“CittadinanzAttiva” e consapevole: questo l’obiettivo di un gruppo di studenti universitari e
giuristi in vista del referendum del 4 dicembre. Senza lasciarsi coinvolgere
dalle diatribe partitocratiche, Salvatore Malluzzo ha organizzato un meeting,
dal titolo “Educarsi alla Costituzione”, presso la Chiesa Santa Maria degli
Angeli di Palma di Montechiaro, al quale hanno partecipato – in qualità di
relatori – don Fabio Maiorana, Calogero Arcadipane, Emanuela Milanese,
Salvatore Malluzzo, il dott.Alessandro Lentini e la dott.ssa Tiziana Triglia. Intervistiamo Salvatore
Malluzzo, studente di giurisprudenza, alla fine del convegno, stanco, ma soddisfatto per la
numerosa partecipazione di cittadini, volenterosi di approfondire il proprio
bagaglio di cultura civica.
Com’è nata l’idea
dell’incontro?
“Organizzare un convegno che abbia ad oggetto
l’educazione alla Costituzione, vuol dire far scoprire il testo costituzionale
non come semplice legge fondamentale della Repubblica, ma, soprattutto, come
una Carta dei valori che ci identificano e come uno strumento di tutela del
cittadino. Spesso, della Costituzione si conoscono, principalmente, le norme
che disciplinano i rapporti tra gli organi dello Stato e che sono specifico
tema del referendum, ma è altrettanto basilare essere consapevoli dell’immenso
patrimonio giuridico e sociale contenuto nella parte dedicata ai rapporti tra
cittadini. Il nostro padre costituente, Piero Calamandrei, esortava i giovani
ad accostarsi alla legge fondamentale come testimonianza del sangue dei martiri
della libertà”.
Secondo lei, la
Costituzione ha esaurito la propria attualità o ancora ha un potenziale da
valorizzare?
“La Costituzione non ha mai perso di vista la
propria attualità. Sebbene sia stata redatta all’indomani della Seconda Guerra
Mondiale, contiene in sé un cuore giovane. È vero, alcuni concetti sono stati
superati, ma il nucleo rimane intatto. Tuttavia – come tutti rileviamo –,
davanti all’immenso potenziale della Carta sta l’incapacità o, peggio, la
cattiva volontà della classe politica che ha lasciato lettera morta i
fondamenti costituzionali”.
Al di là delle
singole posizioni di fronte al quesito referendario, l’occasione di esprimersi
sulla riforma ha contribuito alla formazione di una coscienza civica?
“L’occasione referendaria è un momento di
presa di coscienza del proprio essere cittadini: pertanto, è necessario
orientare la propria libertà di voto secondo una coscienza formata. L’esercizio
del diritto di voto – riconosciuto dall’art. 48 della Costituzione – è la più
alta forma di partecipazione alla vita democratica del nostro Stato e
costituisce, altresì, un dovere civico, una responsabilità nei confronti dei
consociati. Per questo – come affermavo prima –, non basteranno mai gli
incontri e i dibattiti anche in un ambiente ecclesiastico e con la
partecipazione di un sacerdote, come avviene nel nostro convegno: la Chiesa
cattolica ha contribuito a definire molte delle acquisizioni democratiche e dei
valori contenuti nella Costituzione e la scelta del punto di vista della
dottrina sociale offre spunti di riflessione per un’analisi completa delle
opportunità che si aprono all’elettore il prossimo 4 dicembre”.
Se lei dovesse
effettuare un sondaggio ed elaborarne i dati, cosa si aspetterebbe dagli
italiani in tema di cultura costituzionale?
“Purtroppo, le mie speranze su un voto
consapevole e critico sono abbastanza poche. L’italiano, cosiddetto ‘medio’, è
un soggetto che s’imbatte in un oceano di informazioni e rischia di esserne
travolto, senza un orientamento. Si ha paura del dubbio e, perciò, ci si
accontenta delle poche certezze che si possiedono senza sottoporle ad un vaglio
critico. Invece, è il dubbio il metodo migliore per giungere al buon uso della
libertà. Chi s’informa non è soggiogato da nessuno, perché avrà fiducia in se
stesso e risponderà alla propria coscienza in piena autonomia”.