MESSINA
Il ‘900 sul grande schermo e nella storia: problemi di ieri e di oggi
di Tiziana Santoro
Il
direttore del Museo del ‘900 Angelo Caristi ha presentato la Rassegna cinematografica “Il cinema racconta
il ‘900”. Gli interessati potranno recarsi, nei giorni indicati, presso la
Sala Convegni del Museo “Messina nel ‘900” per assistere alle proiezioni dei Film “Mediterraneo” di G. Salvatores
(21/10/2016); - “Una giornata particolare”
di E. Scola (11/11/2016); - “Schindler’s
list” di S. Spielberg (25/11/2016); - e “Guardie
e ladri” di M. Monicelli e Steno (9/12/2016). In “Mediterraneo”, Salvatores ha diretto D. Abatantuono, C. Bisio, C.
Bagagli e U. Conti, nei panni di soldati fascisti approdati nelle Isole dell’Egeo
mentre vivevano con la pacifica comunità del luogo, estraniati dal mondo e
dalle atrocità della guerra. Due anni dopo, il pilota di un aereo di
ricognizione avrebbe rivelato loro l’arresto di Mussolini e la ferocia del
conflitto. Il sergente Lo Russo proverà a convincere il restio Farina a fare
ritorno in patria, ma questi preferirà le grazie della sua amata e l’impeto
vitale dell’amore al presagio della morte. Nelle sale cinematografiche, per la
prima volta nel 1991, proprio quando la guerra del Golfo turbava le coscienze,
il film esprimeva un messaggio di
pace e non violenza.
Nel
lontano 1977, E. Scola ha realizzato un vero e proprio capolavoro
cinematografico in cui ha riunito S. Loren e M. Mastroianni, rispettivamente
Antonietta e Gabriele. Angelo del focolare fascista la prima, omosessuale il
secondo, subivano le umiliazioni inflitte dal regime fascista. In “Una giornata particolare” (06/05/1938),
in cui tutti correvano ai Fori Imperiali per assistere all’incontro di
Mussolini ed Hitler, i due protagonisti, casualmente, s’incontravano per
condividere le loro solitudini. L’ingenua e sottomessa Antonietta e il
sofisticato intellettuale Gabriele, mentre sullo sfondo echeggiava il sonoro
della radiocronaca di Guido Notari, scoprivano la solidarietà e l’amore. In
questo film, Scola ha denunciato la politica discriminatoria fascista e, con
ironia e malinconia, ha consegnato il suo capolavoro alla migliore tradizione
crepuscolare neorealista. Il 1993 è stato l’anno di Spielberg e di “Schindler’s list”, un cine-racconto
ispirato ad una storia vera: quella dell’industriale tedesco O. Schindler che
ha compiuto un viaggio all’interno della propria coscienza e riscoperto l’umanità
verso gli uomini. Schindler, insieme ad un amico contabile, aveva stilato una
lista per salvare 1.100 ebrei dalla deportazione nei lager nazisti.
Schindler,
sfruttando le sue conoscenze tra le autorità tedesche, ha impiegato gli ebrei
nella sua fabbrica di granate, al solo scopo di salvarli. Tra i momenti più
significativi, il raggiro compiuto dal protagonista per sottrarre le donne alla
deportazione ad Auschwitz. Spielberg
ha messo in scena la dualità tra crudeltà e umanità, tra solidarietà e
barbarie, ma, soprattutto, ha raccontato la storia di una doppia resistenza:
quella dei due eroi che hanno rischiato la propria vita per salvare quella
altrui e il boicottaggio fatto dagli operai di fabbrica per compromettere lo
sforzo bellico tedesco. Monicelli e Steno, nel 1951, con “Guardie e ladri” hanno segnato il passaggio dagli stilemi
neorealisti alla commedia italiana. Tra i protagonisti: Ferdinando Esposito
(Totò), Amilcare (Aldo Giuffrida) e il brigadiere Bottoni (Aldo Fabrizi). I
primi due, impoveriti dalla grande guerra, vivevano compiendo piccoli furti,
finché un americano ha denunciato la loro truffa alle autorità.
Il brigadiere
Bottoni, più volte sollecitato ad arrestare i malfattori, vedrà messo in
discussione il suo posto di lavoro se non eseguirà l’ordine. Però, è proprio
nell’intimità del sottoscala di Casa Esposito, che i protagonisti si sono
sentiti amici. Incorniciati nella fotografia di Mario Bava, Esposito e Bottoni
si sono riscoperti uomini e padri di famiglia, la cui esistenza è stata resa
precaria da altri uomini e dagli eventi. “Documento storico e sociologico”, il
racconto di Monicelli è la storia di due uomini che incarnano la solidarietà. È
una storia amara di miseria e povertà, condita con ironia, malinconia e
riflessioni intimiste. Totò e Fabrizi hanno indossato le maschere della commedia
dell’arte e, con il loro “riso amaro”, hanno segnano il passaggio dalla
comicità surreale alla comicità realistica. Il buon brigadiere alla fine
compirà il suo dovere, con la promessa di badare alla famiglia di Esposito sino
alla sua scarcerazione.
La
rassegna cinematografica ha lo scopo
di promuovere la riflessione sulle problematiche post belliche, scaturite dalla
seconda guerra mondiale. Un pretesto per rintracciare spunti di continuità con
le piaghe sociali del nostro secolo: l’emarginazione, il disagio
economico-sociale, il manifestarsi di nuovi conflitti e l’emergere di moderne
forme di discriminazione.
|