LIBRI
La letteratura secondo Larsson: Un diritto del cuore
di Tiziana Santoro
 Bjӧrn
Larsson, in “Bisogno di libertà” ripercorre
l’esperienza autobiografica della morte del padre per riflettere sulla vita,
sul sapere, sulla letteratura e sul filo rosso che funge da trait d’union tra
esse. Il percorso autobiografico, muovendo dall’evento traumatico della morte
del padre, provoca in Larsson un vuoto esistenziale, che trova una legittima
corrispondenza nella libertà d’azione e di cambiamento. La libertà è, per lo
scrittore, il motore delle sue azioni e delle scelte che lo inducono,
costantemente, a cambiare casa, scuola, città. Per essere liberi – secondo l’autore
– occorre essere realisti e al tempo stesso sognatori: capire come va il mondo
ed usare la fantasia per immaginare altri modi di vivere, di pensare e di
sentire. Per realizzare la propria libertà – sostiene l’autore – occorre
prepararsi e liberarsi dai luoghi comuni e dai condizionamenti sociali.
Ecco,
che l’esperienza della prigionia, scaturita dal diniego di prestate servizio
militare, diviene per Bjӧrn una palestra di vita in cui allenarsi alla libertà,
apprendere la diversità del genere umano e salvaguardare il proprio giudizio
critico da influenze esterne. Unico limite alla libertà – come evidenzia
Larsson – è che nessuno è libero per sempre, poiché la vita è anche la sua
quotidianità con i suoi compromessi, adattamenti, negoziazioni, a volte
riusciti, a volte falliti. Tutta la vita dell’autore, sino alla maturità, è
stata un percorso di ricerca dell’equilibrio tra la propria libertà personale,
il sentimento d’amicizia, d’amore e il successo professionale. Conscio del
fatto che gli esseri umani possono cambiare e con loro il fondamento stesso dei
legami, Bjӧrn riconosce a se stesso il diritto di scegliere e circondarsi di
poche persone, con cui condividere i valori fondamentali dell’essere umano.
A
salvaguardia di se stesso e della sua autonomia di giudizio, l’autore non
smette di difendere quel diritto alla solitudine, reputato condizione
essenziale per poter affrontare il mondo e la gente. La necessità – per Larsson
– di mutare paesaggio, ambiente, amicizie è dettata dal desiderio di guardare
sempre con occhi nuovi alla vita e alla gente; un modo per non perdere il
contatto con la realtà. Scrive l’autore: “Vedere
sempre le stesse cose appanna la vista ed equivale a non vedere più bene (…)
niente come l’abitudine addormenta, manda in fermo i tuoi sogni”. Se in
gioventù l’amore per I. non è riuscito a impedire a Bjӧrn di placare il suo
spirito di ricerca e la sua ansia di libertà, quando il caso ha condotto sulla
sua strada Helle, la donna della sua vita, l’irriducibile ha ceduto, un po’ a
malincuore, come colui che sa quanto sia crudele “acchiappare una farfalla e
metterla sottovetro per contemplare la sua bellezza sbiadita”.
A
questo punto, all’autore non rimane che salvare il salvabile e imbarcarsi con
Helle sull’imbarcazione “Rustica”. È questo il tentativo estremo di difendere
la propria libertà personale, nonostante l’amore. La barca è per l’autore “luogo
di rifugio dal mondo, una via di fuga”, l’andare per mare è “un’apertura sul
mondo e sulla gente”. Quello che Larsson vuole per sé è un viaggio verso una
meta sognata, rispetto a cui, tuttavia, si riserba la libertà di cambiare
progetto in ogni momento del percorso. La paternità? Sarà per lui una
responsabilità da declinare ad Helle, perché avere un figlio è percepita più
come una scelta d’amore che di libertà. Eppure, da questo momento in poi, l’esaltazione
della libertà e la sua conquista, iniziano a lasciare il passo alla nostalgia
del tempo e degli spazi perduti. Proprio quando trova una famiglia d’affetti,
diventa professore universitario e raggiunge il successo come scrittore, è
sopraffatto dal panico esistenziale. Alla fine, Larsson “prende a laccio se
stesso” e si limita alla difesa estenuante di quei margini di libertà che gli
sono rimasti. Rispetto all’identità, lo scrittore si accomuna a tutti quei
vagabondi, immigrati e immigranti che hanno scelto di vivere in perenne
movimento, per cercare una vita migliore; ma il luogo privilegiato, attraverso
cui Bjӧrn esercita la sua libertà è la letteratura.La
libertà vera è quella di poter immaginare la realtà diversa da come essa è.
Secondo l’autore, la letteratura è ciò che ci rende umani e che contiene tutti
gli aspetti dell’umanità. L’esperienza e la funzione della letteratura sono
rivolte al lettore, che è coinvolto nella narrazione da cui apprende nuovi modi
di vivere, pensare e comunicare. L’oggetto della letteratura sono “i sogni
realistici”, cioè quei sogni, che possono essere realizzati. La letteratura è
per Larsson metafora del viaggio, da cui non si torna mai gli stessi di quando
si è partiti: è un diritto del cuore. In quanto tale, la letteratura unisce
libertà e umanità. Essa deve trovare corrispondenza in questi aggettivi:
ribelle, insubordinata, blasfema, nomade, eccezionale, scoperta, universale,
meticcia, anticonformista e sacrilega.
La
lingua, per rispecchiare questa funzione della letteratura, deve essere “affilata
e scintillante”. Se è vero che la letteratura è per Bjӧrn “un diritto del cuore”,
ad ogni lettore deve corrispondere il suo finale. Ecco perché l’autore, al
termine dell’opera, non propone mai una conclusione, bensì “un’apertura: una
visione del mondo e dell’essere umano”, rispetto alla quale ciascuno può porsi
criticamente e mettere in discussione se stesso e la realtà circostante.
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