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 venerdì 13 maggio 2016

CINE-RACCONTO

“Bellissime”, omaggio alle donne

di Tiziana Santoro


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L’iniziativa “Cine ME” fortemente voluta da FIDAPA Capo Peloro in collaborazione col Comune di Messina dedica 3 incontri alla figura femminile del Novecento. Dopo il successo d’esordio presso il salone delle Bandiere lo scorso 5 maggio, la celebrazione prosegue anche il 13 e il 23 corrente mese, fuor di retorica e luoghi comuni. Filo conduttore che animerà il dibattito nei prossimi incontri è il cine-documentario della giornalista e regista Giovanna Gagliardo. L’opera, presentata per la prima volta nel 2004, in occasione della mostra internazionale di Venezia, è intitolata “Bellissime” ed è un serio lavoro di documentazione giornalistica e cinematografica, che si avvale delle testimonianze dell’Istituto Luce (custodite presso la Cineteca Rai) e che restituisce ai cineamatori un racconto del secolo trascorso, visto attraverso il volto e le azioni delle donne. La prima proiezione è prevista dal programma “Il ‘900 dalla parte di Lei” che ritrae la donna italiana nel suo “divenire storico”. La Gagliardo rifiuta l’ottica femminista e fotografa un percorso di emancipazione della donna italiana attraverso immagini-documento, che si snoda dalla tradizionale figura dell’angelo del focolare sino alle lotte per le rivendicazioni politiche e per l’equiparazione salariale.

Grande attenzione è riservata ai fenomeni di costume: moda, canzoni popolari, arte e cinema. Le voci narranti di Aurora Cacciara e della stessa Gagliardo ripercorrono le lotte intraprese dalle suffragette, gli articoli scritti su La Critica Sociale da Anna Kulisnoff in prima linea per le rivendicazioni dei diritti al voto e al lavoro. Non mancano i volti di donne comuni che scendono in piazza e si rendono “visibili” ad una società che deve essere ancora educata all’ascolto. Tuttavia la Gagliardo non tralascia di omaggiare la bellezza delle donne attraverso i volti del cinema più rappresentativi del secolo: Silvana Mangano, Monica Vitti e Anna Magnani. Gli incontri previsti nelle date del 13 e del 23 “Dal 1960 ad oggi dalla parte di Lei” ritraggono la donna italiana a partire dalla seconda metà del ‘900 per avvicinarla o contrapporla alla donna contemporanea. Cambiano i modi, cambiano i tempi e il costume, ma prosegue la lotta per maggiori rivendicazioni e – nonostante i mutati canoni – la bellezza delle donne si afferma ancora come “valore incontrastato” nelle sue molteplici forme. Le “voci della bellezza”, questa volta, sono quelle di Tina Anselmi partigiana e militante in politica, nonché quella di Barbara Contini che ha rivestito numerosi incarichi parlamentari ed è attualmente a capo dell’amministrazione civile del governatorato di Dhi Qar in Iraq. A seguire il dibattito: nel ruolo di moderatrice si districherà Dominga Arcudi, sono previsti gli interventi delle giornaliste Gisella Cicciò, Rosaria Brancato e Nadia Maio.

Parlare di “Bellissime” ci impone una riflessione su quell’idea di bellezza che, troppo spesso, i cliché massmediatici dettano. Ancora oggi, a contrastarli è Anna Magnani, volto carismatico del ‘900, che non nascondeva le rughe col trucco perché attraverso gli anni, l’esperienza e la vita aveva capito che amare se stessi era l’unica formula di bellezza che faceva bene al cuore, meglio se condita con un pò di autoironia: “Ce metti una vita a piacerti e poi arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci, che te piaci perché sei tu e perché per piacerti c’hai messo nà vita intera: la tua. ( … ) ce metti nà vita per contà i difetti e riderce sopra, perché o’ belli, perché so’ i tuoi. Perché senza tutti quei difetti e chi saresti? Nessuno. Qualche volta me so’ guardata allo specchio e me so’ vista brutta, terrificante: co stò nasone, co sti zigomi e tutto il resto. E quando la gente me diceva pe’ strada: “Bella Anna! Anvedi quanto sei bona!” Io non capivo e tra me e me pensavo: “Bella de che?” Eppure dopo tanti anni li ho capiti. C’ho messo una vita intera per piacermi e adesso quando sento di’: “Bella Annì! Quanto sei bona!” ce rido sopra come una matta e lo dico forte, senza vergogna, ad alta voce: “Anvedi a stò cecato!”.


 


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