scritto da Alessandra
Turrisi (nella foto). Interventi: Diego Cavaliero, presidente della Corte d’Appello di
Salerno, e Matteo Frasca, presidente della Corte d’Appello di Palermo. Presente
Manfredi Borsellino, figlio del magistrato, introduce e coordina la giornalista
Fernanda Di Monte. La mafia è cosa complicata. Endemica e omertosa, radicata e
violenta. La mafia è Cosa Nostra. Ma è anche la storia di chi la mafia l’ha
voluta stanare e combattere, nelle piccole realtà di provincia come nei
traffici internazionali di droga, armi e di immensi capitali.
La
storia di uomini giusti come fu Paolo Borsellino. Il giudice Borsellino, ucciso
nella strage di Via D’Amelio il 19 luglio 1992, assieme a cinque agenti di
scorta, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e
Agostino Catalano, era una persona dal tratto umano profondissimo, padre e marito
affettuoso e autorevole, amico onesto e sincero, ironico e protettivo, uomo di
fede, magistrato rigoroso, instancabile, ma, contemporaneamente, attento alla
persona che aveva davanti, fosse anche un criminale incallito.
Tutte
queste caratteristiche emergono dalle pagine di “Paolo Borsellino. L’uomo giusto”, Edizioni San Paolo, 2017 (pp.
122, euro 15,00), scritto dalla giornalista Alessandra Turrisi, che ha dato
voce a un coro di testimonianze in gran parte inedite, prediligendo coloro che,
pur restando nel nascondimento in questi 25 anni, anzi forse proprio per
questo, hanno custodito il loro ricordo personale come un tesoro prezioso da
rivelare solo oggi.
A
tracciare questo ritratto del Borsellino, uomo a tuttotondo, sono coloro che
condividevano con lui la fatica del lavoro (magistrati) e l’ansia per una vita
vissuta nel pericolo costante (giovani della scorta), amici di vecchia data e
compagni di divertimenti, sacerdoti che entrarono in contatto con la sua forte
personalità e seppero vedere anche l’angoscia degli ultimi momenti, dopo la
strage di Capaci. Ma c’è anche spazio per il barbiere, dove il giudice si
recava ogni 15 giorni per quei pochi momenti di relax, dove ricevette la
telefonata che gli annunciava l’attentato a Capaci al suo amico e collega
Giovanni Falcone; per una testimone di giustizia che fu accompagnata in questa
scelta da Borsellino; per un suo stretto collaboratore che ha deciso di far
rivivere il bunker all’interno del Palazzo di giustizia dove il pool antimafia
della Procura di Palermo lavorava giorno e notte; per il cardiologo dal quale
il giudice doveva accompagnare la madre proprio in quel torrido pomeriggio del
19 luglio 1992. Un testo che ci riconsegna un uomo eroico e fragile, ma sempre
giusto.
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