Attenzione a minestre e
cibi in scatola: le lattine in cui esse sono contenute sono rivestite, infatti,
da un composto chimico, il bisfenolo ‘A’ (BpA), che può filtrare nel cibo e
finire, quindi, nel corpo, con possibili rischi per la salute. A far emergere
questo problema è stato uno studio condotto su 75 volontari, pubblicato sul Journal of the American Medical Association.
Il Bisfenolo, già,
sospettato di essere dannoso per l’uomo, sin dagli anni trenta, ha avuto grande
eco sui media nel 2008, quando molti governi hanno effettuato studi sulla sua
sicurezza e alcuni venditori hanno tolto dal mercato i prodotti che ne
contenevano. In particolare il BpA sembra essere imputato in numerose malattie
dello sviluppo sessuale maschile nel feto, financo, nel calo di fertilità
nell’uomo adulto.
Da marzo 2011 è stata
vietata alle aziende la produzione di biberon in Bisfenolo A (BpA), la cui
commercializzazione e importazione è stata, però, effettivamente, bandita dal
primo giugno 2011. La messa al bando del composto organico, sospettato, già da
lungo tempo, di essere dannoso per la salute umana, è stata decisa dall’Unione
Europea, dopo trattative durate mesi, che hanno portato, finalmente, a
considerare il BpA come possibile responsabile di gravi patologie. Si tratta di
una sostanza chimica impiegata nella produzione di materie plastiche, tra cui,
anche, quelle che, comunemente, si utilizzano per i biberon o per le bibite con
il sistema del vuoto a rendere, o le stoviglie di plastica. Il problema legato
al suo utilizzo nasce perché piccole quantità possono migrare negli alimenti e,
secondo i vari studi che si sono succeduti nei decenni, il BpA sarebbe nocivo
all’organismo, in particolare ai bambini, il cui sviluppo cerebrale potrebbe
subire danni proprio a causa dell’ingestione attraverso oggetti, quali i
biberon.
Ci si pone, intanto, una
domanda: “Se fa male al neonato e
all’adulto, perché si continua a usare tale componente nelle plastiche?”.
Nella ricerca si è visto,
infatti, che il bisfenolo ‘A’ era, rapidamente, ingerito e si trovava in grosse
quantità nelle urine delle persone esaminate. In Europa questo composto è stato
bandito dai biberon, ma è, ancora, usato nelle lattine per evitare la ruggine e
mantenere il cibo fresco. Così, come può essere contenuto in bottiglie e
lattine di soft drink.
“Sapevamo che le bevande conservate in alcune bottiglie di plastica dura
– spiega Jenny Carwile, coordinatore dello studio – potevano far aumentare la quantità di BpA nel corpo, ma, ora, abbiamo
dimostrato che, anche, il cibo in lattina lo contiene e questo pone maggiori
preoccupazioni, visto il suo largo uso”.
Nello studio i ricercatori
hanno chiesto ai volontari, suddivisi in due gruppi, di mangiare una minestra
di verdura fresca e una inscatolata, una volta al giorno per cinque giorni.
Dopo un fine settimana di
pausa, i gruppi si sono invertiti. I test condotti sulle loro urine hanno
rilevato la presenza di BpA nel 77%
dei campioni dopo il consumo di zuppe fresche e nel 100% di quelli prelevati,
dopo aver mangiato le minestre inscatolate.
Mangiare una zuppa
inscatolata al giorno aumenta di ben 20 volte la quantità di bisfenolo.
Tuttavia, lo studio non si è concentrato sull’impatto sulla salute, ma pone
degli avvertimenti, visto il largo uso di cibo in scatola e, secondo i
ricercatori, “sarebbe meglio che
l’industria alimentare pensasse a bandire il BpA”.