RIFLESSIONI
Caravaggio è un genio cristiano
di Alfonso Saya
Caravaggio
non è solo un grande pittore, il più grande – lo definisce tale, Vittorio
Sgarbi che è un’autorità come critico d’Arte – ma è, innanzitutto, un genio
cristiano, perché sa esprimere, con l’incanto dei colori, l’essenza del
Cristianesimo, purtroppo, oggi, misconosciuta dai cosiddetti filosofi della
modernità e, persino, scandaloso da alcuni teologi, non si impancava moralista,
era un povero peccatore che fa inorridire i benpensanti che lo descrivono a
tinte fosche che ne combina di tuti i colori, un vizioso incallito, un
giocatore, un donnaiolo, un assassino, imputato del fattaccio sciagurato del
1606. Inseguito deve scappare a Malta dove è ospitato dagli omonimi Cavalieri e
da dove è scappato da lì perché imputato ancora di altri fattacci e muore di
malaria, solo, sulla spiaggia di Porto Ercole. Riconosceva di essere un
miserabile peccatore. Era umile. A proposito, un giorno, entrando in una
Chiesa, a un amico che gli porgeva l’acqua santa perché cancella i peccati
veniali, la rifiutò dicendo: “Non importa, tanto i miei sono tutti peccati
mortali!”.
Quando viene accolto tra i Cavalieri di Malta si firma “frate” con
tanta commozione, perché si riteneva indegno e viene descritto dai suddetti
Cavalieri pieno di zelo religionis
accensus. Quell’umiliante
percezione di sé lo accosta a Gesù di cui s’innamora, appassionatamente, e lo
rappresenta con il pennello come “il più bello tra i figli dell’uomo”. Viene
colpito dalla sua bellezza e lo sente vivo, presente e si sente chiamato come
quello che incontrarono 200 anni fa, pur essendo un miserabile peccatore si
sente afferrato dalla Sua Misericordia che lui dipinge in quella tela dove Matteo,
il peccatore, è chiamato da Gesù che lo indica col dito che è identico al dito
di Adamo a cui Dio dà vita nella Cappella Sistina. Matteo si sente chiamato da
Gesù per nome mentre sta contando i soldi e tutti lo disprezzano per questo,
sentendosi chiamato come nessuno lo ha chiamato e chiede meravigliato:
“Io?
Tu vuoi davvero, uno come me?”. Caravaggio rappresenta la Misericordia di Gesù
per i peccatori come lui che scandalizza gli Scribi ed i Farisei, come quelli
di oggi. Caravaggio rappresenta la Misericordia come un fatto attuale, perché Gesù
è l’oggi, è Vivo, è Presente (“Sarò con voi fino alla consumazione dei secoli!”).
È una presenza di carne che si può toccare e abbracciare. Lo dimostra
Caravaggio con quel capolavoro assoluto che è l’Incredulità di Tommaso, dove Gesù prende la mano dell’incredulo e
gli fa mettere le dita dentro la ferita del costato. Caravaggio colpisce ed
affascina perché racconta col pennello la presenza fra gli uomini come una
storia di oggi! Il mondo, cosiddetto “laico”, non coglie la vera Forza del
Cristianesimo, la Bellezza della divina umanità di Cristo che il genio di
Caravaggio rappresenta.
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