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 mercoledì 17 maggio 2017

MESSINA

“CittadinanzAttiva”, lettera al ministro della Salute Beatrice Lorenzin

di Redazione


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Illustre sig. ministro, il Centro Oncologico di Eccellenza che avrebbe dovuto essere realizzato a Messina ha una storia molto lunga e poco edificante. Fu la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni, nelle linee guida concernenti “la prevenzione, la diagnostica e l’assistenza in oncologia”, licenziate nel 2001, a prevedere la realizzazione di poli oncologici. In particolare, si raccomandava “la realizzazione di un efficace e organico coordinamento a livello regionale di tutta l’attività oncologica, per garantire qualità omogeneità ed equità di intervento […]. Nelle situazioni in cui tale rete regionale è insufficientemente sviluppata, ovvero i bacini di riferimento lo suggeriscano, l’alta integrazione può conseguirsi attraverso l’attivazione di poli oncologici che, in quanto dotati di oncologia medica, di chirurgia a indirizzo oncologici e di radioterapia, preferibilmente, insistenti in una stessa sede e, comunque, strettamente connesse in termini sia strutturali sia tecnico-funzionali, sono in grado di erogare risposte integrate e coordinate in funzione della complessità della patologia oncologica. Nel polo oncologico, dovrebbero essere, inoltre, presenti competenze di prevenzione oncologica e di epidemiologia, con apposite unità operative o strutture complesse, ove esistenti.

Per garantire un’effettiva attività integrata e di alta complessità, dovrebbero essere previste fra le attività del polo quelle proprie di anatomia patologica, ematologia, diagnostica strumentale e di laboratorio, endoscopia, specialità d’organo, anestesia e rianimazione, riabilitazione, psicologia, nutrizione clinica, genetica e il servizio farmaceutico. Il crono-programma prevedeva: per il luglio 2005: la creazione della Chirurgia toracica oncologica; per il settembre 2005: la Chirurgia ortopedica oncologica; e per il settembre 2005: un reparto di Oncologia per la degenza ordinaria. Per i primi cinque anni, la Regione si accollava gli eventuali disavanzi. Si sono spesi oltre 40 milioni di euro e nulla di tutto questo è stato realizzato. Le linee guida si concludevano con l’affermazione che “L’adeguamento delle strutture e delle modalità operative sopra indicate dovrebbe consentire, inoltre, di ridurre marcatamente la mobilità interregionale dei pazienti oncologici”. L’amara conclusione è che circa 10.000 siciliani si sono ammalati di cancro e, ogni anno, per farsi curare, ma, soprattutto, per sperimentare nuovi farmaci, sono costretti a emigrare fuori Regione, con notevole danno per le famiglie e l’erario regionale.

Dott. Giuseppe Pracanica, presidente regionale Sicilia di “CittadinanzAttiva”


 


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