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 lunedì 17 ottobre 2016

L’INTERVISTA

Massimo Giletti, un giornalista nell’Arena

di Maria Schillaci


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È un grande giornalista e conduttore televisivo italiano. Ha preso il timone di programmi come Casa Raiuno, I fatti Vostri, Mezzogiorno in famiglia. La domenica, con L’Arena, “bussa” nella TV degli italiani, coinvolgendoli in importanti realtà, accogliendo appelli fondamentali per discutere e cercare di risolvere problematiche che rimarrebbero in ombra. Ci fa capire l’importanza di non celarsi mai dietro una realtà negativa, ma di raccontarla e, insieme, grazie alla forza dell’unione, arrivare ad una soluzione. Stiamo parlando proprio di lui, il grande e gentilissimo Massimo Giletti, che ho avuto la fortuna di poter intervistare telefonicamente. “Viaggiamo”, adesso insieme a lui, sui passi della sua brillante carriera, leggendo quest’intervista speciale per “FiloDirettoNews”:

Carissimo Massimo, ci racconti cos’è per te il giornalismo?

Il giornalismo è essere curiosi. Continuare ad avere la voglia di cercare. Come diceva Dario Fo, che ho avuto la fortuna di conoscere, ‘la vera realtà è quella della strada’. Io trovo che il giornalista è quello che non sta al computer, ma è l’uomo che va a cercare le informazioni come si faceva una volta. La strada è il luogo ideale dove puoi fare la differenza, ancora oggi”.

Dal 2005, conduci L’Arena, programma di successo, ormai simbolo della Domenica dei telespettatori italiani. Com’è nato questo tuo programma e con quale obiettivo?

L’obiettivo è quello di portare in un orario insolito, dove, normalmente, c’erano luci e paillettes, musica e teatro... anche l’inchiesta, cioè poter raccontare in un giorno molto particolare tutto quello che poteva avere una chiave di lettura per dare riflessione. Era una sfida molto complessa che insieme a chi lavora con me (perché non si lavora mai da soli, un successo è sempre figlio di un lavoro di gruppo) abbiamo intrapreso e, lentamente, abbiamo portato a compimento. Oggi, fare 4 milioni, oltre il 20% di share è un obiettivo che pochi fanno. Era una sfida l’idea di poter cambiare un po’ questi palinsesti chiusi alla dialettica, all’informazione in certi orari”.

Ogni singolo giorno regala una lezione speciale. Puoi parlarci di un momento speciale della tua carriera, che ti ha colpito e regalato un insegnamento importante nella vita?

Ogni giorno hai emozioni facendo questo lavoro, però, è innegabile che ci sono delle tappe in un percorso di vita, che non puoi dimenticare. Per me, rimarrà sempre una mattina prestissimo quando fui l’unico ad intervistare Andreotti che aveva avuto l’avviso di concorso in associazione mafiosa. Fu l’unica intervista che rilasciò per giorni e giorni. Fui bravo a ‘piazzarmi’ sotto casa, a crederci ed a prenderlo. Quelli sono ricordi che rimarranno sempre, come quando ho presentato il Papa, in mondovisione, davanti a 300 mila ragazzi, oppure, ogni volta che intervisti un premier, un importante esponente della politica, sono sempre scontri intensi, dialettici, interessanti. Sono elementi che fai tuoi, che tieni per te, ma molti belli ed emozionanti”.

Hai condotto il Galà “Andrea Bocelli – il mio cinema”. Cosa si prova nel condurre un programma con una grande stella della musica come Bocelli?

Mi è rimasta impressa la grande disponibilità di Andrea, con cui ho un rapporto da molti anni, che mi ha permesso di portarlo in Tv davanti a 5 milioni di telespettatori. Un grande successo, trionfo della serata. E anche, poi, il percorso che ho continuato a fare, con le serate di Mogol e Zucchero, cioè la convinzione che si possa raccontare la musica in un modo diverso rispetto a quello cui siamo abituati, normalmente. Per me, la musica è anche storia, andare al di là delle canzoni, c’è sempre un racconto, un’aneddotica molto interessante. Lavorare con i più grandi, certo, è sempre un’emozione. Aver vicino Bocelli, Sophia Loren rimane uno di quei momenti alti della Tv, importante”.

Quale messaggio vorresti dare ai lettori di “FiloDirettoNews”?

Dico sempre che le parole vanno sempre soppesate, hanno sempre un valore, anche una sfumatura, una virgola può far cambiare idea in certe situazioni. Bisogna imparare ad avere un linguaggio attento a non suscitare tensioni ulteriori in chi ascolta. Aver sempre rispetto della parola, sapendo che sei ascoltato da milioni di persone. Non può esserci una libertà dell’uso della parola, deve sempre dipendere da un cervello che manovra le parole, per questo dico sempre: Attenti a come si usano le parole, ponderarle una volta in più non è mai sbagliato”.


 


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