domenica 20 novembre 2016
STRETTO DI MESSINA
Il Cervantes e la bellezza del nostro mare
di Alfonso Saya
La
bellezza di Napoli è data, soprattutto, dal mare. Il Vesuvio, Posillipo, Capri,
Ischia, Sorrento, il cielo, il sole, sono tutti ornamenti del mare; sono
gioielli posti per fare più bello il mare, come un brillante orna una bella donna.
La grotta azzurra è splendente perché il mare le fa dono del suo colore e della
sua luce misteriosa; il Vesuvio s’impennacchia di rosso acceso solo per far
riflettere il suo fuoco sul mare e la luna non farebbe piovere tutto il suo argento
se non ci fosse il mare. Anche la bellezza della Città di Messina è data dal
mare. Il Cervantes – l’autore del “Don Chisciotte” – fu ospite della nostra Città
e rimase, particolarmente, colpito dalla bellezza del nostro mare, della mitica
Falce del Porto e dello Stretto: il suo sguardo si perdeva sul mare che si stendeva
davanti a lui calmo ed azzurro e i suoi pensieri navigavano, come rapide
navi... e ha fissato le sue emozioni in qualche verso e in prosa.
Il prof. Nino
Scoglio – italianista, medaglia d’oro per meriti culturali che ho avuto la
gioia di conoscere e di godere della sua fraterna amicizia – mi diceva (e le
sue parole mi sono rimaste impresse, non le potrò dimenticare), guardando il mare,
il Porto e la Madonnina: “Che bella
visione si stende davanti ai nostri occhi, è veramente il Bosforo d’Italia la
nostra Città, il mare azzurro sembra
il manto della Madonna, è un dono di Dio, è un dono della Natura. Lo zar Nicola di Russia – sono ancora le parole
dell’indimenticabile prof. Scoglio – soleva
venire a Messina e diceva rivolto ai cittadini messinesi: ‘Io sono il padrone
di tutte le Russie, ma voi siete i padroni del Paradiso!”.
Il Pascoli, poi,
che ha insegnato nella nostra Università, invitava il suo amico Severino
Ferrari con queste bellissime parole: “Vieni
qui, nella bella Messina, in questo Stretto, immergi la mano nell’acqua,
gocciolerà azzurro”. Mons. Foti, l’ultimo segretario del grande arcivescovo,
mons. Paino, mi diceva: “Il grande arcivescovo,
chiamato ‘il Muratore di Cristo’ perché ha fatto costruire tante chiese, ne ha
fatto costruire una che è la più bella. Questa chiesa ha per tetto il cielo, il
mare per pavimento ed è dominata, al centro dall’alto di una stele, dalla
fascinosa immagine della Madonnina Benedicente. Alla base, vi sono le ultime
parole della Sacra Lettera: ‘VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS’”.
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