MESSINA
Frate Francesco… ieri e oggi
di Domenica Timpano
Giorno
23 febbraio, presso la chiesa di Sant’Andrea Avellino, si è tenuto un incontro su “La Spiritualità Francescana nella nostra Isola” e “I Francescani dalla massima fioritura alla
situazione attuale”, relatori, rispettivamente: fra Benedetto Michelangelo
Lipari, docente di Storia della Chiesa Medievale presso l’Istituto Teologico
San Tommaso e l’Istituto diocesano Santa Maria della Lettera di Messina e il prof.
Angelo Sindoni, presidente, tra l’altro, dell’“Unione Cattolica Stampa Italiana”
di Messina. Dopo un saluto ai presenti, la signora Lucrezia Morabito, ministro
della Fraternità di Sant’Andrea Avellino, ha dato la parola ai relatori dopo
una breve presentazione curriculare.
“Non è facile – ha detto Fra Benedetto – trattare il tema della spiritualità
francescana”, che si è evoluta nel tempo attraverso alterne vicende che hanno
segnato il percorso avviato in tempi assai remoti. Il frate, facendo numerosi
riferimenti storici, ha tracciato il cammino di un gruppo, costituitosi attorno
a San Francesco, a partire dagli anni 1208-1209, che racchiude oggi tre famiglie,
pari indipendenti, che vanta numerose presenze e attività, soprattutto in
Sicilia. Già,
a partire dalle Crociate, che “raccontavano i luoghi di Gesù”, si evidenziò un
nuovo interesse mirato ad approfondire la conoscenza del figlio di Dio e della
Sua parola testimoniata dal Vangelo. Un interesse che sfociò nella nascita di
diversi gruppi non coordinati che assunsero, per questo, diverse connotazioni
dando vita ad una sorta di fraintendimenti e infiltrazioni ereticali che resero
assai difficile il governo del movimento francescano. Alcuni frati, infatti,
volevano condurre una vita ascetica, in luoghi lontani dalla Città, in
eremitaggio, altri, volevano dedicarsi alla cura delle anime nei contesti
cittadini, nei conventi che intanto erano stati costruiti.
Il
percorso fu segnato, pesantemente, dall’incidenza negativa, nel XIV secolo,
della setta dei “Fraticelli”, assimilabile a quella degli “Spirituali”,
scomunicati, perseguitati e posti al di fuori della Chiesa dal papa Giovanni
XXII, a sua volta accusato di eresia, nella bolla Sancta Romana, che volevano una “Chiesa Spirituale e Povera” contro
una chiesa terrena “Carnale e Ricca” dove i ministri, persa la spiritualità e vivendo
in peccato mortale, non potevano amministrare i sacramenti; che giudicavano non
riformabili i regolamenti di San Francesco alla pari del Vangelo ed eretici e
falsi i papi che li avevano riformati. Durante il suo Generalato, San
Bonaventura, attorno al 1274, intervenne, per evitare gli estremismi, per
mediare tra rigoristi e comunità, pur condannando lo stile di vita dei frati
che, con l’uso del denaro, di sontuosi conventi e altro ancora, non davano il
buon esempio. I “Fraticelli” allontanati da tutti, comunque, trovarono accoglienza
presso la corte di Federico II in Sicilia dove elessero la loro dimora. Fu,
allora, che il Movimento Francescano fece sentire forte la sua voce per un
ritorno alle origini e la giusta osservanza della parola di Dio. Proprio in
Sicilia, sotto Federico II, nacquero nuovi fermenti.
La
presenza dei francescani si rilevò anche a Messina, fuori dalla Città già dal
1212. Successivamente, attorno all’anno 1216, si avvicinarono al centro, in
particolare nella zona di Sant’Orsola. Si racconta che siano stati alcuni
frati, terziari francescani, a costruire la Torre di San Raineri, un faro per
illuminare i naviganti dello Stretto. Fra Benedetto, con dovizia di
particolari, ha fornito poi molti dati per sottolineare la cronologia degli
insediamenti nei diversi capoluoghi della nostra Isola da Siracusa a Taormina,
Cefalù, Alcamo, solo per citarne alcuni. Insediamenti divenuti più stabili, dopo
il 1230, come attestato da un documento del papa relativo alla concessione di
un territorio. Dopo
l’intervento di fra Benedetto, ha
preso la parola il prof. Angelo Sindoni che ha inteso fornire dettagliate note sulla
storia del movimento francescano, sugli eventi che hanno segnato il percorso, a
far data dal 600, passando per la Controriforma e il Concilio di Trento, ponendo
in evidenza, nel fare un bilancio della Chiesa, la connotazione di nuovi Ordini
come i Gesuiti e Ordini rinnovati come i Cappuccini.
Il prof Sindoni ha, poi,
fornito dati sullo stile di vita dei frati che prediligevano i conventi fuori
dall’abitato, che vivevano in simbiosi col mondo contadino (elemento questo visto
come un limite da vescovi che li giudicavano più secolari che religiosi), sulla
presenza dei minori conventuali, minori osservanti, terzo ordine francescano,
sulle case esistenti e sul numero dei frati per ciascuna realtà. Interessante l’excursus che ha evidenziato le
degenerazioni dell’ordine, lo scioglimento di ordini religiosi, la resistenza,
se non il martirio, di suore in difesa degli ordini religiosi che rischiavano
la soppressione. Di fatto, all’epoca alcuni ordini, come gli Scolopi,
scomparvero.
I
Francescani superarono la prova a caro prezzo, con la Sicilia che pagò un costo
alto per resistere alla soppressione degli ordini religiosi. Nonostante la
forza espressa, alcune chiese furono chiuse. I Gesuiti riuscirono a salvare le
loro chiese allocate nei centri abitati. Quella sorta di epurazione operata
sortì, però, anche benefici effetti. Si riscoprì una nuova linfa religiosa, un
nuovo modello di santità, un rinascimento dell’ordine che portò alla
riconciliazione tra lo Stato e la Chiesa.
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