MESSINA
“CittadinanzAttiva”, lettera al ministro della Salute Beatrice Lorenzin
di Redazione
Illustre
sig. ministro, il Centro Oncologico di Eccellenza che avrebbe dovuto essere
realizzato a Messina ha una storia molto lunga e poco edificante. Fu la conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni, nelle linee guida
concernenti “la prevenzione, la diagnostica e l’assistenza in oncologia”,
licenziate nel 2001, a prevedere la realizzazione di poli oncologici. In
particolare, si raccomandava “la realizzazione di un efficace e organico
coordinamento a livello regionale di tutta l’attività oncologica, per garantire
qualità omogeneità ed equità di intervento […]. Nelle situazioni in cui tale
rete regionale è insufficientemente sviluppata, ovvero i bacini di riferimento
lo suggeriscano, l’alta integrazione può conseguirsi attraverso l’attivazione
di poli oncologici che, in quanto dotati di oncologia medica, di chirurgia a
indirizzo oncologici e di radioterapia, preferibilmente, insistenti in una
stessa sede e, comunque, strettamente connesse in termini sia strutturali sia
tecnico-funzionali, sono in grado di erogare risposte integrate e coordinate in
funzione della complessità della patologia oncologica. Nel polo oncologico,
dovrebbero essere, inoltre, presenti competenze di prevenzione oncologica e di
epidemiologia, con apposite unità operative o strutture complesse, ove
esistenti.
Per
garantire un’effettiva attività integrata e di alta complessità, dovrebbero
essere previste fra le attività del polo quelle proprie di anatomia patologica,
ematologia, diagnostica strumentale e di laboratorio, endoscopia, specialità d’organo,
anestesia e rianimazione, riabilitazione, psicologia, nutrizione clinica,
genetica e il servizio farmaceutico. Il crono-programma prevedeva: per il
luglio 2005: la creazione della Chirurgia toracica oncologica; per il settembre
2005: la Chirurgia ortopedica oncologica; e per il settembre 2005: un reparto
di Oncologia per la degenza ordinaria. Per i primi cinque anni, la Regione si
accollava gli eventuali disavanzi. Si sono spesi oltre 40 milioni di euro e
nulla di tutto questo è stato realizzato. Le linee guida si concludevano con l’affermazione
che “L’adeguamento delle strutture e
delle modalità operative sopra indicate dovrebbe consentire, inoltre, di
ridurre marcatamente la mobilità interregionale dei pazienti oncologici”. L’amara
conclusione è che circa 10.000 siciliani si sono ammalati di cancro e, ogni
anno, per farsi curare, ma, soprattutto, per sperimentare nuovi farmaci, sono
costretti a emigrare fuori Regione, con notevole danno per le famiglie e l’erario
regionale.
Dott. Giuseppe Pracanica,
presidente regionale Sicilia di “CittadinanzAttiva”
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