MESSINA
Incontro-dibattito “La Procreazione Medicalmente assistita tra Scienza e Diritto”
di Redazione
Presso
l’Aula Magna del Rettorato si è tenuto, nel pomeriggio del 20 gennaio, il Convegno dal titolo “La Procreazione Medicalmente assistita tra Scienza e Diritto”. L’incontro-dibattito, patrocinato dalla FIDAPA – Sez. di Messina in
collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza del nostro Ateneo, è stato
accreditato presso il locale ordine forense quale evento formativo valido ai fini dell’aggiornamento professionale.
Dopo i saluti della dott.ssa Nuccia di Gennaro (presidente della FIDAPA – Sez.
di Messina) e dell’avv. Vincenzo Ciraolo (presidente dell’Ordine degli
Avvocati) i lavori hanno visto
impegnati, in qualità di moderatore, il dott. Alberto Marchese (Università di
Messina) e relatori, docenti e specialisti di alto profilo umano e
professionale.“Le ragioni di questo convegno sono,
innanzitutto, legate alla constatazione che il diritto deve occuparsi della
cronaca” – dice Marchese, ed è sempre vivo ed attuale il monito di Salvatore
Pugliatti secondo cui, di fronte ai fatti della vita “il legislatore non può restare inerte” e “quando la società e la storia bussano alla porta del giurista egli non
può fingersi sordo o tentare [di] abituarsi al rumore per non subirne la
molestia”.
L’incipit ai lavori è stato offerto da una lunga ed approfondita relazione del
prof. Carlo Mazzù, ordinario di Diritto civile che, non lesinando spunti
provocatori, ha messo in luce come le nuove tecnologie mediche di fecondazione
assistita, fuori da un razionale controllo politico e normativo, hanno
contribuito a realizzare una vera e propria “rivoluzione copernicana” della famiglia; non più intesa nel senso
tradizionale – così, come propugnato, tra l’altro, dal legislatore
costituzionale – ma quale “arcipelago
frastagliato di più realtà tra loro eterogenee”. “La famiglia legittima si è disgregata e liquefatta” e la
possibilità di ottenere un figlio in provetta “quando” e “come” lo si desideri
acuisce la pregnanza di un fenomeno (sociale e giuridico) che è oggi sotto gli
occhi di tutti; perché gli effetti dirompenti del fenomeno fanno sentire la
loro eco nelle zone più delicate del sistema, dal diritto di famiglia a quello
delle successioni; urge, dunque – conclude Mazzù – “un intervento normativo coraggioso che sappia dare regole certe, ma
flessibili ad un settore così delicato dell’ordinamento”.
L’aspetto
medico-clinico è stato, invece, approfondito dal dott. Francesco Abate,
ginecologo, la cui fama ha varcato i confini dell’Isola; già direttore del Dipartimento
Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera “Papardo”, vero e proprio “pioniere”
della procreazione medicalmente assistita sul nostro territorio, il dott. Abate
ha esordito dicendo che “le tecniche di
PMA sono una grande risorsa, ma vanno utilizzate con lungimiranza ed in
aggiunta a politiche di sostegno alla maternità, pertanto – ha concluso Abate, riprendendo il titolo del suo
intervento – la procreazione medicalmente
assistita resta un’alternativa, ma non rappresenta, da sola, la soluzione al
problema”. Del resto “le complesse
metodiche procreative devono essere pur sempre valutate alla luce di un canone
etico che funga da parametro e da guida”, con queste parole, in netta
controtendenza rispetto alla possibilità d’interventi indiscriminati nel campo
della procreazione assistita, ha esordito la prof.ssa Marianna Gensabella
Furnari, ordinario di Filosofia morale presso il Dipartimento di Civiltà
Antiche e Moderne dell’Ateneo peloritano, ove insegna Bioetica, Etica della
comunicazione ed Etiche applicate.
La
prof.ssa Gensabella, componente, tra l’altro, del Comitato Nazionale per la
Bioetica, ha precisato, inoltre, che “molte
e complesse sono le domande che la PMA pone e che non hanno ancora trovato un’adeguata
risposta”. L’esigenza di una regolamentazione, che tenga conto dell’esperienza
già maturata altrove in Europa, è stata al centro della riflessione della
prof.ssa Aurora Vesto, docente di Diritto privato all’Università “Dante
Alighieri” di Reggio Calabria che, con parole molto coinvolgenti, ha messo in
luce “le difficoltà di configurazione
giuridica delle tecniche di PMA quale metodo alternativo alla procreazione
naturale”. In coda alle quattro articolate relazioni, tre interventi
programmati volti a segnalare l’ampio spettro di tematiche e problematiche che
involge la materia.
Il
primo, affidato alla prof.ssa Elvira Ventura Spagnolo, docente di Medicina
Legale all’Università di Palermo, ha avuto quale riferimento il tema del consenso
informato nelle procedure di procreazione medicalmente assistita concentrandosi
sul ruolo, assai delicato, svolto dal personale sanitario (medici ed ausiliari)
nell’informare, correttamente, la paziente di tutti i possibili rischi del
trattamento. A seguire, la riflessione
della psicologa Erika Romano, la quale ha focalizzato la sua attenzione sul Tema della “transizione genitoriale e della resilienza per mancata procreazione”.
E,
ancora, il dott. Alberto Marchese che ha messo in luce il delicato profilo di
un utilizzo post mortem delle tecniche di PMA, evidenziando la delicatezza della
questione che spinge ben al di là dei naturali “confini biologici” la
possibilità di un intervento procreativo. In conclusione, una provocatoria “open
question” affidata alla dott.ssa Annamaria Tarantino, vice presidente della
FIDAPA – Sez. di Messina, relativa all’utilizzo estremo delle tecniche di
procreazione assistita ha dato inizio ad un ampio ed articolato dibattito che ha visto impegnati i
relatori, gli avvocati e il numeroso pubblico presente.
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