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 giovedì 9 marzo 2017

LIBRI

La letteratura secondo Larsson: Un diritto del cuore

di Tiziana Santoro


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Bjӧrn Larsson, in “Bisogno di libertà” ripercorre l’esperienza autobiografica della morte del padre per riflettere sulla vita, sul sapere, sulla letteratura e sul filo rosso che funge da trait d’union tra esse. Il percorso autobiografico, muovendo dall’evento traumatico della morte del padre, provoca in Larsson un vuoto esistenziale, che trova una legittima corrispondenza nella libertà d’azione e di cambiamento. La libertà è, per lo scrittore, il motore delle sue azioni e delle scelte che lo inducono, costantemente, a cambiare casa, scuola, città. Per essere liberi – secondo l’autore – occorre essere realisti e al tempo stesso sognatori: capire come va il mondo ed usare la fantasia per immaginare altri modi di vivere, di pensare e di sentire. Per realizzare la propria libertà – sostiene l’autore – occorre prepararsi e liberarsi dai luoghi comuni e dai condizionamenti sociali.

Ecco, che l’esperienza della prigionia, scaturita dal diniego di prestate servizio militare, diviene per Bjӧrn una palestra di vita in cui allenarsi alla libertà, apprendere la diversità del genere umano e salvaguardare il proprio giudizio critico da influenze esterne. Unico limite alla libertà – come evidenzia Larsson – è che nessuno è libero per sempre, poiché la vita è anche la sua quotidianità con i suoi compromessi, adattamenti, negoziazioni, a volte riusciti, a volte falliti. Tutta la vita dell’autore, sino alla maturità, è stata un percorso di ricerca dell’equilibrio tra la propria libertà personale, il sentimento d’amicizia, d’amore e il successo professionale. Conscio del fatto che gli esseri umani possono cambiare e con loro il fondamento stesso dei legami, Bjӧrn riconosce a se stesso il diritto di scegliere e circondarsi di poche persone, con cui condividere i valori fondamentali dell’essere umano.

A salvaguardia di se stesso e della sua autonomia di giudizio, l’autore non smette di difendere quel diritto alla solitudine, reputato condizione essenziale per poter affrontare il mondo e la gente. La necessità – per Larsson – di mutare paesaggio, ambiente, amicizie è dettata dal desiderio di guardare sempre con occhi nuovi alla vita e alla gente; un modo per non perdere il contatto con la realtà. Scrive l’autore: “Vedere sempre le stesse cose appanna la vista ed equivale a non vedere più bene (…) niente come l’abitudine addormenta, manda in fermo i tuoi sogni”. Se in gioventù l’amore per I. non è riuscito a impedire a Bjӧrn di placare il suo spirito di ricerca e la sua ansia di libertà, quando il caso ha condotto sulla sua strada Helle, la donna della sua vita, l’irriducibile ha ceduto, un po’ a malincuore, come colui che sa quanto sia crudele “acchiappare una farfalla e metterla sottovetro per contemplare la sua bellezza sbiadita”.

A questo punto, all’autore non rimane che salvare il salvabile e imbarcarsi con Helle sull’imbarcazione “Rustica”. È questo il tentativo estremo di difendere la propria libertà personale, nonostante l’amore. La barca è per l’autore “luogo di rifugio dal mondo, una via di fuga”, l’andare per mare è “un’apertura sul mondo e sulla gente”. Quello che Larsson vuole per sé è un viaggio verso una meta sognata, rispetto a cui, tuttavia, si riserba la libertà di cambiare progetto in ogni momento del percorso. La paternità? Sarà per lui una responsabilità da declinare ad Helle, perché avere un figlio è percepita più come una scelta d’amore che di libertà. Eppure, da questo momento in poi, l’esaltazione della libertà e la sua conquista, iniziano a lasciare il passo alla nostalgia del tempo e degli spazi perduti. Proprio quando trova una famiglia d’affetti, diventa professore universitario e raggiunge il successo come scrittore, è sopraffatto dal panico esistenziale. Alla fine, Larsson “prende a laccio se stesso” e si limita alla difesa estenuante di quei margini di libertà che gli sono rimasti.

Rispetto all’identità, lo scrittore si accomuna a tutti quei vagabondi, immigrati e immigranti che hanno scelto di vivere in perenne movimento, per cercare una vita migliore; ma il luogo privilegiato, attraverso cui Bjӧrn esercita la sua libertà è la letteratura.La libertà vera è quella di poter immaginare la realtà diversa da come essa è. Secondo l’autore, la letteratura è ciò che ci rende umani e che contiene tutti gli aspetti dell’umanità. L’esperienza e la funzione della letteratura sono rivolte al lettore, che è coinvolto nella narrazione da cui apprende nuovi modi di vivere, pensare e comunicare. L’oggetto della letteratura sono “i sogni realistici”, cioè quei sogni, che possono essere realizzati. La letteratura è per Larsson metafora del viaggio, da cui non si torna mai gli stessi di quando si è partiti: è un diritto del cuore. In quanto tale, la letteratura unisce libertà e umanità. Essa deve trovare corrispondenza in questi aggettivi: ribelle, insubordinata, blasfema, nomade, eccezionale, scoperta, universale, meticcia, anticonformista e sacrilega.

La lingua, per rispecchiare questa funzione della letteratura, deve essere “affilata e scintillante”. Se è vero che la letteratura è per Bjӧrn “un diritto del cuore”, ad ogni lettore deve corrispondere il suo finale. Ecco perché l’autore, al termine dell’opera, non propone mai una conclusione, bensì “un’apertura: una visione del mondo e dell’essere umano”, rispetto alla quale ciascuno può porsi criticamente e mettere in discussione se stesso e la realtà circostante.


 


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