Un
affollato Salone degli Specchi ha ospitato il seminario sul tema “Il
Bullismo e il Cyberbullismo a Scuola”, organizzato dall’Associazione
Nazionale “Orientatori” (“ASNOR”), con il patrocinio della Città Metropolitana
di Messina e dell’Ordine degli Avvocati di Messina. Numerosi e di livello gli
esperti intervenuti al convegno, moderato
dal giornalista Massimiliano Cavaleri, che ha visto la presenza di formatori,
docenti di ogni ordine e grado ed avvocati. Il bullismo e il cyberbullismo sono
sempre più presenti tra i banchi di scuola e, in generale, nella società
moderna e coinvolgono un numero crescente di bambini e adolescenti con
conseguenze gravissime a livello psichico e fisico nelle vittime.
Conoscere
e riconoscere è l’unico strumento vincente per contrastare un fenomeno che
coinvolge vari settori della società: dalle forze dell’ordine agli esperti
legali, dagli operatori scolastici agli psicologi e assistenti sociali. Nei saluti agli ospiti, il sindaco
metropolitano Renato Accorinti e il commissario Filippo Romano hanno posto l’attenzione
sul ruolo che svolge l’istituzione scolastica nell’ambito della prevenzione e
protezione di chi è vittima di vessazioni, ma che non può non prestare aiuto
anche a chi è attore degli atti di violenza, perché anche il bullo è succube di
una società che non riesce a trasmettere i valori e gli stimoli che ogni
giovane ricerca nel suo percorso di crescita.
Il
presidente dell’ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, ha
evidenziato l’alto valore che assume la sempre più crescente collaborazione tra
la classe forense e il mondo scolastico nell’ottica di una sinergia d’intenti e
di esperienze utili a costituire un valido punto di partenza per porre l’attenzione
sull’uso di internet e sui rischi collegati alle attività promosse in rete. I
qualificati relatori presenti al meeting
hanno portato i contributi di tutti i settori interessati al problema: al
tavolo dei lavori si sono alternati:
- il dirigente scolastico del “Minutoli”, Piero La Toma, e il docente del Liceo
“La Farina”, Antonino Carabellò; - il dirigente della Polizia postale di
Catania, Marcello La Bella, e il presidente della Camera Penale “Pisani-Amendolia”
di Messina, Adriana La Manna; - Maria Baronello, assistente sociale e già
garante dei diritti per l’infanzia del Comune di Messin; - Fabio Costantino,
psicologo e giudice onorario presso il Tribunale dei minori di Messina, e
Francesco Pira, sociologo e docente di Comunicazione e Giornalismo presso l’Ateneo
peloritano.
Il
Cyberbullismo è l’espressione in rete di un fenomeno più ampio e meglio
conosciuto come bullismo. Mentre per quest’ultimo fenomeno è richiesta la
reiterazione del comportamento vessatorio su una vittima attraverso molestie
verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente
scolastico, nel reato consumato in rete basta anche una singola azione
esercitata da un soggetto o da un gruppo di giovani. L’attuale tecnologia
consente ai bulli di infiltrarsi nella vita delle vittime, di materializzarsi
in ogni istante perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati
tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite internet.
Ma
anche il bullo è un soggetto che va aiutato, molto spesso è stato esso stesso
vittima di violenza. Dal punto di vista sociologico, si può affermare che lo
sviluppo dei due reati ha una dinamica trasversale e interessa tutte le classi
sociali con un incremento dei casi perpetrati da adolescenti di sesso
femminile. Diversi i modi in cui tale fenomeno viene realizzato dai due sessi:
la maggioranza dei casi vede quali autori i ragazzi che tendono a esprimere una
forma di violenza prevalentemente fisica, mentre nelle ragazze il metodo è meno
plateale, ma non meno insidioso.
Un
dato interessante è quello relativo alle percentuali del fenomeno: se nelle
scuole elementari si ha il 40% delle vittime di bullismo questa percentuale
scende al 28% nelle scuole medie inferiori per attestarsi al 23% negli istituti
superiori. Il calo non deve trarre in inganno perché al decremento non
corrisponde una minore pericolosità del fenomeno.
Il
bullo molto spesso viene fuori da un’educazione o troppo permissiva o
eccessivamente repressiva, mentre le vittime frequentemente sono reduci da un’educazione
superprotettiva. Il ruolo dei social network quale luogo in cui l’adolescente
racchiude la rappresentazione personale di se stesso attraverso tutto ciò che
viene pubblicato diventa terreno fertile per il cyberbullismo. Tutti coloro che
entrano nel mondo virtuale sono soggetti controllati, monitorati e catalogati;
la diffusione della tecnologia a uso e consumo di tutti ha una sua evidente
espressione nella cosiddetta “generazione app”, una vasta fetta di giovani che
passano indifferentemente dal reale al virtuale e che nella gestione della
propria emotività tendono a muoversi verso ciò che piace agli altri più che a
se stessi.
Internet
non conosce confini e il tempo e lo spazio assumono importanza fondamentale
vista la velocità con cui tali azioni si propagano e la sempre minor età in cui
i ragazzi iniziano a navigare in rete. Solo una piccola percentuale delle
violazioni sono costituite da reati informatici; l’oscuro mondo della rete si
muove su reati tradizionali che si sviluppano attraverso le nuove tecnologie
che sono degli strumenti micidiali, perché amplificano l’informazione e la
rendono duratura nel tempo. Un aspetto inquietante è il sexting, termine
derivato dalla fusione delle parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare
messaggi elettronici), e consiste nello scambio di video o immagini
strettamente legate alla sfera intima personale che, spesso, diventano
strumenti devastanti. Le conseguenze sono imprevedibili: si parte dal senso di
vergogna che pervade le vittime fino ad arrivare al senso di colpa che può
condurre anche ad azioni suicidarie.
Dal
punto di vista legislativo, si è in attesa dell’approvazione del disegno di
legge per la tutela dei soggetti vittime di bullismo, un settore che segna
evidenti contraddizioni. Se, da un lato, nei vari passaggi tra Camera e Senato
è scomparsa la dizione “tutela del minore” estendendo la stessa anche ai
maggiorenni, dall’altro si rischia di caricare i dirigenti scolastici e i
referenti di un’attività di valutazione decisionale che, invece, richiederebbe
l’adozione di un’azione sinergica di esperti pluridisciplinari. Inoltre, la
paventata soppressione dei Tribunali dei minori rischia di demolire un sistema
giudiziario creato su misura per una fascia debole e, particolarmente,
vulnerabile.
Analizzando
il contesto locale, si può affermare che a Messina non si registrano casi,
particolarmente, eclatanti, ma è pur vero che il fenomeno si sta ampliando e
coinvolge sempre più una vasta platea di giovani studenti. A sottolineare il
bisogno di dialogo tra giovani e mondo degli adulti, è stata Francesca
Ricevuto, studentessa del Liceo “La Farina” che ha portato la testimonianza del
mondo giovanile.L’incontro formativo ha posto l’attenzione
su un fenomeno vasto e complesso, dove esistono ancora elementi difficilmente
identificabili per la presenza di variabili che richiedono particolare cura, ma
che non possono prescindere da un’attività educativa che deve assumere una
rilevanza preponderante rispetto a quella repressiva, un’emergenza che è
espressione di una crisi che richiede una capacità di ascolto e di monitoraggio
da parte di tutti coloro che, a vario titolo, operano a contatto con il mondo
dei minori.