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 lunedì 27 marzo 2017

TAORMINA

Una storia irlandese in Sicilia

di Enzo Farinella


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A Nord di Kilkenny e a Ovest dell’Irlanda, c’è la Contea di Mayo, un territorio mozzafiato. Campi di torba si alternano a paddocks verdi sotto un cielo grigio. Raggi di sole, spesso, li illuminano di un raro e indescrivibile splendore dorato. Bovini e ovini vi pascolano indisturbati, senza la presenza di alcun pastore. Accanto, la vita di piccoli borghi e case rurali disseminate tra colline gentili scorre quasi fuori dal tempo, scandito da una pigra pioggerellina. Centri più popolati si stagliano nella notte tra laghi e monti che si profilano in lontananza. Su tutti si eleva il Croagh Patrick, il monte su cui San Patrizio – si dice – abbia digiunato per 40 giorni e 40 notti, prima di iniziare la sua attività missionaria in Irlanda.

Questo maestoso e piramidale Croagh Patrick richiama un po’ l’Etna. Un punto in comune tra le due Isole d’Irlanda e Sicilia. Un simile legame lo si ritrova nei due mari: il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico dalle cui acque nascono queste montagne. Fu ai bordi di Lough Furnace, nel recinto dell’abazia di Burrishole, con Croagh Patrick all’orizzonte, appena 30 km lontano, che abbiamo ascoltato una storia, racchiusa oggi in un affresco del lussoso “San Domenico” Palace Hotel di Taormina, protetto dalla grande piramide dell’Etna. Le rovine dell’abazia si ergono ancora accanto al ruscello che, sgorgando da Lough Furnace, forma la mistica baia di Clew, un tempo teatro di navi e commercianti, per perdersi poi nell’Atlantico. Il nobiluomo Richard ‘in iron’ de Burgo la fondò su terreno di sua proprietà per i frati domenicani nel 1469. Lui stesso vi si ritirò nei giorni della sua vecchiaia e vi morì.

Lo splendore e l’importanza di questa abazia dovevano essere particolari, a giudicare dal meraviglioso calice d’argento di cui le fecero dono Thomas de Burgo, nipote di Richard, e la moglie Grainne. Questo calice adesso lo si può ammirare nel Museo Nazionale di Dublino. Duecento anni dopo la fondazione del sito monastico di Burrishole, due nobildonne, Honoria de Burgo e Honoria Magaen, divennero sorelle del Terzo Ordine di San Domenico. È proprio la storia di queste due consorelle che l’Hotel San Domenico protegge e tramanda.

La cornice storica è quanto mai interessante. Si era, allora, ai tempi delle cosiddette “Leggi Penali” in Irlanda, quando i dominatori inglesi, durante quasi tre secoli, non permisero agli irlandesi di esercitare la propria libertà religiosa e i propri diritti fondamentali. Anzi, non poteva esistere, secondo tali leggi, un irlandese cattolico con un reddito superiore alle cinque sterline, cioè 12.500 lire di un tempo o sei euro di oggi. Chiese e conventi venivano distrutti. Clero e prelati erano perseguitati. A chi li scovava, gli inglesi davano in ricompensa £5 (sterline) per la testa di un prete o di un lupo e £10 per la testa di un vescovo. E tanti erano, allora, i cacciatori di teste! Nel cimitero accanto all’abazia di Ballintubber, situata a circa 11 km da Castlebar, la capitale della Contea o Provincia di Mayo, e vicina a quella di Burrishoole, esiste ancora la tomba di uno di questi procacciatori di teste.

In una gelida giornata del febbraio 1652, i soldati di Cromwell misero a ferro e fuoco questo territorio, distruggendo abazie e luoghi di culto, come avevano fatto nel resto del territorio irlandese, soprattutto, a partire dal 1649. Un anno dopo gli stessi soldati tentarono di abbattere anche l’Abazia di Ballintubber nella Provincia di Mayo, a Nord-Ovest della presente Repubblica d’Irlanda. Una descrizione di quegli eventi ce l’ha lasciata il priore della medesima: Non è sfuggita neppure una singola località in tutta la Nazione alla loro furia. Attaccarono anche il nostro convento, ma vennero respinti per ben due volte. Al terzo attacco entrarono. Uccisero tutti i soldati che avevo con me. Dei religiosi, alcuni sono stati fatti prigionieri, altri feriti, altri sono fuggiti sulle montagne. Io stesso e un ragazzo abbiamo trovato un guscio d’albero e in quella piccola imbarcazione ci siamo lanciati nelle profondità dell’acqua. Ho preferito mille volte affidarmi alle mercé delle onde – e quelle atlantiche sono particolarmente pericolose – anziché alla pazza rabbia dei cromwelliani assetatati di sangue. Quando tutti pensavano che io ero, certamente, annegato in quella piccola canoa fatta di un solo guscio d’albero, raggiunsi Clare Island.

Qui ho trovato alcuni soldati e anche alcuni nobili ed ecclesiastici che, durante molti mesi, per la loro Fede avevano affrontato i rigori delle montagne e delle foreste e gli attacchi del nemico prima di fuggire in quest’Isola. Le due suore del Terzo Ordine dei domenicani, già in età avanzata, per sfuggire alla violenza dei soldati di Cromwell cercarono rifugio in un vicino isolotto in Luogh Furnace. I soldati, comunque, riuscirono a scovarle, denudandole e massacrandole di santa ragione. Honoria de Burgo è morta sotto le percosse, ma Honoria Magaen riuscì a sottrarsi alla loro rabbia satanica nascondendosi dentro la cavità di un albero. Il giorno seguente, la sua serva fedele la trovò stecchita per assideramento dentro il tronco dell’albero. La riportò in abazia e ne seppellì il corpo accanto alla sua amica.

Ma la storia di Honoria Magaen raggiunse anche la Sicilia, dove si trovano tanti legami con l’Isola d’Irlanda, illuminati dal libro: Sicilia e Irlanda: Legami culturali. Taormina, tra le tante regine, principesse e stelle del cinema e del teatro che ha ospitato attraverso i secoli, ricorda, ancora oggi, questo momento tragico della storia irlandese e l’umile suora del Terz’Ordine di San Domenico, Honoria Magaen, in due affreschi all’interno del suo più prestigioso Hotel.

Come sia potuto accadere tutto questo? Sappiamo che San Domenico fu un Convento fondato, nel 1430, da una famiglia principesca per i frati domenicani. Rimase tale fino al 1896 quando divenne Hotel, dopo la secolarizzazione che l’allora massonico Governo italiano operò subito dopo il 1870. Al suo interno, si trova una sequenza di affreschi di suore domenicane e tra queste, precisamente, l’ovale che riproduce Beata Honoria Magaen, proveniente dall’Hibernia, ossia dall’Irlanda, in un atteggiamento di preghiera. Un altro, più nascosto, la ritrae nella cavità dell’albero in cui si era rifugiata nel tentativo di salvarsi.

Si pensa che le due Honorie del Terz’Ordine Domenicano siano state commemorate dal Capitolo Generale dell’Ordine dei Domenicani, tenutosi nel 1656, e, quindi, immortalate in affreschi di artista ignoto, a ricordo della loro triste storia nel “San Domenico” Palace Hotel di Taormina. Purtroppo, solo uno dei due ovali esiste oggi, quello di Suor Honoria Megaen. Il Convento, infatti, è stato bombardato dalle forze alleate anglo-americane nel luglio del 1943. L’ala distrutta dal bombardamento che voleva distruggere il quartier generale del commando tedesco in Sicilia comprendeva le celle delle due suore, adesso, trasformate in suite. Nella ricostruzione, è stato rifatto solo l’affresco di Suor Megaen e nella cella accanto, o suite, non si trova più l’ovale di suor Honoria de Burgo, ma quello di un Santo frate domenicano, che sembrerebbe fuor di luogo in una fila di ovali, destinati a suore. Potrà l’ovale di Suor Honoria de Burgo essere ripristinato? Sarebbe un’altra pagina di storia nell’amicizia che regna tra Irlanda e Italia.


 


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