MISTERI DELLA FEDE
Teresa Neumann, la mistica che per 36 anni si nutrì soltanto dell’Ostia consacrata
di Alfonso Saya
All’inizio della
Seconda Guerra Mondiale, a tutti i tedeschi, fu distribuita una tessera
annonaria, tranne a Teresa Neumann, che non aveva bisogno, perchè si nutriva
soltanto dell’Ostia consacrata che per lei era cibo e bevanda. Per ben 36 anni,
sino alla morte, oltre a vivere senza mangiare, soffriva e riviveva, nelle sue
carni, la Passione di Cristo, specialmente nel periodo Pasquale. “Entrava”,
letteralmente nei racconti evangelici della Settimana Santa che iniziano dall’Ultima
Cena. Le fu concessa solo una doppia razione di sapone che le serviva per
lavare la biancheria inzuppata di sangue che le fuoriusciva dalle stimmate, cioè
dalle ferite del Crocifisso. “In tempo reale”, accompagnava Gesù sino alla
morte nel venerdì Santo, sanguinando abbondantemente dalle ferite e versando
sangue dagli occhi. Ripeteva ad alta voce, conoscendo lei solo il dialetto
bavarese, testimoni innumerevoli specialisti di lingue antiche che stavano
seduti al suo capezzale, sbalorditi, i lunghi dialoghi che sentiva in aramaico
e greco antico.
Dall’ “Ora nona”, cioè dalle 15 del venerdì Santo, l’ora della
morte di Gesù, dopo aver rivissuto tutta la Passione di Cristo, cadeva in un
sonno profondo da cui si risvegliava gioiosa, con le stimmate rinchiuse e il corpo
fresco, il mattino della domenica, rivivendo la Resurrezione. Da quando
ricevette dal Signore “i Sacri suoi Sigilli”, cioè le sue “gloriose” ferite,
per 36 anni, ripeto, sino alla morte, non mangiò, nè bevve più nulla assumendo
soltanto, ogni mattina alle 6, l’Ostia della Comunione. Volevano, gli scettici,
smascherarla come simulatrice ma non ci riuscirono, anzi tanti medici scettici,
che andavano da lei per controllarla entravano nella sua stanzetta increduli ed
uscivano credenti, convertiti di fronte alla misteriosa, enigmatica verità. Fu,
addirittura, costituita una commissioni di sanitari e di 4 suore giurate che, a
turno, per settimane, la tenevano sott’occhio, di giorno e di notte, non
lasciandola mai sola.
Altre commissioni “laiche” giunsero alla medesima
conclusione della commissione ecclesiastica. La grande Mistica, davvero, si
nutriva di Eucaristia, del Corpo di Cristo. Fecero la cosiddetta “prova del
nove”: per metterla alla prova, un prete le porse una particola non consacrata e
lei, offesa, la rifiutò. In lei si compì, alla lettera la Paola di Gesù: “La mia carne è davvero cibo e il mio sangue
davvero bevanda”.
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