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 lunedì 22 febbraio 2016

VIAREGGIO

Carnevale, sfilano i problemi della nostra Italia

di Tiziana Santoro


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In occasione del 143esimo anniversario del Carnevale di Viareggio i festeggiamenti goliardici che hanno avuto inizio lo scorso 7 febbraio si protrarranno sino al prossimo 5 marzo. Ben 5 vie principali ospiteranno sfilate, spettacoli e mascherate in musica; non mancheranno rappresentazioni teatrali e degustazioni gastronomiche. Gli artisti moderni, in continuità con la tradizionale costruzione dei carri in maschera, hanno messo in scena le problematiche che assalgono l’Italia nel nostro tempo. L’ispirazione è ironica e la rappresentazione grottesca. Quest’anno, più che mai, dietro le maschere si celano le paure dell’inconscio collettivo degli italiani, la crisi dei valori tradizionali della famiglia, della politica e della comunicazione alle prese con le pressioni esercitate dalla moderna era globale.

Tra i carri di prima categoria colpisce l’innovativo “Moby Duck Plastica Planet Show di Alessandro Avanzini, che denuncia l’impiego smodato della plastica a danno dell’ambiente. Il pubblico ha apprezzato anche Massimo Breschi che, con “50 sfumature di carnevale”, mette in scena un’orchestra di politicanti che suonano sempre la stessa musica senza riuscire, tuttavia, a schiodare il bel Paese dall’impasse dell’immobilismo socio-economico in cui versa. Sul carro di Lebigre e Roger, “Porca mediocrità si salvi chi può”, siede al centro Matteo Salvini che con abiti da nobile esprime l’ondata xenofoba della nuova destra europea. Simone Politi e Priscilla Borri hanno rappresentato la problematica dell’immigrazione con l’opera “Male Nostrum”, in cui è rappresentato un enorme pesce che ingoia i poveri fuggitivi. Umberto e Stefano Cinquini con la creazione “Io sono Dio” ironizzano e al tempo stesso smascherano il ruolo dei social massmediatici che esaltano l’ego del singolo facendogli perdere la reale dimensione dello stare insieme agli altri.

Luigi e Uberto Bonetti, invece, rappresentano L’uomo in Gabbia, prigioniero del sistema economico globale. Carlo Lombardi è più attento ai primati italiani e con “Work in Progress” denuncia le numerose morti avvenute sul lavoro nel nostro Paese. Il messaggio di Franco Malfatti, “In te son nato”, è tutto rivolto alla città di Viareggio e alla semplicità perduta del vivere. Anche Roberto Vannucci con “Bilderberg … l’altro volto del potere” mette in scena la crisi dei valori morali della nostra società. A dominare la scena è il carro “Barbarians” di Fabrizio Galli per l’imponenza, il pathos e l’effetto scenografico con cui ha saputo, magistralmente, denunciare l’imbarbarimento dei nostri costumi. Dalla sua intuizione geniale nasce la rappresentazione animata di un barbaro che decapita il David di Michelangelo e lascia oscillare nel vuoto la testa del simbolo di Firenze e del suo primato culturale, mentre il corpo dilaniato della statua giace steso ed inerme ai suoi piedi.

Nel corso della parata non mancano i carri di seconda categoria: Jacopo Allegrucci rappresenta in “L’Alchimista” il Presidente del Consiglio millantatore di illusioni, mentre Edoardo Gargioli con la “Bacchettona” ripropone l’antitesi tra famiglia tradizionale e famiglia moderna. Emilio Cinquini, dal canto suo, rappresenta con “L’ insostenibile leggerezza dell’essere” lo squilibrio economico globale e la ricchezza smodata dell’occidente. Luciano Tomei con “Naviga il mio profilo” mette a confronto la moda dei selfie con le opere d’arte vere e proprie. Si fanno propositivi Vania Fornaciari e Roberto De Leo che con “Il Mare in una Stanza” acclamano la creatività come valore da incentivare per superare l’immobilismo dei nostri tempi. Sia per Giampiero Ghiselli sia per Adolfo Milazzo, rispettivamente, nelle opere “Gli illuministi” e “Ci stiamo riprendendo l’ammonimento” è rivolto a tutti quei politici che si lasciano andare a dichiarazioni ottimistiche sulla ripresa economica del Paese.

Non mancano quest’anno i riferimenti letterari come nei carri di Libero Maggini “Che cosa sono le nuvole” con cui si cita Pasolini, e “La commedia dell’arte” di Giacomo Marsili in cui Dario Fo invita i politici a togliersi la maschera. Michele Canova con “L’Arsenale delle apparizioni” cita “I giganti della montagna” di Pirandello e rappresenta le paure umane, mentre Luca Bertozzi con “Un paese serio” mette in evidenza la scarsa credibilità di cui gode la nostra classe politica. In questa 143esima edizione non mancano le maschere singole con le loro coreografie, canti e musiche a far da corredo alle sfilate.


 


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