ANTONELLO DA MESSINA
La scoperta dell’artista Elena La Fauci Di Rosa
di Alfonso Saya
Elena
La Fauci Di Rosa, artista in tutta l’accezione del termine, autrice di una
splendida biografia di Sant’Eustochia Smeralda Calafato, la grande Santa
Compatrona di Messina, ha fatto un lungo, accurato, meticoloso studio comparato
della tela dell’“Ignoto Marinaio” che, insieme all’altra tela, “l’Annunciata”,
attribuite ad Antonello da Messina, è stato esposto a Taormina, nel 2007, nel
Palazzo “Corvaia”. L’artista ha visitato la mostra
e, in quell’accostamento delle due preziose tele, ha visto “un affascinante
legame familiare. È stato attribuito, per primo, ad Antonello da Giovan
Battista Cavalcaselle nel 1860. La tela è stata trovata a Lipari montata su di
uno sportello di un mobile da farmacia. Si dice che la serva del farmacista lo
abbia sfregiato col punteruolo sulla bocca sugli occhi, perché vedeva in quell’uomo
dipinto il diavolo che si faceva beffa di lei. Un barone, Enrico Piraino, lo ha
comprato e, poi, lo ha donato con tutta la sua raccolta, al Municipio di
Cefalù. La nostra artista, avuta quell’impressionante intuizione, la volle
verificare ed iniziò, così, il suo accurato, meticoloso, appassionante studio
comparato, accostò le due tele e ammirandole e contemplandole, sia da vicino
che a distanza, vide, con grande meraviglia e stupore, che si assomigliavano
come due gocce d’acqua, tali da apparire “padre e figlia”. È stata come una
folgorazione del cielo e di Sant’Eustochia di cui l’artista è devotissima. Lei
è certa di questo. Del resto, nulla impedisce di considerare che le due tele
eseguite dalla mano del divino Antonello, possano essere collegate alla vita di
Sant’Eustochia Smeralda e, quindi, l’una è il ritratto di Sant’Eustochia
Smeralda e l’altra, il ritratto del padre Bernardo. Questa convinzione, di
Elena La Fauci Di Rosa, non è campata in aria, ma è frutto di studio – ripeto –
accurato e pieno di una granitica fede di cui l’artista è dotata. E poi, è
verosimile, poiché Antonello abitava nelle vicinanze del monastero ed era pieno
di ammirazione per la Santa che è stata perciò, “inconsapevole ispiratrice”. E
nulla vieta di suppore che anche il padre di cotanta ammirata figlia è stato
ritratto nella figura del “Marinaio ignoto”, poichè, e questo avvalora il
fatto, il padre era navigatore, la nostra artista, accostando – ripeto – le due
tele, ha notato analogie somatiche “strabilianti”: La stessa fronte, lo stesso
taglio degli occhi, le sopracciglia arcuate, la linea della bocca abbastanza
similare, come pure identica, la sagoma zigomatica, tipica delle persone
mediterranee, entrambi hanno lo stesso tratto fisiognomico. Non è, dunque, come
qualcuno ha affermato il suo autoritratto e il suo sorriso “non è beffardo” –
come alcuni sostengono –, ma è il sorriso soddisfatto di un uomo che ritorna
dal suo lungo viaggio di affari. È il tipico ritratto di un mercante, di un
marinaio rotto a tutte le intemperie marine. Questa sarebbe la grande e
credibile scoperta che avrà una risonanza internazionale. Il marinaio, grazie
alla sorprendente e grande scoperta dell’artista, frutto di uno studio appassionato
e illuminato dalla sua “granitica fede”, non sarà più “ignoto”.
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