L’INTERVISTA
Una chiacchierata nel “backstage” del Liceo “Seguenza” con la preside Maria Rosaria Mangano
di Maria Schillaci
 Martedì 12 luglio,
prima della Donazione del Busto di Umberto I al Forte “Cavalli”, prevista nell’Aula
Magna del Liceo Seguenza, ho avuto la possibilità, grazie alla gentilezza della
preside Maria Rosaria Mangano, del prof. Enzo Caruso, addetto alle comunicazioni
del liceo, di poter incontrare, appunto, la stessa preside dell’Istituto e
farle un’intervista. In quei minuti, è emersa la personalità gentile, molto
simpatica, saggia della dott.ssa Mangano, e cosa meravigliosa, il suo essere
dalla parte dei ragazzi, del liceo e non solo, mirando alla loro crescita non
solo intellettuale, ma soprattutto, umana. È stato un piccolo “viaggio” dentro
il cuore di una preside, che sta per andare in pensione ed ha lavorato tanto,
con impegno, forza, determinazione, simpatia, creando uno splendido legame con
il corpo docente, con i ragazzi... e quando si lavora così, si raccolgono
sempre i frutti migliori. Andiamo a scoprire cosa ci ha raccontato.
Gentile dott.ssa, può raccontarci cosa ha provato
nel momento in cui è diventata preside? Era per lei un sogno?
Son passati
talmente tanti anni, sono preside da 24 anni, non ricordo molto bene. Certo,
ero molto contenta, perché avevo raggiunto un obiettivo, per il quale avevo
lavorato.
Può parlarci degli obiettivi, dei desideri, pensati
per il suo “Liceo Seguenza” e di come li ha raggiunti?
Mi sono posta
diversi obiettivi, nei primi mesi in cui sono stata al “Seguenza”. All’inizio
bisogna conoscere una scuola, vedere quali sono i bisogni di quest’ultima. Una
delle cose che ho affrontato, che può sembrare banale è il problema dei locali,
“tormentone” della nostra scuola, perché sono risultati insufficienti, mal
tenuti. Quindi il miglioramento dell’ambiente, l’acquisto di materiale
didattico, laboratori che abbiamo fatto in notevole quantità in questi anni e
anche problemi della sicurezza. La prima cosa è stata di natura
logistico-ambientale. Naturalmente, mi sono preoccupata anche dell’aspetto
didattico, per cui noi, da diversi anni, lavoriamo per competenze, dell’apertura
di nuovi indirizzi per rispondere alle esigenze di una società che cambia e che
vuole offrire nuove opportunità ai ragazzi, tra cui il liceo artistico, uno dei
nuovi indirizzi insieme al linguistico e alle scienze applicate. L’artistico è
una novità, sono cinque in tutta Italia, oltre a quello di Roma. È un artistico
particolare, multimediale, perché legato alla fotografia ed al cinema.
Conseguentemente, ci si confronta anche con il territorio, le aziende, enti
culturali... poiché queste cose non si realizzano da sole, bisogna relazionarsi
con le istituzioni, università ecc.
Come è nata l’idea della realizzazione del busto di
Umberto I, dono dei ragazzi del Liceo, per il Museo Storico di Forte “Cavalli”?
Il prof. Caruso,
insegnante del nostro liceo, cultore di studi storici, è anche direttore del
Forte. Dalla programmazione che si fa a scuola, è nata questa specie di
accordo, di idea tra lui ed il prof. Dieni, che l’anno scorso era insegnante di
materie classiche della scuola, cioè la scultura: fare qualcosa per il Forte “Cavalli”,
però, facendo nascere l’idea dall’attività didattica, dai ragazzi, ed in
particolare, dal professore. Gran parte del lavoro è fatto da lui e lo ha
completato, tornando appositamente a scuola, per concluderlo. È stata , quindi,
anche un’idea di collaborazione con enti culturali come il Museo ed insegna
,visivamente, un pezzo di storia.
Può raccontarci un ricordo dei suoi anni come
preside, cui è particolarmente legata?
Ce ne sono
tanti. Le racconto l’ultimo. Giorni fa, ho fatto una piccola festicciola qui,
di pensionamento, ovviamente, mi hanno fatto dei regalini. Forse, il regalo più
bello è stato un video che mi hanno mandato i miei ragazzi, un gruppo di “mascalzoni”
( c’è stata una risata generale, dopo questo simpatico aggettivo detto con
affetto dalla preside!) che studia a Milano. Loro hanno saputo del
pensionamento e mi hanno mandato questo video in cui mi dicevano delle cose
nostre, perché avevano combinato delle marachelle. Erano un gruppo di cinque-sei
alunni, tra cui la Miss Italia, Giulia Arena, che era una nostra alunna “discola”,
un “capo-popolo” qui. Questa cosa mi ha fatto molto piacere perché significa
che il legame che si è stabilito in questi anni, aveva senso, insomma, non era
strumentale.
Può dare un messaggio a tutti i lettori di “FiloDirettoNews”?
Non saprei, non
sono un guru. Forse, un messaggio potrei darlo ai ragazzi, che sono, spesso,
disorientati, scoraggiati, gli consiglierei lo studio ed il lavoro, checché se
ne dica, “paga”. Quindi, di essere sempre pronti ad impegnarsi, a mettersi in
gioco. Questo mi sentirei di dirlo. Crearsi delle basi culturali, è importante,
in tutti gli ambiti.
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